Attualità Vittoria

Silenzio, c'è Kurt Rosenwinkel

Grazie Vittoria

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Vittoria - «Grazie Vittoria». In un italiano apprezzabile, a conferma della sintonia raggiunta col pubblico che ha amato il suo concerto, Kurt Rosenwinkel si congeda dopo un applauditissimo bis, frutto di un assolo alla chitarra, dalla “piazza” del Vittoria Jazz Festival, rimasta straordinariamente in silenzio, perché colpita dalla classe e dalla tecnica sopraffina di uno dei migliori chitarristi al mondo.
Il chitarrista di Philadelphia, uno dei più grandi della sua generazione, col suo sguardo magnetico, semi nascosto da un cappello molto trendy, in stile americano, è entrato in empatia col numeroso pubblico del festival.
Un’identità marcatamente d’oltreoceano, che si avverte per tutto il tempo del concerto. Dove le reminiscenze sonore ascoltate hanno, molto spesso, condotto ad un altro artista molto amato qual è Pat Metheny. Altra amatissima “guitar” statunitense, che ha saputo rendere morbido il suo free jazz, genere che, guarda caso, nasce proprio a Chicago, tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta. Morbidezze di chitarra che hanno ammaliato una gremitissima Piazza Henriquez, che è stata popolata da un pubblico attento che è riuscito a sintonizzarsi sulle onde del jazz, esplodendo in un fragoroso applauso finale rivolto al gruppo americano di jazzisti composto oltre, a Rosenwinkel alla chitarra, anche da Aaron Parks, sublime al piano, e amabilissimi anche Orlando Le Fleming al basso, e Allan Mednard alla batteria.
La serata, baciata dalla fine del vento di tramontana, è proseguita all’interno del Castello Henriquez, dove è tornata, per libere improvvisazioni, la “guitar” di Andrea Gomellini e il suo “quartet”, applaudito venerdì del Jazz Club.
Stasera è di scena la leggenda, Lee Konitz. Arrivato già ieri, il popolare ottantenne sassofonista ha assistito al concerto di Rosenwinkel. E, agli spettatori che lo salutavano, ha dato appuntamento a stasera, con il suo grande jazz.


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