Scicli - Grande anno per la musica il 1977: uscivano “Anarchy in the UK” e “God save the Queen” (Sex Pistols), “Cocaine” (Eric Clapton), “Psycho killer” (Talking Heads),”Jammin’” (Bob Marley), “Stayn’ alive” (Bee Gees), “We are the champions” (Queen), “White riot” (The Clash), “Heroes” (David Bowie)! Ma anche, in Italia, “Com’è profondo il mare” (Lucio Dalla), “Napule è” (Pino Daniele), “Figli delle stelle” (Alan Sorrenti), “Il gatto e la volpe” (Edoardo Bennato), “Tutto il resto è noia” (Franco Califano),….
E usciva “Samarcanda”, di Roberto Vecchioni, con cui “il Professore” della musica italiana raggiungeva, dopo più di un decennio, il grandissimo pubblico.
Infatti Vecchioni - nato nel 1943 a Carate Brianze (MI), laureato in Lettere Classiche nel 1968 e docente di latino e greco nei licei - già dalla metà degli anni Sessanta aveva iniziato a scrivere canzoni per altri interpreti: per Morandi, Dallara, Patty Pravo, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti, I Nuovi Angeli (“Donna Felicità”, “Singapore”, “Anna da dimenticare”),… decidendosi a incidere in prima persona nel 1971 con “Luci a San Siro”, una dolente invettiva “contro le ipocrisie dell’ambiente musicale”.
E’ del 1973 la partecipazione a Sanremo con “L’uomo che si gioca il cielo a dadi” (ottavo posto); è del 1975 l’album “Barbapapà” (colonna sonora dell’omonima serie televisiva); del 1976 è il 33 giri “Elisir”, coi capolavori “Velasquez” e “A. R.” (cioè Arthur Rimbaud), dissimulati ritratti dello stesso Vecchioni, anarchico, poeta, navigatore, inquieto, libero.
Il 1977 è l’anno di “Samarcanda”, capolavoro che unisce un Oriente dalle forti connotazioni letterarie e borgesiane, suggestioni esistenziali classiche secondo le quali il protagonista – come Achille – non può sottrarsi alla morte (l’anno prima era morto il padre di Vecchioni) e un incalzante ritmo da ballata popolare irlandese (Branduardi suona il violino e Toni Esposito le percussioni): il clima è da fiaba (“oh oh cavallo”), ma da fiaba nera, “grottesca, sadica e cattiva come la morte che arriva con sadismo e sottile piacere”.
Nei decenni successivi seguiranno tante belle canzoni, di cui qui citiamo solo “Canzone per Sergio” (“Oh, Sergio, non ho tempo di scriverti/ ma d’altra parte non ti ho scritto mai”), “Mi manchi”, “Bei tempi”, “La mia ragazza”, “Ippopotami”, “Milady”, “Voglio una donna” (vincitrice del Festivalbar 1993), “El bandolero stanco”, “Blumùn”, “Sogna, ragazzo, sogna”, “Canzone per Alda Merini”, “Canzoni e cicogne”,…
Vecchioni scrive parattatticamente, per “accumulazione” (Jachia): nei suoi testi sono naturali i riferimenti a Omero e ad Ajace come a Eluard e a Pessoa, a Maratona, Toledo, Achab, Don Chisciotte, Ulisse, Dante, Saffo, Penna,… ma a ben vedere tutti i riferimenti sono pessoiani eteronimi, cioè autobiografici doppi, maschere dello autore stesso, che riprende situazioni stereotipate e personaggi noti per reinterpretarli e reinterpretarsi.
Vecchioni sa unire il lirismo e l’impegno (fra l’altro, con la moglie Daria Colombo sarà uno degli animatori dei “girotondi” di Nanni Moretti), la filologia e i grandi successi di pubblico, la cura della voce “Canzone d’autore” della Treccani e il candore del rivelarsi padre e/o figlio indifeso, i libri di racconti e i concerti .
Insomma, un artista completo che da quattro decenni si narra e ci narra.
P. S.
Nell’Anno Scolastico 1979-80 due seconde classi del Liceo Scientifico “G. Marconi” di Scicli si riunirono nella ricreazione (che allora durava 20 minuti) in un’aula per un memorabile concerto vocale, apparentemente estemporaneo ma a cui gli studenti si erano preparati per settimane: i pezzi eseguiti furono “La mia banda suona il rock” di Ivano Fossati, “Me nannu” di Brigantoni e “Signor Giudice” di Vecchioni.
I più acuti musicologi di scuola adorniana si interrogano ancora sulla incongruità della scaletta…
Foto Tonino Basile
View on ExposureRoom