Ragusa - Onore a Luigi Bernabò Brea. Una lapide a Camarina ricorda la sua lungimiranza per la tutela delle case rurali poi divenute museo. Lo scorso 2 giugno è stato il prefetto di Ragusa a scoprire, al museo di Camarina, una lapide commemorativa fortemente voluta dal direttore del parco, l'archeologo Giovanni Distefano, per ricordare Luigi Bernabò Brea, allora soprintendente di Siracusa, che favorì la conservazione del caseggiato rurale. Questo il testo della lapide: "Le case di Cammarana sorte alla fine del 1800 sui ruderi del tempio di Atena e della chiesetta di Santa Maria di Cammarana, furono conservate grazie a Luigi Bernabò Brea, soprintendente alle antichità della Sicilia Orientale (1942-1972), che mantenendo inalterata la masseria, ne favorì la conservazione quale elemento integrante del paesaggio con il voto del Consiglio superiore del Ministero della Pubblica Istruzione, 15 gennaio 1975, presidente Massimo Pallottino".
E a Ragusa proprio in questi giorni per un breve incontro con i vertici del Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa, che le dedicheranno una pubblicazione, la professoressa Paola Pelagatti, ricorda così la scelta di conservare l'antico edificio dove oggi c'è il museo di Camarina. "La scelta avvenne nel 1960, in una di quelle sue visite allo scavo nel corso della lunga campagna dell'inverno 1960-1961. Antonino Di Vita tre anni prima, nell'estate del 1958, con una decina di saggi aveva con grande forza riportato l'attenzione sull'abitato di Camarina e anche sul tempio e sull'interesse di esplorare l'area del santuario. Poi, come si sa, Di Vita fu attirato dal suo grande avvenire, il suo destino era altrove. Le case della masseria risalivano a due diverse proprietà, le famiglie Giuseppina Cassì - ing. Noto e Lucia Giglio, sposata al prof. Susino, che desidero ricordare entrambe per la loro grande amabilità e ricordare anche che per anni le case prossime al tratto sopravvissuto del tempio, furono chiamate le case Susino, dove appunto oggi si trova la direzione del parco".
La Pelagatti ricorda poi che "nelle iniziali previsioni, tali edifici dovevano essere demoliti, almeno per gradi, in quanto c'erano i fondi della Cassa del Mezzogiorno destinati allo scavo dei resti del tempio di Atena. Era questo lo scopo principale di quel progetto. Ma ci rendemmo conto che del tempio, oltre al tratto ancora in vista del muro della cella, rimaneva soltanto il taglio nella roccia corrispondente alle fondazioni degli altri tre lati. Un tempio in negativo. Fu presa dunque una decisione all'opposto delle previsioni, una decisione senza la quale quasi certamente non ci sarebbe il museo in questo punto simbolico di Camarina, il cuore della città". Quello del soprintendente Bernabò Brera inizialmente fu un suggerimento, una proposta, ma poi su l'ipotesi che passò, convinti di consegnare al futuro non solo una storia più recente, ma anche una struttura funzionale che ha reso Camarina polo d'attrattiva e luogo di suggestiva memoria.
La Sicilia