Economia Arte e storia nel carrello

Cultura, -13% dal budget delle famiglie siciliane

Doppio taglio, a costi e lavoro: 99 euro l'anno la spesa media in Italia, 55mila posti persi nel biennio Covid

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/15-07-2022/cultura-13-dal-budget-delle-famiglie-siciliane-500.jpg Il Museo civico di Storia naturale di Comiso


 Roma - Sono 55 mila i posti di lavoro andati in fumo in due anni di pandemia nel settore cultura (pari al 6,7%), più del triplo di quanto accaduto nell’occupazione totale (dove la variazione negativa è stata del 2,4%). È il pesante bilancio dell’impatto del biennio Covid sul settore raccontato oggi 18/o Rapporto Annuale Federculture “Lavoro e innovazione: le strategie per crescere”, che fa il punto su due anni di pandemia, con focus sul tema occupazione. Una perdita di posti che è ancora maggiore nei settori della cultura “in senso stretto”, con picchi del -11%, e tra i giovani (under 35) con -12,6%. Al calo dei valori assoluti si associa la diminuzione della quota degli occupati in ambito culturale sul totale dell’occupazione, che passa dal 3,6% al 3,4%. Prendendo in considerazione solo il 2021, prosegue il Rapporti di Federculture, l’occupazione culturale è stimata in 771 mila unità con una presenza di donne leggermente più elevata rispetto al totale (43,9% vs. 42,2%). 

A livello territoriale, si lavora di più nell’ambito della cultura al Centro-Nord (82,3% vs. 73,5%), segnale del potenziale sottoutilizzo del grosso patrimonio artistico, storico e culturale del Mezzogiorno. Nel 2021 quasi la metà dei lavoratori in ambito culturale (47,3%) è laureato a fronte del 24,3% del totale occupati. Due anni di pandemia sono stati un vero e proprio ciclone devastante per il settore cultura. In particolare, nei campi dello spettacolo dal vivo (cinema, teatri e concerti), i numeri del biennio 2019-2021 sono allarmanti: -75% della spesa e crollo della fruizione con variazioni negative intorno all’80%. Non se la cavano molto meglio musei, mostre e affini con un calo della spesa delle famiglie del 26,6% e del 72% della fruizione. L’allontanamento degli italiani dalle attività culturali nel biennio ha toccato tutti i settori, ma in particolare quelle svolte fuori casa: - 81% di partecipazione al cinema, -85% teatro; -72% musei e mostre, tra -70% e -82% per concerti classici e di altro genere; -62% siti archeologici e monumenti. 

Una fuga che riguarda tutte le fasce di età, con particolare evidenza tra i giovani fino a 19 anni, e tutti i territori del Paese. La spesa media mensile delle famiglie italiane in ricreazione, spettacoli e cultura nel 2021 è stata di 99 euro. Un valore che cresce del 6% rispetto al 2020 (quando era 93,4 euro), ma che resta tra gli incrementi più bassi dei vari capitoli di spesa non alimentare. La spesa in cultura e ricreazione è infatti quella che si mantiene più lontana dai livelli del 2019 (-22% nel biennio 2021-2019).Se il biennio segnato dalla pandemia (2019-2021) è stato devastante per il settore delle attività culturali, primi segnali positivi si notano con l’arrivo del 2022. Il report spiega infatti che il primo settore a dare segnali di ripresa è il turismo che, seppure ancora lontano dai livelli pre-Covid del 2019, sta tornando a crescere: nel 2021, sul 2020, + 41% di arrivi e +39% di presenze e nel primo trimestre 2022 sono triplicate entrambe le voci rispetto agli stessi mesi dello scorso anno (oltre +200%). 

C’è poi il successo delle domeniche gratuite nei musei che in sole tre giornate (maggio-giugno-luglio) hanno riportato nei siti statali oltre 400.000 mila visitatori, o il Salone del Libro di Torino che ha avuto il record di presenze nell’edizione 2022 con più di 168 mila ingressi, ma anche il dato del Bonus Cultura per i diciottenni che, ancora in corso, conta 396.651 registrazioni per un valore di 65,7 milioni di euro che i giovani spendono in libri, concerti, musica, cinema.L’Italia, ad ogni modo, resta ancora divisa in due sul fronte dei consumi culturali, con il Sud che mostra i valori di spesa più bassi anche nel “biennio della pandemia”. Il quadro delle regioni per quanto riguarda la spesa media mensile delle famiglie in ricreazione, spettacoli e cultura durante il biennio 2019-2020 vede una diminuzione dell’incidenza della “spesa culturale” sulla spesa totale che passa dal 5% del 2019 al 4,1% del 2021, con variazioni negative in valori assoluti che superano anche il 30% con le punte massime di Calabria (-34,7%), Toscana (31%), Piemonte (-28,5%). A “tenere” di più nel biennio sono Abruzzo (-9,2%), Val d’Aosta (-12,5%), Sicilia (-13%) e Lombardia (-14,7%). Tra le “grandi”, il Lazio è solo 11/a (-21,2%) e il Veneto 14/a (-24,5%).


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