Economia Agroalimentare

Sicilia prima per colture biologiche, ma i soldi li fanno gli altri

I ricavi economici della filiera bio non sono a chilometro zero

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 Ragusa - La Sicilia è la prima regione italiana per superficie coltivata a biologico: con 370mila ettari su un totale di 1,4 milioni di superficie agricola utilizzata può contare, secondo i dati Qualivita, su 153mila aziende agricole e un valore alla produzione di cinque miliardi. La regione che fornisce il 60% della produzione agrumicola nazionale totalizza 66 prodotti Dop e Igp tra agroalimentare e vitivinicolo. «In Italia un ettaro su cinque coltivato a biologico si trova in Sicilia – dice il direttore della fondazione, Mauro Rosati –. Un agricoltore su 7 lavora sull’Isola ma meno di un preparatore su 10, significa che gran parte del prodotto bio siciliano viene trasformato in altre parti dell’Italia o all’estero e quindi non riesce a prendere tutto il valore del biologico».

Forse sarebbe importante una riflessione su come mettere insieme le filiere bio e quelle Dop e Igp, per far rimanere la ricchezza nella terra d’origine della materia prima. Questa viene poi trattata e commercializzata altrove e il fatturato non ricasca sull’Isola, né vi viene reinvestito. Peccato perché i giovani della generazione Z, i cosiddetti “millenials”, prediligono il cibo locale e si mostrano sempre più sensibili ai temi ambientali. Soprattutto i siciliani. Intervistati dall’istituto AstraRicerche, considerano la ristorazione un settore fondamentale dell'economia (76%), in grado di dare lavoro (73%, in Sicilia il 75%) e promuovere prodotti alimentari speciali per qualità e tipicità (64%, in Sicilia 66%) ma a prezzi ragionevoli (61%, in Sicilia 65%).


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