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Covid, Usca scadute mentre crescono i contagi: sanità siciliana nel pallone

In ritardo di 2 anni gli impegni della Regione su infrastrutture, macchinari e personale ospedaliero

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 Palermo - La commissione Sanità all’Ars torna a puntare i riflettori sulla struttura commissariale per l’emergenza Coronavirus in Sicilia, presieduta dal governatore Nello Musumeci, proprio mentre le curve epidemiche risalgono (solo ieri oltre 7mila nuovi casi in tutta la regione). Gli esperti sono preoccupati dal punto di vista sanitario, visto che anche i ricoveri danno segno di ripresa, e amministrativo: a che punto è la riorganizzazione della rete ospedaliera, in quello che è stato frettolosamente definito come "post" Covid?

Non che i cronoprogrammi divulgati in passato siano stati rispettati alla lettera, ma stavolta i segnali che arrivano dal virus non sono affatto incoraggianti: si fa dietrofront e si tornano a togliere i reparti agli altri malati? Una prima risposta potrà arrivare martedì pomeriggio, dopo la riunione a Palazzo d'Orleans a cui parteciperà pure l'assessore alla Salute Ruggero Razza. Forse sapremo a che punto sono le annunciate dotazioni infrastrutturali in corso di realizzazione, in particolare sono in ritardo di 2 anni i nuovi pronto soccorso al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e all'ospedale "Umberto I" di Siracusa: due casi che, in realtà, rischiano di rappresentare solo la punta dell'iceberg di consegne rimandate anche in altri nosocomi dell'Isola.

E se i cantieri per il potenziamento degli ospedali sono in parte ancora aperti, non va meglio sul fronte del personale: lo scorso 30 giugno, infatti, sono scaduti i contratti dei lavoratori delle Usca. Alla luce del rinnovato allarme sanitario, le Asp hanno firmato per ora la proroga di un mese ma per il segretario regionale della Fimmg, Luigi Galvano «la macchina delle Usca, seppur operativa, funziona male: c’è troppo personale, con contratti ridotti a 12 ore settimanali anziché 24. Non si riesce a seguire i casi clinici come meriterebbero».


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