Scicli - Ci fu un avvenimento, circa quarant’anni fa, ripreso dalle telecamere di mamma rai, che ha avuto dell’incredibile. Un signore dai lineamenti tipicamente meridionali, forse un ibleo transumato a Milano, che so, forse sarà stato pure uno sciclitano, partecipò a quella famosa trasmissione che teneva incollati grandi e piccini al becco di un pappagallo. In studio conduceva Enzo Tortora, il programma era, invece, Portobello, il mercatino del Venerdì.
E chi non se lo ricorda.
Rispetto al fatto che a quei tempi c’erano solo due canali, la trasmissione del compro e vendo in diretta televisiva registrava ascolti da capogiro: trentamilioni di italiani appiccicati alla TV, ogni santo venerdì, in attesa dell’epifania, la parlata del pappagallo. Perché, diciamocela tutta, il vero protagonista di quel programma non erano gli annunci che andavano in vetrina e nemmeno gli stravaganti inserzionisti ma lui, Portobello, il pappagallo che parlava. Ma farlo parlare era veramente un’impresa. Poortobello! Poortobello! Poortobello! sussurravano i concorrenti, ma lui, il pappagallo, sembrava impagliato, immobile, insensibile al canto e alle serenate, fatto sta che non apriva mai il becco.
Torniamo, comunque, al nostro compaesano (forse), protagonista per un giorno di una puntata che nessuno di noi ha mai dimenticato. Una puntata che, per la portata della scoperta scientifica che più giù vi sveleremo e senza troppe raccomandazioni, entrò a pieno titolo negli annali della TV di Stato. Dicevamo, il nostro compaesano (forse), il signor Iacono, nel 1978 (o forse era il 1982), presentò un progettto che aveva dell’incredibile: far sparire la nebbia in Val Padana!
Iacono aveva una teoria tutta sua che partiva dal principio messo in pratica dalle massaie per liberare le stanze di casa intrise di fumo: si apre una porta e una finestra in modo da creare una corrente d’aria e così il fumo se ne va.
Più semplice di così, si muore.
Il signor Iacono spiegò a milioni e milioni di telespettatori che lo stesso si poteva fare con la nebbia in Val Padana; la porta da aprire già c’era, ovvero, il Nord Est che si affaccia sull’Adriatico, invece per la finestra occorrevano dei lavoretti: essendo la pianura padana circondata dalle Alpi a Nord e chiusa longitudinalmente dall’Appennino, il punto ideale dove aprire una finestra sarebbe stato il passo del Turchino in Liguria, spianandolo, in modo da creare una corrente d’aria in Val Padana impedendo la formazione della nebbia. Che dire, spettacolo. Nessuno aveva mai pensato a una soluzione così semplice ma utile per liberare definitivamente dal mal di nebbia la città di Milano e tutto il circondario.
Ne avrà dato filo da torcere il signor Iacono al povero pappagallo per farlo cantare: Poortobello! Poortobello! Poortobello! Silenzio quasi religioso nello studio di via Teulada e pure nei tinelli delle nostre povere ma oneste case che ospitavano le primissime tv a colori: Poortobello! Poortobello! Niente, il pappagallo non ne voleva sentire. Aveva voglia il signor Iacono a cambiare tonalità di canto, Portobello non replicava.
Un po’ quello che è accaduto in questi giorni a Scicli dopo la sentenza del processo Eco. Certo, non ci sarà stata la scoperta del secolo scorso proposta dal signor Iacono a trentamilioni di italiani in diretta tv. Non possiamo paragonare i due eventi. Ci mancherebbe. La sentenza, poi, e di questo ne siamo ontologicamente certi, distillata in un tribunale del sud Italia non potrà mai avere alcun effetto medicamentoso sulla nebbia della Val Padana. Ma sul fumo, sì. Perchè, Scicli, la città più bella del mondo, così la chiamò Vittorini e bla, bla bla, s’è ritrovata in sol colpo senza Mafia (era ora!) e con un discreto numero di inserzionisti, tutti come il famoso signor Iacono del mercatino del Venerdì, pronti a vendere la propria vanagloria, densa e nera più della nebbia che cinge d'assedio Milano e periferie, dalle vetrine dei social network, nella speranza che il pappagallo, stavolta, canti: Poortobello! Poortobello!
di Socrathe
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