Cultura Socrathe

Max Gazzè e il giornalista con la penna Bic

Leggendo Ragusanews...

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Scicli - Leggo gli articoli del web in modo veloce e disinteressato; in genere faccio sempre così; questo, invece, l'ho letto tutto con calma e senza saltare righe o paragrafi.  Forse, sarà stata la voglia di fare un giro gratis sulla macchina del tempo di Ragusanews, forse l’inclinazione naturale al vintage, o forse altro ancora, sta di fatto che l’articolo di Max Gazzè l'ho letto, e mi sono pure arricreato. Il giornalista era poco più che un ragazzino, lo si vede in foto, la seconda pubblicata. Manco me lo ricordavo coi capelli col ciuffo. Un picciriddo era. Lo stile di scrittura, però,  è pressoché uguale a quello di oggi: Savà Giuseppe, detto Peppe, è un cronista nato, c'è poco da dire, un narratore d'altri tempi!

Savà, da buon fotografo letterario, riesce a impressionare l'attimo della storia sul negativo della sillabe. Ed è un piacere leggere le sue cronache.

Scrive poco, oramai, l'ex ragazzo del 1998, novello giornalista, allora.

Ed è un peccato, un vero peccato.

Scrivo questo perchè il giornalismo, specie nel web, ha davvero venduto l'anima dei contenuti al regno del banale e dello scontato; con conseguenze più letali e drammatiche del non rispetto dei codici di grammatica e ortografia. L'asinitudine, oramai, è un reato depenalizzato. Nessuno ci fà più caso agli errori di scrittura. Anche perchè saranno rimasti in pochi, sul web, a riconoscere un'errore. Appunto, “un’ errore” si scrive staccato, così  –un errore- e” fà”, terza persona singolare del verbo fare all’indicativo presente, si scrive senza accento, così – fa-. 

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Ma chi ci bada più ai precisi doveri della lingua italiana scritta. Siamo seri. A che serve saper scrivere bene nel 2012? Quanti apprezzerebbero?  Molti ex giovani giornalisti hanno scordato anche come s'impugna una penna Bic, figuriamoci una stilografica. Era una metafora, comunque. L'utilizzo della penna per lo scrittore, ovvero il rispetto delle regole grammaticali e linguistiche in genere, traccia una vera e propria linea di confine, una sottile linea rossa, ma anche nera o blu, che separa il mondo antico dal moderno.  

Ecco perché sostengo che è un peccato che Savà non scriva più. Lui è un giornalista che utilizza ancora la penna, quella della metafora di prima, quella dello scrittore vero, per narrare le cronache dei tempi nostri. Ma anche di quelli passati.

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Tralasciamo la sua formazione letteraria, ferma a centinaia di copie del mensile Quattroruote lette in vita sua. E ricordate a memoria, pagina per pagina.

Scherzi a parte, ma la storia del Quattroruote è vera, è una delizia leggere gli articoli di Savà. Per tutti, per i grandi che amano il dolce stil vintage della letteratura e pure per i piccini, o presunti tali, insomma quelli che stanno crescendo col telecomando della Nintendo Wii trapiantato al posto delle mani, e che hanno bisogno, più di tutti, di buoni maestri di scrittura, e perchè no, di letture. Per crescere sani e belli, fuori e pure dentro.

Una cosa è certa, il cronista sciclitano si tiene ancora in allenamento: per il momento è a uso e consumo di pochi, ma le sue apparizioni in privato ci fanno ben sperare per la produzione di cronache scritte bene, destinate, lo spero, al grande pubblico del web e di ragusanews. Punto com.


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