Cultura Modica

Oggi è San Giorgio. Ma chi è San Giorgio?

Ci scrive Pierpaolo Galota, salesiano di Don Bosco



Modica - Il 23 aprile di ogni anno Modica festeggia il suo Santo Patrono: San Giorgio Martire. Ma chi è san Giorgio? Cosa si sa su di lui, sulla sua vita? Come viene rappresentato nell’arte?
Premesso che San Giorgio è sì il patrono della città, va detto pure che non è il solo titolare del Duomo, in quanto divide la carica con Sant’Ippolito Martire. Essendo patrono della Città, è stato inserito nel Polittico di Benardino Niger, questo per due motivi il primo esaltare la figura del Santo e secondo mettere in rilievo figura dei conti che al tempo governavano la città, ed erano molto devoti al Santo patrono delle Crociate.
Ma in realtà chi era San Giorgio?
Della vita di questo santo si sa molto poco, il suo culto venne introdotto in Occidente dai Crociati che ritornavano dalla Terra Santa, dove era conosciuto e venerato fin dai primi secoli. La sua figura nel corso della storia è stata arricchita di tante leggende e storie:
San Giorgio è forse il santo la cui figura, più di quella di ogni altro, è stata arricchita nel corso dei secoli di elementi leggendari dall’entusiasmo e dalla venerazione popolare, tanto che è difficile distinguere il vero dal falso. Ha ucciso un drago, ha subito il martirio, ha operato miracoli per i crociati, è divenuto patrono dell’Inghilterra. [...] In realtà si sa pochissimo di vero, tanto che in seguito alla riforma del calendario liturgico approvata da Paolo VI nel 1969 il suo culto da mondiale è passato a locale.1
L’unico problema su questa figura sono le leggende, che sono numerose, molte sono tradizionali e legate alle città, basti pensare che in Sicilia sono diverse le città che hanno almeno una chiesa dedicata a San Giorgio, come per esempio la vicina Ragusa Ibla, e ogni città possiede una propria tradizione legata alla vita del Santo. La leggenda modicana vuole che San Giorgio sia S. Margherita, la leggenda narra che lei sia stata liberata dal ventre del drago, ma la leggenda popolare l’ha identificata con la principessa salvata da S. Giorgio.
La leggenda modicana recita così:
«La notte copre le vie e le case della città di Modica. E per il cielo si sente come un fremito d’ali. Poi, nella viuzza vicina: un forte rumore di zoccoli sui selci di duro calcare annuncianti il passaggio di un cavallo in corsa furiosa ... “Nonna, cchi è?”, udiamo chiedere da un bimbo impaurito che fa ritorno verso casa attaccato con le mani alla lunga gonna d’una donnetta col capo e le spalle avvolti in un nero scialle. “Nun ti scantari! È San Giorgi”. Gli viene assicurato. “Il Cavaliere che ha sempre quattordici anni. In questa notte ed ogni anno, passa di là dietro per recarsi in visita a Santa Margherita, la piccola e bella sua Zita”».In realtà la tesi più condivisa su san Giorgio è quella che dopo la morte del padre, il giovane Giorgio, già soldato, si mise in viaggio durante il quale incontrò e uccise il drago che tormentava una principessa, che era stata offerta in sacrificio. Il suo martirio, quasi sicuramente, è stato compiuto sotto Daciano, un imperatore persiano, altri studiosi pensano sotto Diocleziano, per il fatto di essersi dichiarato apertamente cristiano e aver donato i suoi averi ai poveri. Anche il suo processo martirio è avvolto dalla leggenda:
Fu messo in carcere dove gli apparve Dio che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e altrettante volte la resurrezione. Tagliato in due da una ruota irta di chiodi e spade, risuscitò e convertì il magister militum Anatolio e i suoi soldati che per questo furono uccisi.
È certo che il suo martirio è stato compiuto prima dell’Imperatore Costantino, certamente a Lydda in Palestina. «Subì il martirio nel 303 d.C. circa (per alcuni studiosi nel 284 o nel 249-251), decapitato probabilmente nella città di Dispolis».5
Anche se le fonti non sono molto certe sulla vita di questo santo, non va dimenticato che a S. Giorgio sono state dedicate chiese e monasteri non solo in Italia, ma anche in Europa, e poi il suo culto soprattutto si è sviluppato nella sua terra di origine la Palestina.
Cosa può insegnare San Giorgio ancora oggi ai cristiani?
Una risposta a questo interrogativo la possiamo trovare in un Discorso di San Pier Damiani viene presentato come un militare, che lascio il servizio militare da tribuno passò alla milizia cristiana. Egli viene descritto come un valoroso soldato che si prodigò all’aiuto dei poveri, liberandosi dei beni terreni per arricchire la corazza delle fede. San Pier Damiani lo presenta come il «guerriero di Cristo [...] [che] combatté contro il re dell’iniquità».6
La vita di San Giorgio rappresenta il bene che vince sul male, la luce che vince sulle tenebre. Il culto a san Giorgio è frutto delle crociate e quindi della vittoria dei soldati cristiani contro le truppe musulmane, ma rappresenta anche il combattimento quotidiano di ogni cristiano contro il male. Il messaggio che questa vita trasmette ancora oggi la speranza che non abbandona nessun uomo, che la battaglia contro il male e contro le tentazioni si può vincere, perché chi ha Cristo ha tutto. San Giorgio è l’esempio di colui che combatte il male, il drago, ponendo la fiducia in Dio, che è l’armatura duratura, di cui ogni cristiano è rivestito.
Nessun’arma terrena è efficace se non si pone la fiducia in Dio, specialmente nella lotta per i Valori, nemmeno un elmo di argento è utile, perché «solo presso Dio può esserci l’elmo perfettamente sicuro [...] l’armatura divina, da cui ogni male viene respinto, diventa una benedizione per il [...] popolo».
Come viene rappresentato nell’arte?
L’arte ha dedicato ampio spazio alla figura di questo Santo. In tutte le fasi della storia dell’arte gli sono state dedicate: pitture e sculture. Gli elementi iconografici che si legano alla figura del santo sono in particolare: il drago, il vessillo crociato, la principessa e il cavallo.
In questo un esempio è Modica che all’interno del duomo possiede diversi elementi riconducibili alla vita del Santo, vi sono elementi nel tabernacolo dell’altare centrale, in stile barocco, in argento intarsiato, che ritrae san Giorgio a cavallo che sta per uccidere il drago. Sempre nella zona dell’altare centrale vi è il grande Polittico del Niger, qui nel primo ordine, partendo dal basso a sinistra, vi è una scena dedicata a San Giorgio. Nella tela vediamo raffigurato San Giorgio a cavallo, si tratta di un’immagine classica, che uccide il drago8 simbolo del male, sulla destra una donna in preghiera, salvata proprio dal Santo, in lontananza si vede una città e delle persone in cammino, e su quasi la totalità della tela campeggia un grande sperone roccioso. San Giorgio è rappresentato in abiti cavallereschi, con una armatura color oro, il mantello porpora simbolo di regalità e del martirio; anche il cavallo è imbardato con strisce di colore rosso che spiccano sulla groppa bianca. La donna dall’ abbigliamento risulta essere una nobile, che richiama alla principessa che la leggenda vuole fosse stata salvata proprio da Giorgio di Lydia. Nello sfondo vi è un tramonto, giunto quasi alla fine, infatti verso il monte le nuvole iniziano a scurirsi.
Modica possiede anche un simulacro raffigurante il Santo Cavaliere, conservata nella cappella della navata destra del duomo, che la sera di Pasqua viene “scinnuta” e così esposta alla venerazione dei fedeli fino alla domenica successiva alla processione, alla fine dell’ottava viene conservata nella cappella in attesa della Pasqua dell’anno successivo. Il simulacro ritrae San Giorgio a cavallo che trafigge il dragone. Per quanto riguarda il simulacro:
«Da alcune informazioni orali raccolte, pare che sia stata costruita dopo il 1860 da un artista napoletano, esule a Modica ed ospite del can. Antonio Scifo (o Xifo). Presso la carretteria del medesimo (che fungeva anche da cantina e deposito per la legna), avrebbe utilizzato i materiali a disposizione. [...] i materiali utilizzati sono in gran parte del luogo (radice di carrubo per il drago, piccola botte per il ventre del cavallo, materiali plastici e di rivestimento diversi da quelli in uso nella città napoletana). Agli inizi del sc. XX fu donata dal canonica alla Basilica».

Concludendo la festa di San Giorgio a Modica è una tradizione lunga secoli, ricca di tradizione e elementi folkloristici conosciuti da sempre, che andrebbero di tanto in tanto rispolverati per tornare alle origini della festa e riscoprirne quella che era la pietà popolare che caratterizza le novene, le preghiere e i canti, religiosi e popolari.
Certamente quello che andrebbe sempre più riscoperto, oltre alla tradizione, è il messaggio che ancora oggi testimonia San Giorgio in questa società basata solo sulla economia e il possesso, lui ha dato la vita per Cristo e per la causa del Regno, non preoccupandosi delle ricchezze e degli agi.
A noi la scelta o festeggiamo solo per tradizione, esaltando San Giorgio come dio, o realmente cerchiamo di incarnare quello che è Cristo, così come lo testimonia s. Giorgio.
 


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