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Papa scrive la prefazione al libro di un giovane poeta romano

"La poesia di Luca Milanese è appunto diversa, potremmo chiamarla 'canzoni senza note'"

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Città del Vaticano - Papa Francesco ha scritto la prefazione del libro di un poeta romano 28enne, Luca Milanese, "Rime a sorpresa" (Tau editore).

"Scrivo con gioia qualche parola di presentazione alla raccolta di poesie di Luca Milanese", scrive Francesco nella prefazione pubblicata sul sito della Civiltà Cattolica. "La bellezza, di cui Luca si fa portatore, non nasce da un faticoso lavoro su grandi temi o da un'accurata scelta di parole erudite, ma nasce come spontanea capacità di far emergere con parole giuste la interiorità che lo abita e che gli fa vedere legami anche lì dove apparentemente sembra non essercene; sa cogliere nelle cose apparentemente casuali, una profondità nuova, diversa. La poesia di Luca è appunto diversa, potremmo chiamarla 'canzoni senza note'. Il suo è uno sguardo interiore di cui la parola ne rappresenta un po' la musica, lo strumento che usa per scavare e donare a chi l'ascolta, non tanto un concetto ma un'esperienza.
La Bellezza è un'esperienza, e questo giovane ne dà prova in tre direzioni diverse: guardando se stesso, guardando gli altri e guardando Dio. Vorrei anche aggiungere che Luca ci costringe a ricordare che la prima forma di tenerezza è l'ascolto. Non ci sarebbe poesia se non ci fosse qualcuno disposto ad ascoltarla. Se il nostro tempo è povero di poesia - nota Jorge Mario Bergoglio - non è perché è venuta meno la bellezza, ma perché facciamo fatica a metterci ad ascoltare. E' l'ascolto gratuito di chi sa far spazio dentro di sé a cose diverse, nuove, apparentemente contraddittorie, ma che con il tempo appaiono invece profonde e più vere delle altre. La poesia è un esercizio gratuito di ascolto. La poesia è una tenerezza in doppia direzione: per chi la scrive e per chi l'ascolta. Auguro a Luca di poter diventare attraverso queste pagine uno strumento di bellezza e tenerezza, e incoraggiare i più giovani a tirare fuori i talenti che il Signore ha seminato dentro di essi, e che a
volte non trovano il coraggio di manifestare per paura del giudizio o del fallimento".

Il gesto del Papa è eversivo: non sceglie il noto e il consolidato, ma l'acerbo che cresce
Il direttore della Civiltà cattolica, il gesuita Antonio Spadaro, nota che "non ci farebbe alcun problema, credo, leggere un testo papale accostato all'opera di un poeta che è entrato nella cultura e nella sensibilità di generazioni di uomini, specialmente se lontano di secoli. Ma non mi pare sia mai avvenuto che un Pontefice scrivesse una pagina che introduce l'opera di un giovane poeta. E questo ci dice molto di Francesco, ma anche molto di Luca. Il gesto del Papa è eversivo: non sceglie il noto e il consolidato, ma l'acerbo che cresce. Mette la sua firma alle parole di chi non ha un discorso compiuto e riconosciuto come tale. Il suo interesse va per il work in progress. E così ci fa capire che è in questa tensione che
troviamo la chiave per l'oggi: nell'osservare ciò che si sviluppa, e non il frutto maturo".


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