Cultura Comiso

Biagio Pelligra, premio alla carriera

Ha recitato a fianco della Lollo



Comiso - Se amore è stato, è lo è ancora, è perché è stato, ed è ancora, ricambiato. Biagio Pelligra ha amato e ama il cinema. Una passione, figlia di un reciproco innamoramento scattato a Milano quando giovanissimo, nel '66, ballava il valzer nel famoso sceneggiato Rai "Oblomov". Passione mai spenta. Nemmeno adesso. Perché tra gli innumerevoli doni che il cinema fa alla vita, imitandola, è quella di regalare ai suoi attori, l'elisir di lunga carriera. Un dono che a Biagio Pelligra il cinema ha fatto. Ecco perché, bontà sua moglie Maria, alla cui pazienza dedica il "Premio Comiso" conferitogli sabato sera dal Club Kiwanis di Comiso, Biagio Pelligra continua a fare la spola da Comiso, la città degli affetti, a Roma, "capitale" ancora riconosciuta del cinema italiano. Certo il cinema è cambiato, la televisione non è più quella dei suoi gloriosi anni, del teatro di Edoardo e degli sceneggiati di Bolchi e Maiano, ma la "faccia" di Biagio Pelligra continua ad esercitare lo stesso fascino. Nel display installato a Villa Davide per la cerimonia di consegna del premio scorrono alcuni spezzoni dei film interpretati dall'attore. Una ricchissima filmografia in cui ricorre quasi sempre la "maschera" del duro, del killer spietato, del cinico mafioso. Un ruolo che gli è stato cucito addosso ma che l'attore non ha mai ripudiato. "Perché io ho amato tutti i miei personaggi" dice andando indietro con la memoria sino al suo primo film. Correva l'anno 68: il film girato con Jean Louis Trintignant e con la donna più bella del mondo, al secolo Gina Lollobrigida, è "La Morte ha fatto l'uovo" in cui Pelligra recita la parte dello scienziato malvagio, ma è nel '74 che arriva la "consacrazione" con il successo del "Il Marsigliese" in cui veste i panni del killer. "Un angelo nero - racconta l'attore - che arrivava dalla Sicilia dentro una cassa da morto". Da quel momento il cinema lo vorrà sempre sino a farlo incontrare anche con i "grandi" della macchina da presa: dai Taviani a Rossellini, a Faenza sino a Sironi. "Conosciuto nel '68 quando era assistente alla regia e rincontrato in occasione di Montalbano". "A questo grande figlio d'arte, schivo e amabile, che conserva con la sua terra radici ben salde - dice il presidente del Kiwanis di Comiso Antonello Digiacomo - la città rende finalmente un doveroso ringraziamento".


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