Una pizza Carabinieri, accompagnata da un buon vino Elisa e, per dessert, la mousse Commissario Montalbano. E voilà, il viaggio è servito.
L'immagine che le fiction televisive danno dei luoghi in cui sono ambientate è così affascinante da creare vere mode turistiche e far rinascere l'economia locale.
Prima fra tutte quella di bar e ristoranti che, naturalmente, approfittano dell'assalto di spettatori/visitatori curiosi di vedere i luoghi in cui vivono, almeno nella fiction, i loro beniamini televisivi.
E le cose sono andate così bene intorno ai set degli sceneggiati Carabinieri, Elisa di Rivombrosa e Il commissario Montalbano da giustificare ampi spazi nei menu e nell'onomastica di alberghi e bed&breakfast.
QUANDO LA FINZIONE È PIÙ VERA DELLA REALTÀ
L'analisi dettagliata di flussi turistici ed economici l'ha fatta il Centro Internazionale di studi sui rapporti tra audiovisivo e territorio che, a un anno dall'analoga ricerca sul cineturismo, presenterà alla Bit, (Fiera internazionale del turismo aperta a Milano dal 22 al 25 febbraio 2007) uno studio sul teleturismo.
Cioè sull'impatto della tv nell'immaginario del turista europeo.
Oltre ai tre illustri esempi italiani, sono state analizzate altre due fiction, l'inglese Heartbeat e la francese Dolmen.
Tutte dimostrano come l'identità virtuale e l'identità storica di un luogo/set si fondano in un mix nuovo e a volte conflittuale. Il teleturismo, cioè la visita a luoghi utilizzati come location per le fiction tv, è la nuova tendenza di viaggio che sta sostituendo il valore reale dei luoghi.
POTERE DELLE FICTION TV
È il "turismo delle immagini": la televisione ha la forza dei grandi numeri e può lanciare non solo volti e talenti, ma anche luoghi e territori, indipendentemente dal loro valore reale. Per esempio, accade che a Città della Pieve, il set umbro di Carabinieri, si vada per fare vip watching, sperando di vedere gli attori, e non per immergersi nei luoghi che hanno dato i natali a un maestro come il Perugino.
Per questo le comunità e le istituzioni dei luoghi che ospitano le produzioni hanno un atteggiamento ambivalente nei confronti dell'effetto teleturistico: valutano positivamente gli effetti di visibilità, ma temono quelli sull'identità storica. Il risultato? "C'è pochissima preparazione del territorio per sfruttare al meglio le occasioni di sviluppo offerte dalla presenza di una fiction televisiva" sostengono i ricercatori Andrea Rocco e Paolo Di Maira.
ELISA DI RIVOMBROSA, UN'IRLANDESE MANCATA
Elisa di Rivombrosa doveva essere ambientata in Irlanda. Per ragioni di costi fu scelta l'Italia, il Piemonte e il suo castello di Agliè, perfetto per il personaggio del Conte Ristori, esponente della nobiltà di campagna.
Cosa ha determinato il successo della fiction? "La riconoscibilità del paesaggio" spiega lo sceneggiatore Pietro Bodrato. "Il pubblico televisivo preferisce storie che luoghi italiani, forse per un fatto di identificazione. Se l'ambientazione fosse stata irlandese sarebbe stata forse percepita come estranea, avrebbe prevalso la distanza storica. L'unità, la solidità e l'estrema originalità di quel luogo hanno funzionato molto". Anche troppo.
Tanto che, nella seconda serie, quando Elisa si è trasferita a Napoli, l'audience è calata. E anche gli incassi nei dintorni di Agliè: il successo di Elisa ha portato mille visitatori al giorno al castello e quando si è parlato di trasferimento a sud è stata la rivolta, con tanto di interrogazioni parlamentari e titoloni sui giornali locali, "Giù le mani da Elisa!".
Nei premi sei mesi del 2004 il castello di Agliè ha avuto 31.863 visitatori (contro i 5 mila dello stesso periodo del 2003) e il merchandising si è esteso alla creazione, da parte di alcuni ristoranti, di piatti in tema, come "l'insalata del conte Ristori", e addirittura di etichette, come il vino "Elisa".
Anche i castelli dei dintorni ne hanno beneficiato: da aprile a ottobre, tutte le domeniche, sono aperti al pubblico.
"I visitatori, anche piemontesi, non avevano la cultura dei castelli, né li conoscevano e adesso dicono: è come essere in tv, ma qui è tutto vero" racconta la contessa Consolata Beraudo di Pralormo, proprietaria dell'omonimo castello nelle Langhe Roero.
LA TRIPLA IDENTITÀ DE IL COMMISSARIO MONTALBANO
Dopo aver escluso Porto Empedocle a causa della sua povertà scenografica, per raccontare la Vigata in cui Andrea Camilleri ha ambientato le vicende del commissario Montalbano, lo scenografo Luciano Ricceri e il regista Alberto Sironi hanno scelto una Sicilia archetipica, la provincia di Ragusa. Scicli, Ragusa Ibla (da qualche anno inserite nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco) e Santa Croce Camerina.
Ma la non coincidenza tra denominazione fittizia e reale ha comportato alcuni problemi: i turisti cercano una Vigata che non esiste e ricostruire la mappa dello sceneggiato non è facile.
La questione è complicata dal fatto che la Vigata della finzione letteraria è identificata, dallo stesso Camilleri, con Porto Empedocle e altri luoghi reali nell'agrigentino, nessuno dei quali, però è stato utilizzato per la fiction.
Pur difficili da scovare, i set ragusani hanno registrato un notevole e costante incremento turistico da quando la fiction è andata in onda, nel 2000 (il 15 per cento di presenze in più rispetto all'anno precedente).
Il luogo più visitato (30 mila turisti solo nel mese di agosto) è l'ufficio del Sindaco di Scicli, Bartolomeo Falla, occupato nel serial tv dal questore Bonetti Alderighi. E lo stesso sindaco ha approfittato della fama apportata dal virtuale concittadino: ha realizzato lo spot elettorale usando musiche e movenze del Commissario Montalbano. Mentre i ristopub della zona allietano i palati dei turisti con una deliziosa mousse alla ricotta chiamata "commissario Montalbano".
CARABINIERI: ALESSIA MARCUZZI CONTRO IL PERUGINO
Ai produttori di Carabinieri piacevano le caratteristiche cromatiche di Città della Pieve: "Il colore particolare del paesaggio, un colore rosso, caldo, rassicurante e accogliente, anche per la sua architettura ci ha colpiti" spiega Adolfo Bartoli, direttore della fotografia. "Cercavamo un luogo caldo visivamente, attendibile dal punto di vista narrativo e quindi né troppo grande né troppo piccolo". La cittadina umbra era perfetta.
Ma qui più che altrove la comunità locale ha avvertito la minaccia dell'identificazione dei luoghi con i personaggi della fiction, invece che come la città natale di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino, il maestro di Raffaello.
E, con buona pace degli intellettuali, le grazie di Alessia Marcuzzi, protagonista di una serie della fiction, e delle sue procaci colleghe, in pochi mesi hanno fatto da traino alle opere del pittore cinquecentesco, più di quanto i libri di storia dell'arte non abbiano fatto nel corso degli anni.
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