Benessere Depressione e Covid

Depressione post Covid: gli aspetti nascosti dei disturbi dell’umore

La depressione unipolare esiste? Gli aspetti nascosti dei disturbi dell’umore Il disturbo bipolare e le nuove prospettive di cura grazie alla rTMS per quella che ormai è nota come depressione post Covid.

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/08-02-2021/depressione-unipolare-gli-aspetti-nascosti-dei-disturbi-dell-umore-500.jpg Depressione unipolare: Gli aspetti nascosti dei disturbi dell’umore


Il disturbo bipolare e le nuove prospettive di cura grazie alla rTMS
 I disturbi dell'umore ed euforia sono i componenti affettivi fondamentali dei disturbi dell’umore. Se si alternano momenti di depressione e di euforia si parla di “disturbo bipolare”. Se si presenta solo un abbassamento del tono dell’umore si parla di “depressione unipolare”.
La depressione unipolare, definita anche maggiore, è il disturbo dell’umore, ad oggi, più diffuso tra la popolazione adulta: coinvolge, principalmente (ma non unicamente), persone tra i 25 e i 45 anni.

La depressione Unipolare e depressione post Covid
La depressione unipolare si può manifestare a diversi livelli di intensità. La forma più intensa è denominata “depressione maggiore” e può manifestarsi con diversi livelli di severità. Le forme gravi sono caratterizzate da un numero più elevato di sintomi, una maggiore intensità e durata nel tempo della sintomatologia ed una maggiore compromissione delle attività quotidiane. Si tratta di uno dei disturbi psicologici più diffusi tra la popolazione e può colpire indipendentemente dall’età, dal sesso, dal livello culturale e dallo status socioeconomico. Si manifesta nel 25% delle donne e nel 12% degli uomini.

Chi ha avuto già un episodio di depressione ha maggiori probabilità che si ripresentino altri episodi depressivi.
Il disturbo viene considerato tale quando si protrae per almeno due settimane, durante le quali si manifestino alcuni, specifici, sintomi. Il primo, importante segnale è l’umore depresso: la persona si sente triste, senza speranza, priva di energia. Inoltre, si presenta la perdita di interesse per quasi tutte le attività svolte, anche quelle che, in precedenza, venivano apprezzate. Vi è un drastico calo della libido. Irritabilità, affaticamento, disturbi del sonno, difficoltà nel concentrarsi, significative variazioni del peso corporeo e pensieri di morte, legati anche a idee suicide, completano il quadro. Dato il tipo di sintomi, è molto comune pensare che la depressione unipolare sia legata al genere di vita condotta oggi.

In realtà, si tratta di un male antico, di cui fa menzione già Ippocrate, padre della medicina. Nel corso della storia, tali studi sono stati ampliati, approfonditi e arricchiti. Purtroppo, però, nonostante le maggiori conoscenze, si tende a sottovalutare la “doppia faccia” che questi disturbi presentano. Un paziente affetto da depressione unipolare, infatti, non presenterà solo episodi depressivi, ma anche fasi ipomaniacali, così come può accadere nel bipolarismo.

Depressione post Covid: le cause del disturbo
Alla base del disturbo vi sarebbero diversi fattori di tipo biologico, ambientale e psicologico. Alcuni studi hanno dimostrato che vi è una componente genetica (fattori biologici) che può favorire o meno lo sviluppo di un quadro depressivo, ma che sola non spiega lo sviluppo della patologia. I fattori ambientali possono influenzare lo sviluppo di un quadro depressivo: l’educazione ricevuta, gli eventi vissuti (esperienze familiari, scolastiche e amicali). Esperienze precoci negative possono facilitare lo sviluppo di una vulnerabilità acquisita alla depressione. I sintomi depressivi possono derivare anche da esperienze frustranti transitorie o da condizioni di vita continuativamente sfavorevoli.
Il modo in cui la persona interpreta gli eventi e mobilita le risorse per far fronte ad essi (fattori psicologici) riveste un ruolo cruciale: le cause elencate non portano necessariamente alla depressione.

Bipolarismo e alterazione dell’umore
Il disturbo bipolare colpisce, principalmente, persone tra i 20 e i 30 anni, ma non è un’indicazione precisa: questo problema, infatti può insorgere a qualsiasi età. Presenta fasi depressive alternate a fasi maniacali o ipomaniacali. Generalmente, le fasi depressive si protraggono per un periodo che va da qualche settimana a qualche mese, mentre le fasi maniacali o ipomaniacali durano, in media, uno o due settimane. Il passaggio tra l’una e l’altra fase può essere intervallato da periodi di normalità.
I sintomi depressivi sono gli stessi della depressione unipolare, mentre i periodi maniacali sono caratterizzati da grande energia, che sfocia in una parlantina spesso eccessiva, agitazione, avvio di progetti eccessivi, ipersessualità, difficoltà di attenzione, rapido cambio di opinione. Ci sono, anche, casi, in cui la fase ipomaniacale viene caratterizzata da umore disforico, aggressività, irritabilità. Spesso, per la cura, vengono impiegati gli antidepressivi: purtroppo, la terapia farmacologica può cronicizzare il problema, accentuando le fasi maniacali e ipomaniacali.

Depressione e ipomania, dua facce della stessa medaglia
Distinguere i diversi tipi di depressione, dunque, non è affatto semplice, né immediato.
Anche nella depressione unipolare, così come nel disturbo bipolare, vi è un alternarsi di episodi depressivi e ipomaniacali, durante i quali il paziente è pieno di energie, ipersessuale, fa spese eccessive, irritabile, ha bisogno di poche ore di sonno, mangia poco...insomma, si sente bene. In questi frangenti, di certo non si rivolge al proprio medico, anzi, può scambiare tale condizione per un miglioramento della propria condizione.
Sono, quindi, necessarie, grandi attenzione e sensibilità da parte del medico curante, dello psicoterapeuta o dello psichiatra, per registrare le differenze dei vari disturbi e impiegare la corretta terapia: somministrare antidepressivi, per esempio, può essere utile per trattare la depressione unipolare, ma controproducente per il disturbo bipolare.

Psicofarmaci: una terapia non sempre valida
Nei casi di disturbi dell’umore gravi, spesso vengono impiegati gli antidepressivi, considerati unica terapia capace di donare sollievo ai pazienti. Eppure, la percentuale di efficacia si attesta attorno al 60%: non così elevata, quindi.
Non solo: gli psicofarmaci non sono indicati per trattare tutti i tipi di depressione.
Nel caso di pazienti depressi molto agitati o affetti da disturbo bipolare, la terapia farmacologica è controindicata, sia perché può destabilizzare il paziente, sia perché può cronicizzare il disturbo.
Non sono adatti neppure in gravidanza e durante l’allattamento, periodi durante i quali non è raro che una donna incorra in disturbi dell’umore.

In ultimo, gli effetti indesiderati che gli psicofarmaci causano sono piuttosto importanti.
Il calo della libido, ad esempio: in un panorama in cui si cerca di migliorare la qualità della propria vita, perdere il piacere di vivere la propria sessualità è difficile da accettare, considerando anche il fatto che la terapia deve durare almeno uno o due anni.
Quando si somministrano antidepressivi, si riscontra anche un aumento di peso; l’effetto risulta tanto più negativo quando si stanno trattando persone affette da disturbi alimentari. Controindicato anche in caso di pazienti con disturbi metabolici e diabetici. Dunque, si dovrebbe ricorrere agli psicofarmaci solo in casi di reale necessità e sotto stretto controllo medico. Purtroppo, questo non è così semplice come sembra: l’emergenza sanitaria in atto, infatti, limita le occasioni di incontro, anche con il terapeuta.
rTMS, un valido aiuto nel trattamento dei disturbi dell’umore
Negli ultimi anni, fortunatamente, sono state proposte delle alternative al trattamento farmacologico della depressione. Innovativa ed estremamente efficace è la rTMS (Stimolazione cerebrale magnetica ripetitiva), terapia non invasiva e con un’elevata percentuale di successo.
Questa tecnica si basa sul principio dell’induzione elettromagnetica: una serie di stimoli magnetici, che si convertono in elettrici solo a contatto con la corteccia cerebrale, inducono una modificazione dell’eccitabilità cerebrale di una zona specifica, inibendola o stimolandola, a seconda della necessità e favorendo una rinnovata plasticità neuronale.
Approvata dalla Food and Drug Administration, questa tecnica si è dimostrata eccellente nel trattamento della depressione e del disturbo ossessivo compulsivo (DOC) nonché della dipendenze da sostanze, del disturbo post traumatico da stress (PTSD), dei disturbi comportamentali, alimentari, cognitivi.
Non invasiva, né dolorosa, la terapia non richiede degenza, né la somministrazione di anestesia: il paziente resta vigile per tutta la durata della seduta.
Eccellente la percentuale di successo, che si attesta attorno all’80%. Incoraggianti anche i risultati ottenuti su pazienti farmacoresistenti, che rispondono positivamente nel 70% dei casi.
Uno degli aspetti più positivi di questa tecnica, inoltre, è che ha pochissime controindicazioni, a differenza degli psicofarmaci: l’applicazione, infatti, è sconsigliata solo ai pazienti epilettici e a coloro che hanno protesi metalliche in testa (non creano problemi, invece, gli impianti dentali).

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In Italia, sono pochi i centri che effettuano questo trattamento: uno di questi è Brain Stimulation Italia, che opera presso il Poliambulatorio PTC.
Un team multi specialistico costituito da neurologi, psichiatri, fisiatri, fisioterapisti segue ogni paziente durante tutto il percorso terapeutico, realizzato seguendo le reali necessità personali.
Il trattamento prevede, in ambulatorio, 20 sessioni di 20 minuti ciascuna, effettuate nell’arco di un mese.
Brain Stimulation Italia si impegna costantemente per offrire ai pazienti una soluzione efficace e definita, proponendosi di aiutarli a migliorare la propria qualità della vita, sempre nel massimo rispetto della privacy.


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