I benefici del digiuno intermittente sembrano essere molteplici, dalla regolazione della glicemia alla forma fisica, il corpo migliora nella sua totalità. Scopriamoli insieme
Che cos’è il digiuno intermittente?
Le pratiche che prevedono l'astinenza dal cibo si trovano in ogni cultura fin da tempi molto antichi.
Il digiuno può essere infatti visto come espressione di un alto grado di autocontrollo: manifestandosi nella capacità che una persona ha di tenere sotto controllo la fame, rappresenta la misura della sua forza di volontà su uno degli istinti più primordiali dell’uomo. Il digiuno intermittente è una pratica dimagrante, ultimamente ampiamente diffusa. Fermo restando, che rimane necessaria la consultazione di un medico competente per qualsiasi tipo di dieta, ecco in cosa consiste tale regime.
Dimagrire con il digiuno intermittente: i benefici e metodi di esecuzione
Il nucleo concettuale del digiuno intermittente, risiede nel creare un lasso temporale in cui non si assume alcun tipo di alimento, in modo da avere un’importante ripercussione sul bilancio calorico complessivo e sul metabolismo ormonale.
In tali condizioni di faticosissima astinenza alimentare, si associano un totale appiattimento dei livelli insulinemici e l’incremento dell’ormone IGF-1 o somatomedina. Quest’ultima a differenza dell’ insulina, favorisce la lipolisi, funzione necessaria al dimagrimento.
Da sempre, inoltre, i body builder, periodizzano dieta e allenamento, svolgendo separatamente prima una poi l’altro.
Questo perchè il digiuno intermittente favorisce un miglioramento della composizione corporea su due livelli: l’aumento della massa muscolare e il dimagrimento stesso.
Digiuno intermittente, come funziona la dieta a intervalli?
La dieta del digiuno, conosciuta anche come dieta “mima digiuno”, prevede l’assunzione controllata di proteine, carboidrati e grassi, con una riduzione totale calorica tra il 34 e il 54 per cento, rispetto all’apporto tradizionale. Si possono distinguere due tipi di sottoinsiemi di tale dieta: la dieta 5:2 prevede che per cinque giorni settimanali si possa ingerire qualsiasi alimento senza eccezioni e per 2 giorni (non consecutivi tra loro) assumere esclusivamente 500 o 600 chilocalorie, ovvero un quarto dell’approvvigionamento abituale.
Ulteriore schema può essere il 16:8 che consiste nel digiunare per 16 ore mangiando poi nelle rimanenti 8. È consigliato seguire tale regime per 3 massimo 5 giorni. Prima dell’inizio della giornata e dopo l’ultimo pasto, viene evitato anche il più piccolo spuntino, in modo da abituare l’organismo a vivere e a lavorare in condizioni di riduzione della sazietà.
I benefici di tale restrizione calorica, sono sintetizzati da Rafael de Cabo, del laboratorio di gerontologia traslazionale del National Institute of Aging di Baltimora e Mark Mattson, del dipartimento di neuroscienze della Johns Hopkins University. Entrambi affermano che le diete a digiuno intermittente migliorano lo stato di salute delle cellule, grazie all’esaurimento delle riserve di glucosio e al conseguente ricorso al grasso, come fonte energetica.
In tal modo, si migliora la regolazione della glicemia e si riduce la risposta infiammatoria dell’organismo. Si evince inoltre che il digiuno intermittente ha anche ridotto la pressione sanguigna, i livelli di lipidi nel sangue e la frequenza cardiaca.