Che fine ha fatto il maestro Peppe Vessicchio? Era questa la domanda che un po' tutti ci siamo posti durante la messa in onda del festival di Sanremo 2017. Lo storico direttore d'orchestra barbuto, faceva ormai parte della scenografia sanremese. Ci si era abituati a lui come ci si abitua ai ritornelli insipidi delle canzoni che ogni anno ci proprinano al festivàl o come ai fiori che immancabilmente ammorbano il palco più calpestato dai cantanti d'Italia.
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Peppe Vessichio, però, non c'era. Ha deciso di posare la bacchetta, scendere dal palco, ha salutato l'orchestra, ha preso bagagli e burattini e ha deciso di andare a vivere in campagna. E non per citare una famosa canzone di Toto Cutugno. Lui ci è andato per davvero. Ma non solo per godere di bucoliche giornate scandite dal lento ritmo delle stagioni, o per ritirarsi in una lussuosa magione di villeggiatura, bensì per fare esperimenti. In una masseria del Salento, così come anticipa il titolo del suo libro (scritto a quattro mani con Angelo Carotenuto), ha scoperto che "La musica fa crescere i pomodori" (ed. Rizzoli).
A Copertino, con la complicità di 7 agricoltori, il direttore d'orchestra, insieme al medico Michele Carone, nutre 4 ettari di terreno con sonate, rondò e frequenze pure. Vessicchio ha preso in esame tutti i fenomeni fisici del suono per dedurre in maniera empirica che tutte le composizioni di Mozart (ma anche alcune di Shostakovich e Bartok) producono effetti benefici sul suolo coltivato a pomodori e zucchine, dalle parti aeree arrivando alle radici.
Il sapore è più intenso, il profumo più penetrante. Un risultato simile, per quanto possa sembrare strano, è stato provato anche sulle mucche del Wisconsin: producevano più latte se ascoltavano Mozart.
I raccolti sono più ricchi, i vegetali più vigorosi e i terreni non hanno bisogno di alcun trattamento. nemmeno fitofarmaci durante la crescita, con grande stupore degli agronomi di zona. Mozart fa crescere i pomodori.