Modica - Placido Carafa lo conosciamo quale intellettuale del Seicento modicano e in particolar modo per avere pubblicato nel 1653 per i tipi di Bua di Palermo “ Motucae illustratae descriptio”. Di lui sappiamo poco, oltre alle opere pubblicate e inedite. Un documento che ho trovato presso l’Archivio di Stato di Modica fa luce su alcuni aspetti della sua vita, sulla ubicazione della sua casa che ritengo significativi non solo per quanto lo riguarda, ma anche per la storia modicana del Seicento.
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Nel 1667, il 22 gennaio, regnando Carlo II, poiché nei secoli scorsi da parte del Conte Ruggero fu liberata la Sicilia dagli infedeli, tra le altre cose fu fondata un’abbazia sotto il titolo di Santa Maria di Terrana in questo Val di Noto, alla quale tra le altre furono annesse le chiese di Santa Maria della Catena e di Sant’Anna di Caltagirone, ed avendo intenzione da più anni Don Placido Carafa e donna Margherita sua moglie di Modica di destinare un luogo annesso a detta abbazia di Terrana per la massima devozione da loro avuta verso Maria, madre di nostro Signore Gesù Cristo, e nello specifico a Maria Immacolata in questa città di Modica, posta sotto la protezione di Santa Maria delle Grazie e poiché per l’abbazia di Santa Maria di Terrana è stato nominato abate l’Illustre Reverendo don Emanuele de Monge, giudice del Tribunale della Regia Monarchia di predetto Regno di Sicilia, i coniugi Carafa decidono di donare all’ Abbazia e la chiesa annessa all’abbazia di Santa Maria di Terrana, nella persona del reverendo Emanuele de Monge, una delle loro case, vicino al loro palazzo grande, posto in questa città di Modica, nel quartiere Francavilla, secus piazza nominata di Santa Maria degli Angeli e dei santi Crispino e Crispiniano, ai confini con la parrocchia di San Giovanni Evangelista, confinante con il palazzo del Barone don Vincenzo Falcidola, case da benedire, titolando la chiesa a Santa Maria della Stella, Maria col bambino, alla quale vennero per adorare il Bambino i Magi, guidati dalla stella, e per la quale stella i coniugi Carafa sperano di accedere alla celeste magione e dalla quale immagine di Santa Maria della Stella hanno ottenuto miracoli e divina clemenza. Alla quale casa da benedire come sopra espressato, per la sua officiatura i coniugi destinano la rendita annua di due onze, su un capitale di quaranta onze, garantite dal loro grande palazzo della Piazza di Santa Maria degli Angeli, e di San Crispino e Crispiniano. La chiesa sarà sotto la giurisdizione della chiesa matrice di San Giorgio nella persona del preposito della chiesa matrice di san Giorgio.
Non sappiamo se questa volontà dei coniugi Carafa andò a buon fine. Possiamo comunque localizzare oggi dove abitava il Carafa, nella piazzetta che si trova nella discesa di Corso Regina Margherita, proprio all’incrocio con la via san Crispino, che Giancarlo Tantillo individua lungo la via omonima, di spalle all’ex Caserma dei Vigili del fuoco. (Modica, Archivio di Stato, notaio n. 238, vol. n. 3, cc. 159v- 170v.)
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