Città del Vaticano - Dal 18 dicembre 2015 al 12 marzo 2016 i Musei Vaticani ospitano un’inedita mostra di Salvatore Fiume pensata per celebrare il centenario della nascita dell’artista comisano. Sono circa 10 le opere selezionate, scelte fra le 36 custodite nella collezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani. Temi sacri e suggestioni tipiche di Fiume: l’iconografia classica sacra, infatti, viene accostata ad alcuni soggetti profani, affiancati dalla ricerca di nuovi materiali e tecniche che hanno reso famoso Fiume in tutto il mondo. Il titolo della mostra è “La memoria del sacro. Salvatore Fiume in Vaticano” ed è curata da Micol Forti e Francesca Boschetti. Sono tante le iniziative promosse in occasione del centenario della nascita dell’artista: oltre alla mostra in Vaticano, si svolge quasi in contemporanea la mostra al Serrone della Reggia di Monza, inaugurata l’anno scorso. Inoltre, è stato pubblicato anche il volume “Salvatore Fiume. I giochi della memoria” di Elisabetta Masala (Edizioni Musei Vaticani): il libro è una tesi di specializzazione dell’arte che l’autrice ha conseguito all’Università La Sapienza di Roma, con cui si inaugura la nuova collana “Sfogliando il Novecento”, dedicata alle opere d’arte contemporanea dei Musei Vaticani. Ma quali sono le opere in esposizione ai Musei Vaticani? In tre sale espositive, è possibile ammirare le opere in cui Fiume si è cimentato con le iconografie sacre, ma sempre con attento sguardo moderno. Ad esempio “Il trionfo della Chiesa”, un bozzetto del mosaico per la basilica di Nazareth 1967, oppure “La grande pesca miracolosa” del 1977 o la “Predicazione di San Paolo”, donata da Fiume a Paolo VI. Tutte opere ispirate alla grande arte italiana del XV e del XVI secolo, da Piero della Francesca a Raffaello. Un posto di rilievo verrà riservato al dipinto “Nigra sum sed formosa”, opera che evidenzia l’istinto di Fiume a sperimentare e utilizzare materiali sempre nuovi, mentre tra i dipinti a carattere profano spiccano il grande trittico “Isola di Statue” del 1950, che entusiasmò Gio Ponti alla Biennale di Venezia di quell’anno, e la “Gioconda africana” del 1974, ispirata alla Gioconda di Leonardo e dedicata a tutte le donne d’Africa, continente che ispirò tantissimo la produzione di Fiume, tanto da farlo diventare soggetto prediletto di moltissimi suoi capolavori.
di Irene Savasta
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