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Le indagini portate avanti dalla Dia, relative al periodo compreso tra il 1988 e il 2013, hanno permesso di identificare una serie di beni intestati alla moglie, Irene Santapaola, e al fratello, Giancarlo, ritenuti dagli investigatori proprietà effettiva di Roberto Vacante, il quale si sarebbe servito dei nomi dei congiunti come un paravento per eludere eventuali contestazioni giudiziarie. L'operazione ha inoltre evidenziato una forte incompatibilità tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto. Secondo l'accusa, la fortuna di Vacante sarebbe il frutto dell'attività criminale all'interno del clan Santapaola, a cui l'uomo è affiliato sin dai primi anni '90. Già nel 1993, nel 2000 e nel 2007 la Dia aveva arrestato l'uomo per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, rapine, usura, traffico di stupefacenti, gioco d'azzardo e omicidi. Arresti a cui hanno fatto seguito due condanne, passate in giudicato, per associazione mafiosa e la testimonianza di diversi collaboratori di giustizia, che l'hanno indicato come un membro effettivo del clan Santapaola.
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