Giudiziaria Trapani

Un’altra donna in caserma: "Anch’io amavo Messina Denaro"

È un’insegnante di Campobello, il cui marito è stato arrestato per mafia: tanto che gli inquirenti dubitano che lei non sapesse davvero chi fosse veramente il boss

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Trapani - Una nuova amante di Matteo Messina Denaro, appellata con un nomignolo. 
"Sbrighisi", uno dei tanti nomi in codice usati per tutelare la riservatezza delle sue comunicazioni. E non nascondeva il fastidio, a tratti il disprezzo, che nutriva nei suoi confronti. Lei Laura Bonafede, maestra e figlia del boss di Campobello, per anni la donna di Messina Denaro, sapeva che il boss aveva altre frequentazioni femminili, come Sbrighisi, appunto. L’ennesima amica del capomafia sarebbe un’insegnante di Campobello che, dopo l’arresto del padrino, si è precipitata dai carabinieri a raccontare la sua storia. Col boss si erano conosciuti al supermercato, lui l’aveva corteggiata, lei stava vivendo un momento di crisi coniugale e aveva accettato le avances. Ne era nata una relazione, i due si sarebbero frequentati fino a pochi giorni prima della cattura di Messina Denaro.

«Sapeva ascoltarmi, mi faceva sentire importante», ha detto davanti al suo legale e ai magistrati. Ma che fosse il latitante ricercato in mezzo mondo no, quello — ha assicurato — l’ha scoperto solo dopo l’arresto. A lei l’ex primula rossa di Cosa nostra si sarebbe presentato con una delle sue false identità: quella dell’anestesista in pensione Francesco Salsi. Una versione tutta da verificare visto che il marito della donna è stato arrestato qualche anno fa per mafia ed era ritenuto uno dei fedelissimi del boss del paese Franco Luppino. Possibile che la moglie, che ben conosceva anche la Bonafede, non sapesse chi era davvero Francesco Salsi?

Le indagini della Procura di Palermo raccontano di lungo elenco di presenze femminili che testimoniano quello che il gip, che ha arrestato ieri la Bonafede, definisce «totale adesione alla latitanza» del boss. Donne disposte a sacrificare la loro vita per Messina Denaro e rimaste legate a lui per anni. Come Maria Mesi, in codice Tecla, amore di gioventù, condannata per favoreggiamento, accusata di averne coperto la latitanza a fine anni ‘90 . Il suo nome recentemente è tornato sotto i riflettori degli inquirenti e la sua casa di Bagheria è stata perquisita, segno che i rapporti col capomafia non sarebbero mai stati interrotti.

E, poi, sempre limitandosi alle ultime inchieste, ci sono Lorena Lanceri («Diletta»), la vivandiera del padrino: sposata con Emanuele Bonafede, cugino della maestra, l’ha ospitato a casa per mesi ed era al centro della sua rete di comunicazioni riservate. E un ruolo fondamentale nella tutela del capomafia hanno avuto le sue sorelle Rosalia e Patrizia, entrambe in cella. In nome del fratello minore, il picciriddu, hanno sacrificato la loro libertà e quella dei mariti, entrambi detenuti per favoreggiamento. L’adorazione del boss prescinde, dunque, dalla relazione amorosa. Come dimostra l’ultima (per ora) donna a lui legata: Martina Gentile, figlia della maestra Bonafede. Suo padre Salvatore, uno dei killer del padrino, sconta l’ergastolo per due omicidi commissionati proprio da Messina Denaro. Ma lei nonostante questo ha per il capomafia un amore profondo.


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