Lettere in redazione Ragusa

La scoperta del Dolmen di Ragusa, in località Capra d’Oro

Riceviamo e pubblichiamo



Ragusa - Erano gli anni 1989/90-91-92 durante i miei soggiorni a Carnac, in Francia nella valle dei Menhir, un paesaggio unico al mondo, quando è scoccata la scintilla che ha fatto sì che sbocciasse in me l’interesse per il megalitismo. Allora mi incuriosì molto il fatto che gli archeologi non conoscessero la provenienza dei blocchi di granito del sito di Carnac e non solo… ma questa è tutta un’altra storia.

Tenersi dentro la scoperta del “nuovo” Dolmen non è stato affatto semplice per nessuno nel gruppo di studio e ricerca (Saverio Scerra, Claudio D’Angelo, Lia Savarino, Giovanni Caschetto, Tonino Giunta). Oggi che la comunità ne è venuta a conoscenza, non vi nascondo che la gioia provata è immensa. Ci sono sogni che prendono vita nel sogno in sé, poi quando accade di realizzare l’impossibile, è lì che ti rendi conto che quel tuo sogno puoi finalmente toccarlo con mano. In questo, la Soprintendenza di Ragusa e nello specifico l’Archeologo Saverio Scerra, da subito interessato in prima persona per la salvaguardia del bene, è stata davvero impeccabile, dimostrando grande professionalità per il patrimonio acquisito.

La straordinaria scoperta del Dolmen di Ragusa in località Capra d’Oro, resa nota giorno 16 ottobre 2023, è un chiaro esempio di tomba dolmenica piuttosto rara in Sicilia. Per la prima volta possiamo parlare di un Dolmen completo in ogni sua parte, infatti, in nessun altro luogo dell’isola sono presenti Dolmen con tali peculiarità. La tipologia strutturale e l’interezza dei componenti lo rendono più unico che raro. Altresì, dall'osservazione del posizionamento sull’altipiano di Capra d’Oro e su di un declivio naturale a gradoni, l’orientamento astronomico della struttura esposta a nord-est, permette alle prime luci dell’alba, la luminescenza solare dell’intera cella sepolcrale.

La nostra isola, rispetto altri contesti mediterranei, soffre di una certa carenza di strutture dolmeniche, pertanto, cronologicamente è stata quasi estromessa dai circuiti della cultura megalitica. Oggi, grazie al valore che riveste la nuova scoperta, essa ricompone la storia del megalitismo isolano, che si riappropria di un importantissimo tassello del nostro passato, i trascorsi della cultura megalitica. Dolmen, termine dialettale bretone della lingua francese, tradotto in italiano significa "tavola di pietra". E’ un tipo monumento sepolcrale di età preistorica, generalmente costituito da più piedritti che sorreggono l'architrave, sormontato da uno o più lastroni orizzontali (sistema trilitico) a formare una camera singola, talvolta con dromos (corridoio) e ,in alcuni casi, ricoperto di terra o pietrame. Esso costituisce la struttura più diffusa tra i monumenti megalitici. Le esigue strutture dolmeniche in Sicilia, circa quindici, sono concentrate maggiormente nell'area sud orientale tra le province di Agrigento, Ragusa, Siracusa e Catania, databili tra il 2700 e il 1200 a.C.

Il grande archeologo Sebastiano Tusa, scomparso tragicamente all'età di 66 anni il 10 marzo 2019, esaminandone le tipologie strutturali, li definì per la maggior parte di essi “Pseudo Dolmen”. Nonostante il ridotto numero di dolmen o “pseudo dolmen” alcuni di essi si conservano in perfetto stato, come nel caso del sito di Femmina Morta, in contrada San Giorgio nell'agro di Sciacca (AG), un chiaro esempio di tomba monumentale a grotticella con anticamera e camera, appartenente alla cultura di Castelluccio (2.200-1.400 a.C. circa) e strutturalmente diversificata nella parte superiore per la presenza del lastrone sommitale posto in copertura in stile dolmenico.

Altra singolare eccezione riguarda il sito megalitico dell’area archeologica di Mura Pregne, Termini Imerese (PA). Le mura ciclopiche e la loro realizzazione risalgono all'arrivo dei primi sicani e/o siculi, provenienti dall'Italia centro appenninica, dove è presente un dolmen da collocarsi nello stesso contesto storico. A Butera (CL), nella necropoli preistorica di Piano della fiera, vi è una tomba detta “cista dolmenica” a forma di cubo, la quale conteneva del vasellame con all'interno resti umani, datata tra la fine dell’età del rame e inizio bronzo, intorno al 2.200 a.C. circa. Altri sono: il dolmen di Monte Bubbonia, nei pressi di Mazzarino (CL); i due dolmen contrada Cuntarati Bronte (CT); i due dolmen di Cava dei Servi (RG); il dolmen di Cava Lazzaro nei pressi di Rosolini (SR) e, sempre in Provincia di Siracusa, quello di Avola di contrada Borgellusa.
In Sicilia, più che altrove, i dolmen non trovano una facile datazione. Le poche testimonianze acquisite e i pareri discordanti, finora, non hanno aiutato in tal senso. In linea di massima sono fatti risalire a ridosso del III millennio a.C., età compresa tra quella del rame e del bronzo finale.

Roberto G. 


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