Ragusa - Le discoteche possono riaprire, dopo l'ennesimo stop del 23 dicembre, ma chi ce la fa ad alzare la saracinesca dei locali più penalizzati in assoluto dall'epidemia Covid? Chiusi anche quando hotel e ristoranti, pur tra mille difficoltà, potevano riaprire. "Pure a volere rimanere aperti, con una capienza del 50% si riescono a stento a pagare i costi" lamenta Antonio Messina, presidente siciliano del Sindacato locali da ballo.
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Troppe spese: personale, bollette elettriche, Siae, affitto. Secondo i suoi calcoli, solo uno su 3 tornerà a far ballare il popolo della notte: forse in provincia di Ragusa il problema è meno sentito, ma nelle tre città metropolitane - dove si concentrano gran parte delle discoteche e dei night club dell’Isola - è un bel pezzo dell’economia locale a tener giù la serranda. Vero che per lungo tempo hanno potuto sopravvivere riciclandosi come pub e birrerie, ma restano la calca e il ballo in pista il core business del comparto.
A Catania ha chiuso l'Empire, simbolo della movida etnea dagli anni '70, mentre il Kajà è stato sfrattato per morosità. Sui portali online si vedono sempre più locali in vendita: new entry, su Subito.it, il Dancing club di Palermo e il Millenium di Terrasini. "Sul web non è raro imbattersi in discoteche cedute per pochi spiccioli - sostiene il presidente regionale della Federazione italiana pubblici esercizi, Dario Pistorio -. Locali che valgono 250mila euro svenduti a 50mila: è il risultato dei mesi di sofferenza".