Economia Dissesto finanziario

Ravanusa e gli altri: «Arrangiatevi, i soldi sono finiti»

Mancano i fondi per ricostruire, anche nei comuni distrutti dal maltempo: l’ordine è tirare avanti con collette cittadine, sperando nella bontà di magnati

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 Ragusa - Avviso agli amministratori locali, le casse sono vuote. "Arrangiatevi, soldi non ce ne sono più" ha comunicato lapidario il capo della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina, in una chat di sindaci svelata oggi da Repubblica. Finché a Palazzo d’Orleans non si sblocca l'accordo che dovrebbe trasferire oltre 66 milioni di euro di fondi straordinari alla Sicilia, tocca ai comuni raschiare il fondo del loro barile per far fronte agli interventi urgenti; e provvedere a rimpinguarlo, anche tramite collette e aperture di fondi benefici. Diffidando, naturalmente, di quelle non riconducibili alle istituzioni.

Non solo Ravanusa: la crisi di liquidità, unita ai costi dei materiali e alla scarsità di ponteggi del post Covid, riguarda tutti i paesi dell’Isola semidistrutti negli ultimi mesi da cicloni e alluvioni in diverse province. Nella cittadina agrigentina la macchina della solidarietà locale s’è già messa in moto, da subito e spontaneamente, ma non bastano certo volontari e benefattori privati per ricostruire e mettere in sicurezza tutto e per sempre. "La maggior parte dei centri non ha le forze materiali per affrontarli" dice Mario Alvano, segretario generale Anci. La Ragioneria ha bisogno di tempo per predisporre i capitoli di spesa, ma  prima o poi i soldi dell'Ars arriveranno: il problema sono i tempi. In attesa dei quali, non resta che stringere i denti.


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