Cultura Modica

Federica Sortino, la scultura e l’identità

Federica Sortino, modicana, classe 1991, scultrice. Le sue opere alla ricerca dell'identità



Modica – La maschera e l’anima.
C’è una ricerca profonda di identità e di senso nelle sculture di Federica Sortino, artista modicana classe 1991 formatasi all’Accademia di Firenze.
Federica è una scultrice che usa il gesso armato facendo ricorso talvolta al bronzo per le sue opere.Armatura in ferro prima, modellatura in argilla poi e calco in gesso infine per dare forma e vita a corpi nudi, a volti enigmatici, a persone che dondolano sospese in uno spazio etereo, dilatato.

C’è un tema ricorrente nelle opere di Federica Sortino ed è contenuto in un interrogativo: quale maschera sceglierà l’anima per dare sostanza e corpo alla propria vita sociale?
Nella sua opera forse più bella, intitolata “Ego”, una giovane donna nuda specchia il proprio volto su una maschera che con gesto amletico tiene in mano.

Quanti frammenti del sentire dell’anima riuscirà a interpretare quel volto così provvisorio?, sembra chiedersi la protagonista dell’opera che in un gioco di citazioni fisiche sembra essere la stessa artista.
Federica si è laureata con una tesi sulle maschere di Luigi Pirandello, ed “Ego” non a caso chiede alla maschera-specchio che ha davanti quanti pezzi frastagliati di anima riuscirà a mettere in scena.

L’altra opera rappresentativa della poetica di questa giovane donna, che è anche moglie e madre con una esperienza di maternità vissuta con l’impegno di chi non si arrende alle avversità, fino al punto da creare insieme ad altre mamme un’associazione di genitori di bimbi con autismo e disabilità, si intitola “Anima e corpo” e raffigura il volto di una donna con un copricapo su cui sono intessute tre medaglie in bronzo. Sono il coraggio, la libertà e il viaggio, tre strumenti di ricerca della propria essenza.

E si arriva per caduta alla terza opera rappresentativa del cursus poetico di Federica, stavolta in terracotta patinata. È un uomo nudo, con le gambe e le braccia mancanti, tronche, che riesce a vivere in equilibrio per quanto in apparenza privo di sostegno. Si intitola “Centro di gravità permanente” in omaggio al pensatore armeno George Gurdjieff, cui si è ispirato Franco Battiato nell’omonima canzone. È un uomo che nella lotta contro le maschere si è spezzato, e tuttavia spezzandosi si è centrato.
Come?
Vivendo qui e ora, spogliandosi di tutto, delle maschere indossate per convenzione, e trovando la propria dimensione di libertà e verità nel mondo.
Quanto, Federica, quest’uomo rappresenta te?
“Sono mamma, sono moglie, sono donna. Dopo anni di meditazione, ricerca, riflessione, oggi sono io e celebro la nuova me e la mia voglia di vivere”.
Federica realizza medaglie celebrative in bronzo stampate alla Fonderia Picchiani e Barlacchi di Firenze, scolpisce opere a tema religioso per edifici di culto, e fa disegni a sanguigna, in grafite, carboncino.
Vive nella campagna modicana davanti a una linea di orizzonte che ogni sera fa del tramonto una nuova poesia.


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