Sempre più connessi o disconnessi? Abusare del proprio telefono cellulare può creare una vera dipendenza da smartphone. L’avvento degli smartphone, e la loro progressiva onnipresenza all’interno delle nostre vite quotidiane, crea impatti tanto positivi quanto negativi. Un nuovo studio rivela che la fascia più colpita, sono i giovani e le donne.
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Cos’è la dipendenza da smartphone?
Gli italiani sono a rischio di sviluppare dipendenze patologiche anche da cellulare. La dipendenza da smartphone è più diffusa tra le donne e i soggetti più giovani, questo è il risultato di uno studio recente.
Complice il periodo del lockdown il nostro modo di relazionarci e di vivere si è modificato intrinsecamente. La tecnologia ha rivestito un ruolo fondamentale per il mantenimento delle attività lavorative e dei rapporti sociali, arginando al contempo la diffusione del virus. Ma se da un lato l’utilizzo dei dispositivi elettronici è diventato imprescindibile, dall’altro la necessità di rimanere connessi il più possibile per vivere ha creato i presupposti per generare una vera e propria dipendenza da cellulare. La diffusione capillare dei dispositivi tecnologici ha permesso allo smartphone di insinuarsi gradualmente nelle nostre abitudini: siamo talmente appassionati della nostra vita digitale che spesso questa tende a sovrapporsi a quella reale.
Merito dell’importanza sempre maggiore che attribuiamo allo smartphone, un potente strumento che sa essere meraviglioso e terribile, il cui utilizzo crea uno stato di coinvolgimento tale da dover essere controllato.
È per questo che un nuovo studio, condotto dai ricercatori del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dal titolo: “Smartphone addiction across the lifetime during Italian lockdown for COVID-19” ha voluto studiare il legame tra l’età e il sesso e l’utilizzo dello smartphone, per valutare possibili correlazioni tra dipendenza e disturbi mentali.
Il risultato, sebbene tarato su un campione ristretto, ha evidenziato come una vera e propria dipendenza sia diffusa soprattutto tra i più giovani e tra i partecipanti di sesso femminile.
Cos’è la dipendenza da smartphone?
Lo smartphone, per sua stessa essenza, oggi induce a ricorrervi più di quanto sia necessario, ma quando l’uso diventa continuo ed eccessivo, potrebbe sfociare in una vera e propria dipendenza da smartphone.
“Nomofobia”: questo il termine tecnico che si usa per indicare la dipendenza da cellulare, una paura di restare sconnessi dal “mondo”, o meglio quella che gli inglesi definiscono la Fear Of Missing Out, cioè la fobia di essere tagliati fuori. La nomofobia è un termine relativamente nuovo, che deriva dal greco -Ï•οβία e dall’inglese no-mobile e indica la paura di rimanere disconnessi, di non poter comunicare e di non avere accesso costante alle informazioni. Una pura che genera una vera e propria dipendenza che sfocia nel desiderio compulsivo di avere sempre con sé il cellulare. Le vere e proprie manifestazioni sintomatiche di questa dipendenza sono: sudore, tremore, battiti cardiaci accelerati e difficoltà di respirazione. Dipendenza allarmante per i più giovani, tra cui l’abuso del cellulare e dei dispositivi elettronici genera ansia, depressione, senso di fallimento e disordini del sonno.
Dipendenza da smartphone: i sintomi
Questa condizione presenta diversi livelli di dipendenza, che possono essere tanto controllabili quanto raggiungere picchi pericolosi, che necessitano di opportuni trattamenti medico-specialistici.
Più in generale, le forme di dipendenza da smartphone presentano alcuni comuni denominatori, come:
Ignorare le persone durante una conversazione; Avere una tendenza al controllo ossessivo delle notifiche, delle chat o dei social network; Temere di perdere informazioni; Presentare atteggiamenti compulsivi;
Manifestare malessere quando il cellulare è scarico o non ha linea; Addormentarsi ogni sera con lo smartphone in mano ed infine controllare le notifiche appena svegli.
Una persona smartphone-dipendente è più incline a trascurare i rapporti umani favorendo l’interazione digitale con il proprio dispositivo, quindi, in quello stato chiamato “phubbing”, parola anglosassone composta dai termini “phone-snubbing”, che indica quando un soggetto ignora le persone intorno, trascurando le attività sociali e continuando a prestare attenzione unicamente al cellulare.
Lo studio
Il questionario del CoEHAR è stato sottoposto a 1264 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 67 anni durante il mese di marzo 2020. Il 59,5% di questi era composto da donne. Il questionario è stato fatto circolare in tre città italiane, rappresentative del sud, del centro e del nord Italia: Catania, Siena e Ferrara.
Dallo studio è emerso che l’utilizzo erroneo dello smartphone e il relativo abuso sono più frequenti tra i giovani, specialmente se donne. Circa dopo i 40 anni, la curva di dipendenza si sposta maggiormente vero i partecipanti di sesso maschile.
Ad oggi non esistono molti studi con cui comparare i risultati del questionario. Sappiamo però, grazie ad alcune ricerche internazionali, che esistono differenze nell’uso del cellulare tra uomini e donne: infatti, i soggetti maschili, soprattutto in giovane età, utilizzano lo smartphone per rilassarsi e svagare (ascoltare musica, giocare, ecc), mentre le femmine lo sfruttano per comunicare e rimanere connessi ai propri account social.
Durante il lockdown, il bombardamento di stimoli a cui gli italiani sono stati sottoposti ha generato comportamenti identificabili come vere e proprie dipendenze. Secondo quanto emerso dal questionario, infatti, circostanze che impediscono le interazioni sociali convenzionali aumentano il rischio di incorrere in comportamenti patologici e dipendenze da dispositivi elettronici. Dati allarmanti che possono servire per studiare schemi e connessioni tra dipendenze e disturbi mentali.
Le conseguenze sulla nostra psiche
Un uso scorretto degli smartphone, dunque, invece di incentivare le relazioni umane tende a isolare, rendendo più introversi e meno inclini ai momenti di socializzazione, che arrivano addirittura a rappresentare una distrazione dall’uso del cellulare. Oltre ad incrinare i rapporti umani, la dipendenza da smartphone favorisce la comparsa di disturbi del sonno, unita ad un’accentuata propensione a rendere pubblico ciò che è privato. Isolamento, ansia, stress, depressione e solitudine accompagnano chi soffre di dipendenza da smartphone, il cui malessere è più marcato quando l’oggetto della dipendenza non può essere usato, o quando gli eventi esterni rappresentano un diversivo dal suo utilizzo.
Secondo quanto sostenuto da Pasquale Caponnetto, docente a contratto di psicologia clinica e clinica delle dipendenze presso il Dipartimento di Scienze delle Formazione dell’Università di Catania e coordinatore del CPCT – Centro e Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania: “Lo smarthphone ci ha uniti in un momento delicato e ci ha ingaggiato (per usare un termine d’uso frequente) generando in sua assenza delle sintomatologie simil abbandoniche a cui la psicologia dovrà rispondere con soluzione terapeutiche più che innovative relative al trattamento delle dipendenze”.