Scicli - Nel ‘500, a Donnalucata, esisteva una torre di avvistamento che difendeva il litorale dalle razzie dei Turchi ottomani. Per molto tempo si è pensato che questa torre fosse quella di contrada Dammusi. Nel 2014, però, l’archeologo Saverio Scerra avanzò dei dubbi su questa identificazione. Oggi, alcuni documenti poco noti della fine del ‘500 sembrano confermare questi dubbi, fornendo delle indicazioni preziose per individuare il luogo dove sorgeva l’antica torre di Donnalucata.
Camiliani e Fieschi: i disegni e le descrizioni del 1583-1584
I primi a segnalare la presenza di una torre a «Donna locata» furono l’«ingegnero» Camillo Camiliani e il «capitano» Giovan Battista Fieschi, durante una ricognizione fatta nel 1583-84 per ordine del viceré. Camiliani, arrivato a Donnalucata, osservava innanzitutto la fonte d’acqua dolce «detto oggi Donna locata e saracinamente detto Cailumata, copiosissimo d’acqua» (la famosa Fonte delle ore). La sorgente spesso si mescolava col mare, ed era di tanta abbondanza che vi avrebbero potuto fare scorta di acqua («fare l’acquata») ben dieci galee (e si pensi che ogni galea poteva contare centinaia di uomini). Oggi, quel che resta di questa fonte dovrebbe trovarsi nell’area del circolo velico, di fronte all’albergo Zafran (e non, come molti pensano, nella spiaggia di Micenci).
Camiliani poi annotava: «A fronte del quale [fonte], fra terra un tiro di scopetta, c’è fabbricata una torre con alcune stanze sopra un rilievo di un colle, qual signoreggia tutta quella marina». Questa torre, distante dalla spiaggia «un tiro di scopetta» (quindi all’incirca 300 metri), apparteneva a «Francesco Rizzo, sciclitano». A questa descrizione Camiliani allegava anche un disegno, che qui riproduciamo (foto di copertina).
Ancora più dettagliata era la descrizione fornita da Fieschi. Questi, infatti, accennando alla torre collocata in alto, ci informava che essa apparteneva a «Francesco de Rizzi La Pegna» e che, inoltre, era in contatto visivo con la Fonte delle ore e, verso l’interno del territorio, con la torre dell’eremo delle Milizie e, da lì ancora, con il Convento della Croce a Scicli.
Effettivamente, guardando attentamente il disegno di Camiliani, possiamo notare in basso a destra la fonte, in alto a sinistra l’alta torre delle Milizie con accanto la chiesa (così come era prima della ricostruzione settecentesca) e in alto a destra, in successione, la Chiesa di San Matteo, il Castello dei Tre Cantoni con la sua alta torre triangolare e il convento della Croce.
Queste informazioni risultano preziosissime. Il disegno di Camiliani non solo ci dà un’idea dell’antica torre di avvistamento di Donnalucata, ma ci offre anche l’immagine di quello che era l’eremo delle Milizie prima del terremoto del 1693. Le descrizioni, poi, ci fanno capire che esisteva un sistema di comunicazione visiva tra la «Fonte delle ore», la torre di Donnalucata, l’eremo delle Milizie, il Convento della Croce e, quindi, il castello e la città di Scicli.
In effetti, diverso tempo fa, grazie alla disponibilità di don Ignazio La China, abbiamo avuto la possibilità di salire sulla torre delle Milizie e, dall’alto dei suoi oltre 15 metri di altezza, abbiamo potuto osservare Donnalucata con il suo litorale e, dall’altro lato, i già citati monumenti sui vertici delle colline di Scicli (vd. foto in basso).
Il Convento delle Milizie di Donnalucata guarda al Convento della Croce di Scicli. Foto Paolo Militello.
La torre dei Penna, dei Miccichè, dei Gesuiti e… di nuovo dei Penna
Quando venne costruita questa torre, non è dato saperlo ancora con certezza. Quasi certamente, però, possiamo datarla al Cinquecento. Anzi, dato che l’architetto Tiburzio Spannocchi, nella sua relazione del 1575-1578, non ricorda la presenza di torri a Donnalucata, allora il fortilizio potrebbe essere stato costruito nei 15 anni che intercorrono fra la relazione di Spannocchi (1578) e quelle di Camiliani e Fieschi (1584).
Sul proprietario, invece, a questo punto non ci sono dubbi, anche perché una conferma ci viene da una dichiarazione fatta dal nobile Francesco Pegna Erizzi (nipote di Francesco Pegna, o la Pegna, Capitano d’Armi e Castellano di Scicli, che a inizio ‘500 aveva sposato Margherita Arezzo, da cui il doppio cognome Pegna Erizzi). Nel Rivelo del 1584, infatti, Francesco Pegna Erizzi dichiarava di possedere a «Donalocata» «una torre con due case».
Nelle Memorie ottocentesche del canonico Giovanni Pacetto (trascritte a cura di don Antonio Sparacino) leggiamo poi che la torre e il caseggiato furono venduti al nobile Giuseppe Miccichè il quale nel 1631, alla sua morte, li lasciò ai Gesuiti (p. 70). Nel testamento di Miccichè (gentilmente fornitomi da Francesco Pellegrino) risulta infatti donata all’ordine gesuitico anche una «possessione» a «Donna locata» comprendente tra l’altro una «turri palazzi» (quindi una torre-palazzo) e una «Cappella».
L’insieme di questi caseggiati prese il nome di «Casina di Donnalucata» («Casina Miccichè»). Qui, tra l’altro, vi era un’«antica Loggetta di elegante costruzione soprastante al Porticale del cortile, di forma ottagona ed aperta nei quattro lati con una volta a sesto acuto, e tutta fabbricata d’intaglio arenaro»: loggetta che, purtroppo, ai tempi di Pacetto già non esisteva più, essendo stata «barbaramente demolita» (p. 277). Molti di questi edifici vennero poi dai Gesuiti trasformati in empori destinato a raccogliere le non poche derrate e il copioso vino che proveniva dall’esteso vigneto.
Ai tempi del Pacetto (all’incirca nel 1870) a questo vasto caseggiato con emporio venne aggregata una piccola chiesetta dedicata al mistero dell’Assunzione di Maria: l’unica chiesetta, prima della costruzione della nuova chiesa di S. Caterina da Siena.
E la nostra torre? Nel 1870 circa risultava ancora in piedi, ma il proprietario era cambiato. I Penna se l’erano ricomprata dai Gesuiti, dopo la loro espulsione nel 1767, e nell’Ottocento ne era proprietario Don Antonio Penna Grimaldi.
Donnalucata, foto aerea di Luigi Nifosì.
Conclusioni
Da quel momento in poi non si hanno più notizie certe della torre di Donnalucata, ed oggi non abbiamo certezza su dove fosse ubicata. Dai sopralluoghi che abbiamo fatto, e dalle osservazioni effettuate dal mare da Roberto Vernuccio (che ringraziamo), possiamo però formulare un’ipotesi. Secondo noi quel che resta della torre potrebbe trovarsi nell’area compresa tra il vecchio mercato ortofrutticolo e la stazione dei Carabinieri. Quel che è certo è che questa torre comunicava con la Fonte delle ore e con la torre delle Milizie, e che si trovava accanto a quella che, per molto tempo, fu la prima chiesa di Donnalucata.
Piccoli indizi, che però gettano nuova luce sulla storia di Donnalucata e della sua torre scomparsa.
*Paolo Militello è professore associato di Storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università degli Studi di Catania.
Nella foto di copertina,
Camillo Camiliani, Torre di Donnalucata, 1583-1584, particolare (da Marina Scarlata, L’opera di Camillo Camiliani, Roma 1993).