Catania - Ci sono due modi per capire quanto sia brava Virginia Raffale in “Samusà”.
Il primo è andare a vedere lo spettacolo in teatro. Anche perché non c’è racconto, scritto o parlato, che possa restituire la ricchezza dei personaggi, lo sforzo fisico, ginnico, acrobatico che porta la Raffaele per due ore e tre minuti ininterrotti ad animare dialoghi, a incarnare tipi umani, profili psicologici e psichiatrici. Virginia Raffaele si candida come erede di Alberto Sordi nella costruzione di personaggi surreali eppur credibili, attendibili nella loro irrealtà.
L’altro modo per capire quanto è brava, per chi non potesse andare in teatro, è vedere questo documento, che ho registrato al Teatro Metropolitan di Catania il 19 dicembre 2022. Sono gli applausi del pubblico, centinaia di paganti, a fine spettacolo. Durano tre minuti e tre secondi. Saranno forse noiosi, ma rendono l’idea. Eccoli: