Ragusa - La nostra libertà termina dove comincia quella degli altri. Soprattutto se gli altri sono la maggioranza. E’ un principio elementare, costituzionale, democratico. Non entriamo qui nel merito delle “ragioni” dei no vax ma nel metodo dell’introduzione del green pass obbligatorio, per usufruire gradualmente dei servizi e dei luoghi pubblici della collettività. C’è libertà di pensiero e infatti nessuno gli impedisce di manifestare dissenso sui social, in tv, per le strade delle città, dove sfilano urlando senza mascherine. Nei video allegati mostriamo due momenti dei cortei andati in scena ieri pomeriggio rispettivamente a Palermo, Catania e Messina. Ma anche in altre città italiane - le vediamo nelle foto - si sono tenute dimostrazioni simili.
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Il vaccino non è stato reso obbligatorio per tutti, anche se pure San Tommaso c’avrebbe messo la mano sul fuoco che funziona: come si spiega altrimenti che ai casi, triplicati in Sicilia nelle ultime due settimane, non corrisponde altrettanto allarme nelle terapie intensive? Ma è inutile continuare a discutere: se non sono bastati a convincerli i 128mila italiani morti di Covid, appelli e testimonianze in lacrime di medici e infermieri in prima linea e la pazzesca situazione del lockdown vista prima solo al cinema, ormai sono irrecuperabili. Liberi, quindi, anche di non vaccinarsi. Non, però, di mettere a rischio la vita della maggioranza della popolazione che – piaccia o meno, altrettanto legittimamente – crede invece a ciò che raccomanda la scienza ufficiale.
Siamo in una democrazia e decidono i più, e i più – se ne facciano una ragione - vogliono vaccini e green pass. Ci sono delle regole in una società civile: sono tanti, a cominciare dalle tasse, i bocconi amari e reputati ingiusti che dobbiamo ingoiare per restare in quelle regole. Possiamo contestarli, cambiarli portando le istanze in Parlamento attraverso i nostri rappresentanti, ma non metterci fuori legge. L’aumento delle prenotazioni dei vaccini dopo l’introduzione del certificato verde dimostra che non tutti gli astenuti erano dei fanatici sostenitori della pericolosità dei sieri e della presunta dittatura sanitaria in corso sul pianeta.
La Sicilia ha vissuto la sfortunata coincidenza di registrare sul proprio territorio la metà di quella decina di decessi sospetti presuntivamente legati ai vaccini. Eppure ogni giorno, lo leggiamo nelle cronache, qualcuno - perfino giovanissimo - muore per un colpo improvviso: infarti, ictus, embolie, choc anafilattici. Allargandosi la platea dei vaccinati, è chiaro che sui grandi numeri possa accadere che uno di questi eventi fatali, che sarebbero comunque occorsi, si verifichi in un soggetto che una, due o tre settimane prima aveva ricevuto il siero. Tutte le autopsie hanno escluso correlazioni dirette, causa-effetto, ma indubbiamente l’eccessivo rimbombo mediatico ha spaventato.
Questo finora ha fatto prendere tempo a chi, in questi giorni, sta abbandonando invece le remore per recarsi all’hub che l’aspettava da mesi. Il green pass per muoversi tranquillamente e senza pensieri ha convinto tanti che, pur siero-scettici, evidentemente non erano così fissati e contrari per principio come i concittadini scesi in piazza. Libertà non è fare come cavolo ci pare. Il diritto alla salute pubblica è superiore, in uno stato democratico, al diritto del singolo al suo arbitrio, alla sua “autodeterminazione”. Siamo tenuti a credere alla scienza ufficiale e questa dice che bisogna vaccinarsi e che in questo momento il green pass è un’ottima misura anche in chiave economica.
E pensare che c’è gente che mette a rischio la propria vita attraversando il Mediterraneo per arrivare in Italia, anche per potersi curare se dovesse star male, visto che nei paesi del terzo mondo da cui proviene non c’è manco l’aspirina. A proposito, proprio l’aspirina, come tachipirina, antibiotici e altri farmaci - l’abbiamo già detto - hanno statisticamente più effetti collaterali dei vaccini anti Covid eppure tanti vi ricorrono indiscriminatamente, imbottendosi di medicinali alla prima insonnia o al primo dolore. Non commentiamo l’abominevole paragone del green pass - che promuove la salute e la vita - con leggi fasciste, basate sulla discriminazione razziale, che hanno umiliato e non certo difeso la nostra libertà. I no vax resteranno “liberi” di sfogarsi (da casa) tappezzando la Rete di ingiurie social finché il Coronavirus non si sarà estinto.