Cultura Anniversario

Sebastiano Tusa, l’Indiana Jones siciliano morto sfidando l’ignoto

Sebastiano Tusa, cinque anni fa la morte in un incidente aereo. Il nostro ricordo dell'uomo e dell'archeologo



Cinque anni fa ieri, in un incidente aereo in Africa, è morto l’archeologo di fama mondiale Sebastiano Tusa. Tusa era in quel momento assessore ai beni culturali in Sicilia.

Il nostro ricordo di allora.

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C'è qualcosa di profetico nella morte, improvvisa, tragica e straziante di Sebastiano Tusa. La profezia che si materializza con la sua scomparsa è quella dell'uomo che sfida l'ignoto, che cerca il non conosciuto, e attraverso questa ricerca rischia la vita. 

Sebastiano Tusa aveva superato due interventi chirurgici per tumore, al colon e ai polmoni, e dopo la chemioterapia -che gli aveva fatto perdere i capelli- si immergeva in mare, riprendendo il lavoro di ricerca archeologica subacquea.

Una sfida alla malattia e alle avversità, alla condanna che il destino sembra assegnare quando la diagnosi è infausta. Come se la consapevolezza di un tempo limitato avesse accelerato in lui un bisogno di conoscere, di cercare, di mettere in moto tutte le leve della curiosità scientifica.

Tusa è stato un Indiana Jones siciliano, pronto a rischiare pur di sapere, dedito al suo lavoro con amore invidiabile. Ha fatto ciò che gli piaceva, lo ha fatto con passione, trasporto, abnegazione, lasciando l'ospedale e i cicli di chemio, la broncopolmonite e i ricoveri, per tornare a indagare. In mare, dove si immergeva, e lungo i frastagliati sentieri dell'archeologia.

È morto - ci sia consentito- nella maniera più feroce e coerente possibile, per un uomo che del sapere aveva fatto una missione. Andando in Africa, a portare in un convegno mondiale Unesco la propria testimonianza.

Che oggi brilla, insopprimibile.

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La seconda foto è di Luigi Nifosì. 


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