Attualità Lotta al Covid

Sicilia, terza dose al via da lunedì: quello che sappiamo sugli effetti

Scaduti 8 mesi scatta il richiamo “addizionale”, sicuro anche senza prove: per la scienza basta l’esperienza dei vaccini precedenti

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 Ragusa - In Sicilia le terze dosi di vaccino anti Covid partono ufficialmente lunedì prossimo, 20 settembre, dai pazienti trapiantati, oncologici, immunodepressi e ultra fragili: l’ha annunciato ieri sera l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. In Italia e in Europa si comincia in questi giorni ma negli Usa è già realtà da metà agosto, tant’è che lo chiamano “booster”, ovvero un richiamo di quelli annuali come per l’influenza: questo è il destino che attende il Coronavirus. Nella fiala c’è la stessa identica soluzione iniettata le altre volte, che serve appunto a “richiamare” nell’organismo anticorpi diminuiti di numero, proteggendolo meno nel tempo.

Un meccanismo tutt’altro che inedito in immunologia (anche il vaccino contro il papilloma, ad esempio, contempla tre dosi in massimo un anno e mezzo), se non che il siero anti Covid - dal momento che Ema e Aifa, ancorché lo raccomandino vivamente, lo considerino ancora sperimentale - ha incontrato una serie di resistenze impreviste, ma facilmente prevedibili adesso. Il programma prevede che anche chi ha avuto Astrazeneca o J&J riceva uno dei due sieri mRNA autorizzati: Pfizer dai 12 anni in su, e Moderna dai 18. Si dovrà partire in quarta perché ai pazienti a rischio il richiamo aggiuntivo dovrà essere somministrato a 28 giorni dal secondo, o il prima possibile se il tempo è già trascorso.

E’ questa apparente approssimazione e faciloneria a insospettire anche alcuni vaccinati: la preoccupazione è ovviamente per gli eventuali effetti collaterali “scampati” finora. Alcuni virologi consigliano di effettuare prima (a proprie spese) un test sierologico per appurare quantità di anticorpi e, se adeguata, eventualmente posticiparla. L’osservazione empirica degli eventi avversi è in corso, ma l’esperienza passata dice che non dovrebbero esserci complicazioni percentualmente maggiori o più gravi delle pochissime segnalate finora al mondo.

Negli States un rapporto del Centers for Disease Control su queste prime settimane rileva «spossatezza, dolori muscolari» localizzati soprattutto al braccio, e altri sintomi come mal di testa e febbre «dal lieve al moderato»: ripercussioni più serie «sono possibili ma molto rare». Gli esperti affermano con sicurezza che il rinforzo è indispensabile per dare il colpo di grazia al virus e che i benefici continuano a superare di gran lunga i pericoli a cui espone l’infezione. Almeno per i super fragili, che faranno un po’ da “laboratorio” per i più giovani.


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