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Comiso: la straordinaria storia di Bianca, la colomba cieca. FOTO E VIDEO

Una storia bellissima



Comiso - Pesa appena 120 grammi e ha un anno e tre mesi circa. E’ completamente cieca, ma dimostra una fiducia e un affetto nei confronti degli esseri umani e in particolare per il suo padrone che le ha salvato la vita, davvero straordinari: lei si chiama Bianca ed è una colomba che un giorno del 2017 (precisamente il 17 settembre), è entrata nella vita e nella casa di Nuccio Ferrera, 53 anni, idraulico comisano, e non è più andata via. Un rapporto uomo-animale davvero incredibile: fra i due si è stabilita una simbiosi veramente eccezionale, qualcosa che è già difficile trovare con i comuni animali domestici, figuriamoci con una colomba selvatica entrata per caso in un appartamento. Nuccio Ferrera ci apre le porte di casa sua. Bianca è lì, appoggiata alla sua mano come un falchetto. E’ tranquilla, si fa accarezzare e tenere anche dagli estranei, anche da chi l’ha vista per la prima volta, come chi scrive questo articolo. Nuccio Ferrera vive in uno stabile che è appartenuto ai suoi genitori. Oggi, lo condivide con il fratello e con Bianca, divenuta la sua inseparabile amica: a lei, infatti, è dedicato tutto il suo tempo libero, le sue cure, il suo affetto, soprattutto da quando un brutto giorno, a causa di un avvelenamento, è rimasta cieca.

Nuccio, ci racconti com’è iniziata questa avventura.
“Era il 17 settembre del 2017 e io ero in casa. Era una domenica, lo ricordo benissimo. Da poco era morta mia mamma ed ero molto giù di corda. Mentre ero nella mia camera a guardare la tv, E’ arrivata dalla finestra del corridoio e si è appoggiata sul mio petto una colomba bianca, bellissima. Non ho avuto paura e ho iniziato a seguirla: si spostava, infatti, in diversi punti della casa, come per perlustrarla: è andata nel salotto, nella camera di mia madre, perfino in garage. Ho tentato, in un primo momento, di farla andare via, di liberarla, pensando che avesse perso l’orientamento e l’ho portata in terrazza. Dopo qualche tempo, però, è ritornata”.

Quindi all’inizio lei ha tentato di liberarla, ma che è successo?
“E’ successo che dopo quel primo tentativo di farla andare via, lei tornava periodicamente. A quell’epoca, infatti, era come se mi venisse a trovare, insieme ad un altro gruppo di colombe di cui lei sembrava essere il leader. Era già di per sé qualcosa di straordinario, però in quel periodo non si faceva prendere da me, veniva a farmi solamente visita”.

Com’è nato, allora, questo straordinario rapporto di fiducia che c’è oggi?
“Dunque, nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre del 2017, lei andava e veniva con il suo gruppo di colombe, ogni tanto passa da qui, si fermava, ci guardava e poi andava via. Il 23 dicembre, invece, è successo qualcosa. E’ arrivata sul nostro terrazzo e tubava in modo davvero strano. Poi, ha iniziato a vomitare. Si vedeva che stava malissimo e in quel momento si è fatta prendere da me. Io l’ho portata da un veterinario e lo specialista ci ha detto che si trattava di un avvelenamento e che il veleno che aveva ingerito avrebbe potuto ammazzare un toro. Molto probabilmente, infatti, si trattava di veleno messo sui tetti di qualche condominio, infatti non è rimasta nessun’altra colomba in zona, ne saranno morte almeno una ventina”.

Quindi lei si è preso cura di Bianca e l’ha portata in casa?
“Come reazione al veleno è diventata completamente cieca. Ma io non mi sono subito rassegnato e ho anche chiamato un veterinario oculista specializzato in volatili. Ma purtroppo, il professionista mi ha detto che sarebbe rimasta cieca al 100% perché il veleno le ha bruciato le cornee. Era già un miracolo che non fosse morta. Per tre mesi l’ho curata assiduamente, ogni due ore le davo gli antibiotici, anche di notte”.

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Come vive oggi Bianca?
“Ormai è un membro della famiglia. A causa della cecità, non esce più per volare in giro con le altre colombe e resta sempre con me. Si muove fra la cucina e il terrazzo. Le do il mangime, la porto a fare la toletta una volta al mese in un negozio per animali, per pulirle le piume, le faccio fare una ginnastica per non farle atrofizzare le ali. Le dedico una parte della mia giornata appena rientro dal lavoro, una volta l’ho portata anche in spiaggia. A volte, vengono a trovarmi gli amici e tutti rimangono stupiti. Anche alcuni veterinari l’hanno visitata dopo la sua guarigione e tutti concordano nel dire che è un miracolo che sia ancora viva. E’ un legame straordinario il nostro, a volte sembra quasi che mi aiuti, come se lei riuscisse a percepire il mio stato d’animo”.


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