Ragusa – O sono disoccupati, o lo saranno molto presto i circa 723mila siciliani non vaccinati in età da lavoro che, a 3 giorni dal via al green pass obbligatorio, non hanno fatto ancora una iniezione contro il Covid. Per continuare a portare lo stipendio a casa, e non perdere prima o poi il posto, o cambiano idea al più presto o dovranno sborsare centinaia di euro al mese per eseguire il tampone ogni 48 ore. Folle agli hub, però, non se ne vedono proprio. E sì che il decreto nazionale parla chiaro: le giornate perse non saranno remunerate e non varranno ai fini pensionistici.
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In teoria i datori sono tenuti a richiedere il certificato verde pure a chi è in smart working, ma probabilmente qualcuno confida nei blandi controlli a campione e verifiche random, in cui tra l’altro regna l'anarchia. In dettaglio, nella fascia 20-29 anni i siciliani non vaccinati sono oltre 190mila (il 34% dei soggetti in target), ma buona parte ancora studia o cerca occupazione. Nella fascia 30-39 anni sono scoperti più di 166mila (29%); in quella 40-49 quasi 170mila (24%); diminuiscono leggermente solo tra over 50 ( 124mila, 17%) e 60 (73mila, 12%).
Ma, appunto, si tratta di lavoratori “potenziali”: nemmeno i sindacati, per la privacy, sanno esattamente se e dove sono impiegati. Persino Palazzo d’Orleans, che tiene la contabilità dei sieri, non ha idea di quanti siano i no vax fra i suoi 11 mila dipendenti. Lo scopriremo solo venerdì prossimo, 15 ottobre, quando i cittadini si recheranno in uffici e negozi. Forse in Sicilia - ultima per abitanti immunizzati in Italia – si sarebbe apprezzato qualche risultato se fosse stato imposto l’obbligo del pass pure per avere il reddito di cittadinanza: visto che ne usufruiscono ben mezzo milione di residenti, ecco che i conti tornano.