Attualità Il caso

Denise Pipitone: perché non può essere lei (e lo show alle spalle di Piera)

Tutto ciò che non torna della vicenda e il rischio di un vergognoso “spettacolo” architettato alle spalle della povera mamma

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 Mazara del Vallo – Non è vero che sognare non costa niente, c’è un forte dispendio di energie psichiche e di stress emotivo nell’animo di colui nel quale viene improvvisamente riaccesa la fioca luce della speranza. E di delusioni Piera Maggio ne ha già vissute troppe in 17 anni di angoscia e disperazione. Non si merita anche questa. Tutti speriamo che Olesya Rostova, la ragazza russa 20enne rapita e in cerca dei suoi genitori, sia veramente Denise Pipitone ma alcune considerazioni s’impongono, per “restare con i piedi ben saldati a terra” come chiede lo stesso avvocato Giacomo Frattizza e perché il sogno non diventi un incubo da cui risvegliarsi bruscamente. La prima considerazione è la più importante: Olesya non spiccica una parola di italiano mentre Denise, quando fu rapita a 4 anni, parlava ed era in grado di articolare delle piccole frasi, come mostrato nei tanti filmati privati della piccola mandati in onda in questi anni. Non è possibile, da un punto di vista cognitivo, che abbia dimenticato tutto: l’imprinting della lingua madre non è cancellabile neanche da uno choc emotivo della portata di quello che potrebbe aver vissuto Olesya-Denise. Quattro anni non sono pochi e i primi della vita sono fondamentali per l’acquisizione non solo del linguaggio ma della stessa grammatica: almeno qualche parola, qualche formula linguistica, dovrebbe essere rimasta nei corridoi della “forma mentis”, mentre la giovane russa afferma di non avere nemmeno ricordi in italiano.

Il secondo aspetto che non quadra è la presunta somiglianza: una traccia davvero troppo labile. Non siamo in una puntata “I soliti Ignoti”: quante ragazze in tutto il mondo, adottate o accolte in orfanotrofi, potrebbero assomigliare oggi a Denise? Il calcolo delle probabilità è sconfinato. Olesya da grande somiglierà forse a Piera Maggio, ma non Denise: nelle foto da bambina la somiglianza con la piccola è difficile da trovare. Che c’entra il naso storto Olesya con quello piccolo e a patatina di Piera e Denise? Al limite somiglia più a quello di Giuseppe Polizzi, il padre naturale, con cui pure “Chi l’ha visto” s’è divertito a confrontare le immagini rubando il lavoro ad Amadeus. La terza considerazione è investigativa: rapita e portata fino in Russia, attraversando le frontiere internazionali, per che cosa? Per lasciarla gratuitamente in un orfanotrofio? E come fa Olesya (o chi per lei) a dire di essere stata rapita, se non ricorda nulla della primissima infanzia e non si è mai trovato un suo documento? Potrebbe anche essere stata lasciata davanti alla porta dell’istituto da una famiglia indigente del posto. Non lo sapremo mai.

Ma c’è un quarto aspetto, più cinico, che fa “puzzare” questa vicenda: lo show mediatico tornato alla ribalta nell’esistenza di Piera Maggio. Perché vogliono aspettare la puntata di domani sul primo canale russo per divulgare il gruppo sanguigno di Olesya, che certamente già conoscono e che sarebbe il primo elemento preliminare alle analisi del Dna? Crollerebbero gli ascolti? Ma qui parliamo della vita di una persona, non di un gioco a quiz. Se ci sono risultanze in questo senso devono muoversi le ambasciate e le magistrature, non la tv. Perché costringere Frattizza a collegarsi con uno show televisivo in cui, dall’altra parte del mondo e col tramite di un interprete, farà solo alcune domande che non sveleranno nulla e che avrebbe potuto rivolgere anche privatamente da remoto?

Appare abbastanza chiaro, e squallido, l’intento dell’emittente di cogliere al volo la risonanza mediatica avuta dalla sua ospite per costruirci su ancora una puntata, per mantenere alta l’attesa e l’audience, prima di divulgare finalmente i risultati delle analisi: gli unici a poter decretare subito e  scientificamente la verità, senza tante inutili chiacchiere e domande. "Lasciali parlare", si chiama non a caso la trasmissione. Tra l’altro il Dna della Rostova è stato comparato di recente con quello di una famiglia russa, che aveva denunciato la scomparsa di una bambina tanti anni fa: l’esito è stato negativo ma significa che, in realtà, le autorità sanitarie già posseggono i codici genetici della ragazza. "Mosca sa già la verità" dice infatti mamma Piera. E infatti non ci andrà, perché degente per un intervento come ha fatto sapere a Federica Sciarelli, ma forse anche perché è comprensibilmente stanca dell’al lupo al lupo che si trascina da tempo. Troppo, anche per ritrovare la forza improvvisa di crederci ancora. Speriamo che almeno martedì sera la rinnovata agonia di Piera trovi pace e rendano noti questi benedetti esami, senza continuare a ricamarci sopra. 


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