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"In questa circostanza è quanto mai opportuno dicono ancora dall'arcidiocesi esprimere un particolare plauso ai presbiteri ed ai numerosi operatori pastorali che lavorano quotidianamente nei quartieri del centro storico e delle periferie della nostra città, ben coscienti della difficoltà cui si va incontro per creare una cultura nei comportamenti della gente. Luoghi spesso degradati e privi dei più elementari servizi di aggregazione sociale e, pertanto, da considerare a rischio per quanti vi abitano; l'assenza della legalità e la carente presenza dello Stato possono indurre i più deboli e i più indifesi a lasciarsi circuire da personaggi in odor di mafia e ad assumere una 'sub cultura mafiosa' con i conseguenti comportamenti privi di alcun riferimento alla legalità, al bene comune e tantomeno all'appartenenza ecclesiale". "Sull'esempio del Beato Puglisi conclude la Curia occorre vigilare costantemente e lavorare intensamente mediante una sistematica opera evangelizzatrice nella formazione delle coscienze perché anche all'interno delle realtà ecclesiali possa essere percepita l'assoluta incompatibilità tra la fede e la mafia".
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