Esteri L'allarme

4 mila infermieri lombardi fuggiti in Svizzera, guadagna come un primario

Gli operatori sanitari in Lombardia sono troppo pochi (66 mila) mal pagati (a Milano lo stipendio medio è di 1.480 euro) e attirati dall'estero (dove si arriva a guadagnare 5 mila euro)

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Milano - Gli infermieri in regione sono pochi (66mila), mal pagati (gli stipendi italiani sono tra i più bassi in Europa) e in fuga all'estero, in particolare nella vicina Svizzera. È questo in sintesi il quadro delineato dai responsabili regionali dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi), dai dirigenti infermieristici del Sidmi e dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil Lombardia sentiti dalla commissione Sanità del Consiglio regionale. Un secondo giro di audizioni è stato fissato per il 28 settembre, ma il grido d'allarme lanciato è già estremamente esaustivo. 

Perno del problema è il mancato turn over: «Sono 3mila gli infermieri che andranno in pensione in regione nei prossimi cinque anni, a fronte di non più di 2mila ingressi da neolaureati», ha spiegato il vicecoordinatore regionale Opi Aurelio Filippini. Ma in una regione come la Lombardia il tema dello stipendio inadeguato si fa sentire ancora di più per la vicinanza di Paesi in cui la professione è pagata tre volte tanto: sono 6-7mila gli infermieri della Lombardia che lavorano all'estero dove sono ambiti e valorizzati, di cui 4mila in Svizzera.

Gli infermieri transfrontalieri, infatti, arrivano a guadagnare in Svizzera fino a 5mila euro, quanto un primario in Italia, mentre la retribuzione mensile al di qua del confine non supera nella migliore delle ipotesi i 1.600-1.700 euro («1.480 è lo stipendio medio a Milano e provincia», corregge al ribasso il presidente di Opi Milano, Lodi, Monza e Brianza Pasqualino d'Aloia). Per dare un'idea della portata del fenomeno, i quattromila infermieri transfrontalieri in Svizzera rappresentano una forza lavoro pari a circa il 30-35% delle piante organiche delle aziende sanitarie delle città lombarde di confine, cioè Varese, Lecco, Como e Sondrio. 

E ancora: c'è l'allarme generazionale. La Lombardia è la regione col maggior numero di infermieri sopra i 58 anni, in un Paese che nel 2023 ha toccato a livello nazionale i 52 anni e 2 mesi. «Gli infermieri che lavorano in Lombardia - dice la presidente della Commissione Sanità Patrizia Baffi - soffrono un contesto si stress lavorativo molto elevato a causa di una grave carenza di personale che, come avviene per il comparto medico, porta alla fuga di tanti infermieri verso il settore privato. Dobbiamo lavorare per costruire tutti insieme un percorso che possa invertire questo trend», ha detto Baffi che ha auspicato «risposte concrete e strutturali».


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