Roma – Il ministero delle Politiche agricole ha bocciato 31 progetti siciliani ritenuti strategici, che riguardavano i sistemi irrigui dei Consorzi di bonifica. Bassa qualità dei progetti presentati, rapporto malato di Palazzo d’Orleans col governo centrale, scarso coinvolgimento dei Comuni e farraginosità della macchina amministrativa: quale che sia il motivo, sono quasi 450 milioni che prenderanno un’altra strada. Il problema non è però solo politico ma anche tecnico: basta infatti il mancato rispetto di uno solo dei 23 criteri previsti per essere esclusi.
Siamo da capo a dodici: da una parte le imprese, dall’altra le istituzioni. Per i prossimi bandi «i comuni siciliani si ritroveranno a competere con quelli del Nord - dice Luca Bianchi direttore della Svimez - ma hanno le risorse per avere una progettazione che possa reggere al confronto?» La partenza, in sostanza, non avverrebbe a parità di condizioni economiche. Dario Cartabellotta, direttore generale del dipartimento alle Risorse agricole della Regione siciliana, rigetta invece questa visione.
«Conosco tutti quei progetti - afferma - e la quasi totalità rispettava i requisiti della cantierabilità. Di più: presentavano criteri di premialità in quanto destinati a zone interne con caratteristiche di siccità e rischio desertificazione. Ci dovranno spiegare, visto che non l’hanno fatto, perché dove piove di più e c’è meno bisogno di irrigazione arrivano i soldi del Pnrr». Un po’ come le motivazioni delle sentenze: una volta emesse, inutile piangere sul latte versato.