Benessere Vaiolo delle scimmie

Vaiolo delle scimmie: cosa dicono gli esperti

Il pericolo è che il virus non si trasmette più solo dall'animale all'uomo, ma vi è un focolaio di trasmissione tra gli uomini

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La diffusione dei casi legati al vaiolo delle scimmie desta nuove preoccupazioni da parte degli esperti. Andrea Crisanti direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, all'Adnkronos Salute spiega: "Di serbatoi animali di Monkeypox virus ce ne sono tanti. In genere quasi tutti i roditori possono trasmetterlo". Che anche in Europa si creino serbatoi animali di questa malattia "sarebbe il rischio maggiore, perché renderebbe il virus endemico da noi". In particolare secondo il virologo l'unica possibilità veramente da evitare è che i "roditori europei diventino serbatoi animali del virus del vaiolo delle scimmie". 

In un'intervista rilasciata a Primocanale, il direttore delle malattie infettive dell'ospedale Galliera di Genova, Emanuele Pontali, riguardo all'origine del virus spiega che i veri portatori del virus delle scimmie in realtà "sono i prodotti della fascia equatoriale africana, come alcuni scoiattoli selvatici e quello che sta diventando famoso: il topo gigante del Gambia". L'infettivologo spiega che l’infezione trasmessa da questo animale all'uomo nelle città che si sono sviluppate ai margini della foresta potrebbe essere avvenuto a causa di un contatto "con l'animale vivo o morto o durante la caccia o per ragioni di residenza". Il pericolo in questo momento nasce dal fatto che il virus non si trasmette più solo dall'animale all'uomo, ma vi è anche un focolaio di trasmissione tra gli uomini per effetto ad esempio di "vacanze, ferie di persone che erano, per turismo, alle Canarie". A generare il focolaio, secondo l'infettivologo, è stato qualcuno che è arrivato lì nella fase di incubazione, ha trasmesso il virus e quindi c'è stata una amplificazione di casi.

L'infettivologo Matteo Bassetti All'Adnkronos ha spiegato che la diffusione del contagio è globale. Il direttore Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova chiarisce che: " Se mettiamo insieme i casi confermati con i sospetti, sono 400 in poche settimane in 25 Paesi del mondo". E ancora: "In pratica tutti i Paesi evoluti dal punto di vista sanitario hanno riportato dei casi e chi ancora non l'ha fatto lo farà a breve. I contagi iniziano a essere significativi e il fenomeno è destinato a crescere ancora, perché il tempo di incubazione di questa infezione arriva a 3 settimane e poi ci saranno i contagi da contatto. Complessivamente si sta agendo bene, il livello di allerta si è alzato e anche i cittadini si fanno vedere dai medici in caso di strani rush cutanei". In ogni caso, secondo Bassetti, la gestione di questo fenomeno sulla scorta della lezione del Covid "è avvenuta in maniera attenta". 

Vaiolo delle scimmie: quanti casi al mondo? 
Al momento, dal primo annuncio nel Regno Unito il 7 maggio scorso, hanno ricevuto conferma più di 400 casi di vaiolo delle scimmie dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).


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