Ragusa - Se volete sorridere insieme alle mie personali idiosincrasie tipiche della senescenza, Vi prego di leggere l’articolo, ben fatto, che abbiamo pubblicato nella sezione “appuntamenti” del nostro sito; questo il link (in italiano si potrebbe dire “collegamento”, ma, converrete, non suona alla stessa maniera) nel caso vi fosse sfuggito: http://www.ragusanews.com/2014/10/29/appuntamenti/grecale-per-il-surf-a-marina-di-ragusa/48424.
Avrete certamente notato che la nota descrive quella che è una bella iniziativa sportiva, di uno sport magari di nicchia, ma, credetemi, molto bello da praticare ed anche da guardare (cosa questa non ovvia, se si pensa a quanto sia entusiasmante giocare a rugby e quanto noioso possa essere - a volte - seguire ottanta minuti di mischie inconcludenti).
Una iniziativa sportiva che si svolgerà a Marina di Ragusa (per i ragusani, e solo per loro, ancora e sempre “Mazzaredi”) con conseguente, e sempre gradito, ritorno turistico considerata la già prevista partecipazione di numerosi atleti molti forestieri.
Ma quanto mi preme adesso sottolineare è l’utilizzo, secondo me non sempre giustificato, della lingua inglese nell’organizzazione dell’evento pubblicizzato dal nostro articolo, anche laddove si potrebbe serenamente utilizzare la nostra lingua (s’intende la italiana, chè quella davvero nostra, la siciliana, sarebbe ingiustificata).
Solo alcuni esempi: se windsurf e kitesurf non possono evidentemente svolgersi in italiano, non si comprende perché il fine settimana sportivo deve essere “Marina Sup Trophy”, e ancora: perché la riunione degli atleti diventa “skipper meeting”? E perché, se accettiamo l’ormai “italianizzato” termine inglese “sponsor” dobbiamo per forza accettare che il mio amico Claudio Alessandrello, “mazzariddaro” e punto di riferimento del movimento velico ibleo, organizzatore dell’evento (insieme a decine di altri simili, sempre inappuntabili proprio per merito del dottor Alesandrello) diventi in questa occasione addirittura “main chief”?
Non ne usciremo mai, ecco perché la mia è vox clamantis in deserto (non essendo inglese la utilizzo serenamente) anche quando, all’ingresso della palestra ragusana che frequento da anni, mi chiedo (ma non chiedo al proprietario per non rischiare di farmi aumentare il mensile) del perché io (e con me altre decine di sessantenni ragusani che a stento comprendiamo l’italiano) debba leggere una sfilza di BodySoft, Rebound, AeroStep, Pilates, Spinning, Rowing, Zumba, Abdominal, BodyWorkout, Circuit Training, Upper Body, Lower Body, Cross Training, Total Body e Welness Area temendo che per chiedere dove si trova il bagno debba per forza conoscere la lingua degli albionici?
di Saro Distefano
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