Scicli - L’incastro.
Resterà sotto sequestro ancora a lungo la casa di via Manenti della famiglia Sgarlata Ottaviano dove domenica 12 maggio è stato trovato senza vita il corpo di Peppe Ottaviano, il 40enne ucciso in circostanze ancora da chiarire.
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L’abitazione dove l’uomo viveva con la madre, una professoressa in pensione, resta a disposizione degli investigatori: dei carabinieri, dei loro colleghi del Ris, il reparto scientifico, della Procura della Repubblica di Ragusa.
Manca l’ultimo incastro. Quello della repertazione scientifica che in maniera conclusiva infliggerà l’ultimo chiodo alle mani degli assassini.
Decine, centinaia di reperti sono stati prelevati dai Ris nella casa di via Manenti. Alcuni di questi contengono la prova chiave che va processata con gli agenti chimici adeguati perché in maniera inoppugnabile si giunga all’identità delle persone che hanno colpito Peppe, gli ultimi che hanno avuto rapporti con lui.
Intanto gli inquirenti hanno scandagliato i profili social, Facebook innanzi tutto, di decine di persone che avevano relazioni con Ottaviano, ricostruendo la rete dei contatti, delle amicizie, delle frequentazioni. Una grande mappa con tanti grappoli che ora si dipana sul tavolo degli investigatori. Tutte le persone che hanno frequentato Peppe nell’ultimo periodo sono state interrogate e ascoltate almeno due volte. Siamo al secondo giro.
E nella ricostruzione di chi in queste ore dissimula “tranquillità” ben sapendo di avere le manette quasi ai polsi vi sono i presenti e gli assenti al funerale di Peppe Ottaviano, celebrato ieri nella chiesa di San Bartolomeo. Tutti schedati, tutti censiti: chi sul sagrato, chi a casa, a piangere. Lacrime finte.