Cultura 4 marzo 43

Lucio Dalla. Com’è profondo il mare, il lutto capovolto di Gesùbambino

La finta biografia della canzone Gesùbambino, originariamente pensata per ricordare il papà di Lucio



Nel novembre 2014 finii ricoverato a Imola per i miei soliti problemi di orecchio-naso-gola, inutilmente curati a pillole di Flomax.
Uscito dall’ospedale presi un taxi per andare a trovare la tomba di Lucio Dalla alla Certosa di Bologna, di fronte a quella di Giosuè Carducci.
Una cosa mi impressionò.
Che le ceneri di Dalla fossero custodite nella stessa tomba di suo padre, Giuseppe Dalla, morto quando Lucio aveva 7 anni, e di sua mamma Jole, morta quando Lucio di anni ne aveva 33.

Ho sempre saputo che la canzone 4 marzo 43 (oggi Lucio avrebbe compiuto 80 anni) è una finta biografia che ha fatto breccia nel cuore degli italiani per il commovente ricordo di questa ragazza madre, che tale non è mai stata nella realtà. E tuttavia, nella finta biografia della canzone Gesùbambino (scritto così, unica parola), censurata in più punti prima di essere presentata a Sanremo, c’è un lutto capovolto.

La canzone nasce per ricordare il papà di Lucio, ma strada facendo diventa un commosso ricordo di una ipotetica mamma andata via troppo presto.
Esiste invece una canzone in cui Lucio Dalla parla del papà, direttore del club di tiro a volo di Bologna. Lo fa sottotraccia, in Com’è profondo il mare: “Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani...”
Una volta chiesero a Lucio cosa abbia significato per lui quella perdita infantile: “Ho imparato a fare della mia vita un modello di solitudine, cioè a cercarla, a organizzarla, a viverla, questa mia solitudine, come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura dell’esistenza.”
La solitudine come benessere.
Un lascito testamentario.
4 marzo, 43.


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