Modica - Vittoria Colonna, figlia di Marc’Antonio Colonna, sposa di Luigi III Enríquez de Cabrera, IV duca di Medina de Ríoseco, IX conte di Modica e VII di Melgar, ebbe un profondo rispetto per i Cabrera, gli antenati del marito.
Com’è noto, Luigi III era figlio di Luigi II Enríquez de Cabrera e di Anna de Mendoza.
Il padre, Luigi II, era figlio di Anna II de Cabrera, alla quale la zia Anna I aveva fatto dono della Contea di Modica, non avendo avuto figli col marito Fadrique Enríquez, almirante di Castiglia.
Il 3 marzo del 1597 Luigi III ottenne da Vittoria il sospirato erede. Il bambino nacque a Medina de Ríoseco (e non come scritto in Internet a Modica), fu battezzato il giorno della festa di san Giovanni Battista a Medina de Ríoseco e gli fu imposta una sfilza di nomi tra cui i più conosciuti furono Giovanni Alfonso.
Alla fine di dicembre dello stesso anno Luigi III faceva testamento. Con molta probabilità, data anche la sua giovane età, avrà avuto seri problemi di salute se, tre anni dopo, il 17 agosto 1600 il giovane moriva.
Il suo testamento ritenuto fino a qualche mese fa perduto è apparso tra i fondi dell’Archivio Storico dei Protocolli della Comunità di Madrid a Madrid e sta per essere pubblicato nel terzo volume sulla Sergenzia di Scicli già alle ultime correzioni.
I documenti ritrovati consentono di fare alcune precisazioni. Intanto è possibile rettificare la data certa della morte di Luigi III, il 17 agosto e non il 27 agosto come erroneamente indicato nella scheda della Real Academia de la Historia di Madrid curata da Diego Valor Bravo de Medina. In seconda battuta, il testamento smentisce categoricamente l’altra errata informazione data da Wikipedia secondo la quale il Conte Luigi III Enríquez de Cabrera sarebbe morto a Modica.
Il prezioso documento testimonia inoltre il grande afflato coniugale esistente tra Luigi e la moglie.
Sentendosi prossimo alla fine, il giovane nominava Vittoria erede incondizionata delle sue fortune e le affidava senza esitazione l’educazione della prole e l’amministrazione di tutte le sue sostanze.
Luigi lasciava tre figli: Anna, Felice e Giovanni Alfonso a quest’ultimo lasciava anche il maggiorasco e tutti i titoli.
Il giorno stesso della morte del marito (17.8.1600) Vittoria chiedeva al giudice di confermarla nella tutela dei figli e nella curatela di tutti i beni lasciati dal defunto, evitando così qualsiasi interruzione nell’amministrazione delle proprietà e dei diritti a essa legati.
Vittoria fu profondamente grata al marito per averla indicata in maniera definitiva e totalizzante come la sua vera unica e indiscutibile erede, spirituale e materiale.
Lo ricorderà al figlio nel suo testamento, chiedendogli accoratamente a più riprese di voler riposare per sempre accanto al suo sposo.
Luigi non lasciava sola la giovane moglie. Sapeva che Fortunio Arrighetti, il suo grande uomo di fiducia, teste “strumentale” nel suo testamento, la avrebbe aiutata, sapeva che altre due importanti figure le sarebbero state di enorme aiuto soprattutto nel pagamento dei molti debiti che aveva contratto, nelle varie cause che pendevano sull’eredità al momento della sua morte.
Erano due grandi siciliani, due uomini di legge, il Reggente del Consiglio d’Italia Giovan Battista Celestre, marchese di Santa Croce e il notaio Antonio Frasca, originario di Scicli, la seconda città per importanza della Contea di Modica.
A Fortunio Arrighetti Luigi III aveva fatto dono della castellania di Scicli, un vitalizio che Arrighetti aveva accettato con grande riconoscenza. Arrighetti viveva abitualmente a Palermo ma era molto presente a Modica quando la necessità lo richiedeva.
Giambattista Celestre divideva il suo tempo tra la Spagna e la Sicilia, Antonio Frasca era stabilmente domiciliato a Madrid.
La venerazione della memoria del marito fu senza dubbio alla base di un’importantissima operazione: la traslazione delle salme degli antichi Conti di Modica, voluta dalla Contessa Vittoria a sue spese e predisposta da lei personalmente. La Contessa doveva sapere che i corpi erano stati spostati altrove e che nel cappellone della chiesa di san Giorgio di Ragusa (vecchio) si trovava la sepoltura del canonico Giampiccolo. Ordinava quindi con lettera del 18 luglio 1605 un’adeguata ricollocazione delle sepolture dei Conti fornendo indicazioni precise, esigendo l’esecuzione tassativa dell’ordine e indicando momento per momento come in un film lo svolgersi della pietosa ricognizione.
“Che si levino li corpi del Conte Bernardo Gio: et di suo figlio al presente sepolti intro la chiesa di san Giorgio di Ragusa, e si mettino in una cassa di pietra benvista et da farse a volunta del sig/r govern/re et sig/ri del patrimonio et si interrino et mettano più jnanzi di dove sono le sante reliquie et sopra detti corpi in faccia de terra si ponga una pietra et al muro unaltra et con li scritti che haverà cura de mandare il detto sig/r Fortunio da Palermo et che si mettono quattro pietre d’arme di detto sig/r Conte nelle schine della cappella maggior di quella chiesa et la matina che si passarano detti corpi si faccia Commemoracione et ossequio come conviene in caso simile con intervento e presenza del sig/r Govern/re se vi si trovarà et di quella città e le spese tutte s’habbiano à pagare sopra le fiscalie toccanti all’ecc/za di detto sig/r almirante et che si lieve la piedra ò si levino almeno l’arme d’essa che è posta sopra lo sepulcro del corpo del vicario Giampicciulo jn quella Capilla et se ni dia per detti ss/ri del patrimonio aviso alli proc/ri della chiesa.”
La meticolosità delle raccomandazioni, ripresa fedelmente nel verbale del Consiglio patrimoniale depositato agli atti, tradisce una pignoleria tutta femminile che trova soprattutto in Arrighetti il super garante.
Alla cerimonia di riesumazione e di nuova inumazione furono presenti il governatore generale della Contea di Modica, Paolo La Restia, Fortunio Arrighetti, procuratore generale dell’Almirante, don Giuseppe Grimaldi e Andrea Valseca, maestri razionali, Scipione Celestre, conservatore del patrimonio, il clero, oltre a gran concorso di popolo.
Senza dubbio sono interessanti la raccomandazione fatta da Vittoria di ricordare con un elogio funebre i conti, i cui resti erano riesumati e traslati in processione alla nuova sepoltura nella cappella del presbiterio, e la preoccupazione di rimuovere lo stemma posto sul sepolcro del vicario Giampiccolo già esistente in quella cappella, perché solo gli stemmi dei conti padroni fossero chiaramente visibili.
L’operazione è stata registrata nei libri della Contea solo l’8 settembre 1605.
Tuttavia sembrano corrette la data della riesumazione riportata dal can. Giorgio Occhipinti (testo cit.) e cioè il 23 agosto 1605, vigilia della festa di san Bartolomeo Apostolo e anche la cronaca, alla quale Occhipinti attinge e per completezza rimando, annotata nel “Quinterno et libro di introito tm, della /ven. Madre Ecclesia di s.cto Georgio/ de Ragusa, incomenczato nel anno/ del Signore 9° ind/nis 1596, carta 384 verso”. Quest’ultima sembra essere confermata dal resoconto ufficiale poi registrato nei libri comitali.
Sostanzialmente Sortino Trono dispone solo dei dati su cui ha lavorato il can. Giorgio Occhipinti sia per questa traslazione dei resti dei Conti di Modica sia per le successive. Emergono tuttavia due note di estremo interesse: la prima chiarisce che le epigrafi riportate nella pubblicazione di Sortino Trono sono state studiate col can. Occhipinti dopo essere state ritrovate in un documento privato della famiglia Monelli Arezzi (da qui il curioso e intenso rapporto del can. Occhipinti con Sampieri cui dedica nei suoi “Versi” una lirica). La seconda ci rivela il grande celebrato valore del can. Natale Battaglia, ragusano. Com’è noto, don Natale Battaglia, beneficiato della Parrocchiale di S. Maria La Piazza di Scicli, fu chiamato a pronunciare l’orazione funebre in occasione dell’ultima traslazione dei resti dei Conti a oggi nota e avvenuta nel 1738 su ordine dell’arcivescovo di Siracusa pro tempore mons. Matteo Trigona quando i resti mortali furono ricollocati nella nuova chiesa di san Giorgio appena edificata.
Il Verbale del Consiglio patrimoniale qui presentato, dunque, conferma autorevolmente quanto era già noto e ce ne fornisce l’antefatto.
Crediti
Archivio Chiesa Madre san Giorgio Ragusa Ibla, Quinterno et libro di introito tm. Della venerabile Matre Eccl.a di S.cto Georgio/ de Ragusa incomenzato nel anno /del Signore 9 indiz. 1596, v. cit. in Occhipinti nota 1, pag. 232
Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica
Archivo Histórico de Protocolos de la Comunidad de Madrid
Arezzo C., La chiesa di San Giorgio “vecchia”: una chiesa destinata all’oblio, in Archivio Storico. Chiesa Madre di San Giorgio Ragusa Ibla. Diocesi di Ragusa, Quaderno n. 3, 2010, pp. 57-100
Occhipinti G. Can., Versi, Stab. Grafico. V. Criscione, Ragusa Ibla 1925, p. 216
Pellegrino F., La Contea di Modica nei primi anni del Cinquecento/Storia di un giallo e di una contabilità ritrovata, The Dead Artists Society, 2019
Pellegrino F., Gli ultimi giorni di Vittoria Colonna, duchessa di Medina di Ríoseco, in Incontri anno V n. 20, lug-set 2017, pp. 40-43
Real Academia de la Historia, voce Luigi III Enríquez de Cabrera a cura di Diego Valor Bravo de Medina
Sortino Trono E., Ragusa Ibla Sacra, II ediz., Ragusa 2000, pp.. 189-192
Un Uomo libero, Juan Alfonso Enríquez de Cabrera, Viceré e conte padrone, wwwragusanews, 2.9.2017
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Nella foto, la pala d'altare custodita nella chiesa di Santa Lucia a Modica. Raffigura Juan Alfonso, il figlio di vittoria Colonna, la moglie, forse Vittoria Colonna stessa, il figlio di Giovanni Alfonso, Giovanni Gaspare e il suo seguito, quando Giovanni Alfonso visitò la sua Contea quando era viceré di Sicilia.