Viterbo - Era nata alla vigilia della marcia su Roma da una relazione tra il futuro duce e la moglie del capo squadrista di Milano, Elena Curti. Elena è scomparsa il 17 gennaio a 99 anni nella sua casa di Acquapendente, ed è rimasta sempre una figlia clandestina di Benito Mussolini.
Nata il 19 ottobre 1922 alla vigilia della marcia su Roma, era il frutto della relazione tra Mussolini e la sarta Angela Cucciati, moglie del capo squadrista milanese Bruno Curti. Tutto cominciò nel 1921, l’anno in cui si scatenò l’offensiva violenta delle camicie nere, quando Angela si recò dal fondatore dei Fasci per sollecitare un intervento a favore del marito, incarcerato in seguito a scontri di piazza.
Elena Curti non seppe nulla della sua discendenza dal Duce fino all’età di vent’anni, quando la madre (poi morta nel 1978) le rivelò tutto una sera dopo cena. Le disse anche che Mussolini sapeva di essere suo padre. «Da quel giorno – confessò in seguito Elena – passai intere giornate a interrogarmi davanti allo specchio con le foto del Duce e del mio papà». In precedenza, raccontava sempre Elena Curti, aveva incontrato per la prima volta Mussolini nel 1929, a soli sette anni, all’inaugurazione di un’istituzione milanese. Il Duce le avrebbe sorriso e accarezzato i capelli, dopo aver guardato la madre. Elena aveva vissuto per oltre quarant’anni in Spagna con il marito Enrico Miranda, coraggioso pilota dell’aviazione militare morto nel 2008. Ed era tornata in Italia per stabilirsi ad Acquapendente intorno al 2000.
E' stata testimone dei momenti caotici e misteriosi dell'arresto di Benito Mussolini il 27 aprile 1945 durante la fuga di Dongo.
Lei era nel blindato seduta accanto al Duce prima che si trasferisse nel camion tedesco dove fu intercettato e bloccato. Era sua figlia.
Mussolini ebbe cinque figli: Edda, Vittorio, Bruno, Romano, Anna Maria dal matrimonio con Rachele, ma altri 'segreti'. Tanti libri sono stati scritti su questo, tutti citano anche Elena Curti, sebbene a quel che si sa mai riconosciuta (l'unico fu Benito Albino, come riportato qualche anno fa da Antonio Spinosa nei Figli del Duce), ma Mussolini volle conoscerla e durante la Repubblica Sociale la riceveva ogni giovedì a Salò. Elena lavorava nella segreteria di Pavolini.
Claretta Petacci si era convinta che quella ragazza bionda fosse una sua avventura e ordinò di allontanarla. Il 27 aprile 1945, durante la fuga di Dongo, era lei la ''ragazza bionda'' che i partigiani trovarono nell'autoblindo su cui viaggiava il Duce al momento della cattura. La Petacci era in un'altra auto con il fratello Marcello e quando la vide le urlò contro. La scena è stata ricordata da Pasquale Squitieri nel suo film 'Claretta' (1984). Fece cinque mesi di carcere e poi emigrò in Spagna per ricostruire la sua esistenza, avendo fortuna con un'azienda che produceva mobili. Rientrò in Italia una ventina di anni fa e in più di un'occasione è intervenuta in tv o sui media per ricostruire la sua vicenda e soprattutto le ore drammatiche di Dongo. Scrisse anche un libro di memorie: 'Il chiodo a tre punte' (2003).