Roma - Il regista Paolo Taviani, 92 anni, è morto oggi, attorno alle 18, a Roma nella clinica villa Pia. Il decesso dopo una breve malattia. È morto vicino alla moglie Lina Nerli Taviani e ai figli Ermanno e Valentina. Lunedì 4 marzo si terrà la cerimonia laica funebre alla Promototeca del Campidoglio dalle 10 alle 13.
Paolo Taviani, chi era
Nel 2012 ha ricevuto il premio come miglior regia al David di Donatello per il film Cesare deve morire. Dal 1978 al 2012 aveva vinto 10 premi: David di Donatello (1978, 1983, 1985, 1989, 2012), Festival di Venezia (1986), Nastri d'Argento (1978, 1983, 1985).
I fratelli Taviani, coppia perfetta
Per oltre cinquant’anni i fratelli Taviani - Paolo il maggiore dei due, e Vittorio, scomparso nel 2018 - hanno lavorato assieme in perfetta armonia: al punto che non potresti distinguere le scene girate dall’uno da quelle dirette dall’altro né parlare di ciascuno di loro separatamente. In mezzo secolo di attività, il loro cinema ha registrato sotto varie forme i vistosi cambiamenti culturali che si succedevano in Italia. Autori completi, fino dalla scelta dei soggetti e dal lavoro di sceneggiatura, i Taviani hanno tuttavia spaziato con uguale passione tra i generi cinematografici: dall’attualità alla Storia (spesso usata in funzione metaforica), alla letteratura.
Formati in un cineclub a Pisa, esordirono con alcuni documentari tra i più importanti dell’immediato dopoguerra, tra cui San Miniato luglio ‘44, alla cui sceneggiatura contribuì Cesare Zavattini. Nel 1960 co-diressero col maestro del cinema documentario Joris Ivens L’Italia non è un paese povero, prodotto dalla televisione italiana.
Le loro prime esperienze nel cinema narrativo risentono della lezione del neorealismo, all’epoca ancora sensibile: diretto a tre mani con Valentino Orsini e interpretato da Gian Maria Volonté, Un uomo da bruciare (1962) era liberamente ispirato alla vicenda del sindacalista Salvatore Carnevale, vittima di mafia. L’attualità sociopolitica li coinvolge durante il decennio, quando realizzano I fuorilegge del matrimonio, sul tema del “piccolo divorzio”, e I sovversivi (1967), dove si respira il clima delle rivolta sessantottine. Risente della stessa aria Sotto il segno dello scorpione, parabola a-temporale che evoca Pasolini e Godard; non uno dei loro film migliori, ma che li fa notare dalla critica internazionale.
Con i successivi San Michele aveva un gallo (1972), libero adattamento di un racconto di Tolstoj, e Allonsanfàn (1974), i Taviani sposano da tematica della rivoluzione con la letteratura e con la Storia; ma è Padre padrone (1977), tratto dal romanzo di Gavino Ledda, che apre loro le porte della fama internazionale vincendo la Palma d’oro a Cannes. Premio cui fa seguito, cinque anni dopo, il Gran premio della giuria del festival francese per La notte di San Lorenzo, capolavoro che narra la strage degli abitanti di un paesino toscano per mano di tedeschi e nazisti con accenti e immagini che coniugano in modo sorprendente realismo e surrealismo.
Giunti al punto più alto della loro fama, i fratelli si dedicano a film di notevole impegno produttivo, scegliendo come interpreti star del cinema internazionale. Spesso si tratta di adattamenti degli scrittori che amano: come Kaos (1984), sei episodi tratti dalle Novelle per un anno di Luigi Pirandello; Il sole anche di notte (1990), da Tolstoj; Le affinità elettive (1996), che osa il confronto con l’omonimo romanzo di Goethe; Tu ridi (1998), ancora da Pirandello. Nel 1987, invece, non aveva avuto particolare fortuna Good Morning Babilonia, storia di due fratelli toscani emigrati in America all’epoca dei kolossal di Griffith con cui Paolo e Vittorio avevano tentato la scalata al mercato internazionale.
All’inizio del nuovo millennio, i Taviani si dedicano alla televisione, con una messa in scena di Resurrezione (premiato col San Giorgio d’oro al festival di Mosca 2002) e con Luisa Sanfelice. Anche i seguenti sono anni di adattamenti letterari: La masseria delle allodole, dal romanzo di Antonia Arslan, Maraviglioso Boccaccio, rilettura di alcune novelle boccaccesche. Ma la vera sorpresa è l’eccezionale Cesare deve morire, messa in scena della tragedia shakespeariana in stile docudrama interpretata dai detenuti del carcere di Rebibbia, che nel 2012 si aggiudica l’Orso d’oro al festival di Berlino.
Malgrado l’età avanzata, il lavoro dei fratelli non conosce tregue. Nel 2017 esce Una questione privata, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio. È l’ultimo film firmato in coppia, anche se realizzato in massima parte da Paolo a causa della malattia del fratello, che morirà pochi mesi dopo. Tuttavia il film appartiene a entrambi, nello spirito e nella scrittura come nel lavoro di regia. E lo stesso si potrebbe dire per Leonora addio, del 2022, tratto da una novella di Pirandello che Paolo ha diretto dopo la scomparsa di Vittorio ma in ideale continuità di ispirazione e di stile col loro grande lavoro in comune.