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Vaccinarsi da positivi, senza saperlo: cosa dice la scienza

La medicina tranquillizza su eventi avversi, al netto delle differenze di salute individuali

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 Roma - Chissà quante persone, in Italia e nel mondo, si sono vaccinate con prima, seconda o terza dose di vaccino anti Covid senza sapere di essere positivi, perché asintomatici al momento dell’iniezione. Alcuni non hanno mai scoperto di avere già il virus in circolo in corpo (adducendo magari febbre, dolori articolari, debolezza e tosse a una reazione post vaccinale) o l’hanno scoperto solo giorni dopo, quando hanno sviluppato i sintomi e riscontrato la positività sul tampone. Le reazioni a questi sieri, alla loro efficacia come al loro impatto sull’organismo, sono molto individuali: l’eventualità della “doppia dose” di anticorpi simultanea (da vaccino e da virus) non è stata ancora approfondita con tempi e modi sufficienti perché le risposte fornite meritino il bollino di scientificità al 100%. È proprio per la mancanza di letteratura in merito che non c'è l'indicazione di fare un tampone nasofaringeo prima di vaccinarsi.

Su alcuni punti c’è però condivisione nella comunità scientifica e, in attesa di ulteriori riscontri, la medicina tranquillizza quanti temono emorragie, trombosi o altri effetti collaterali per mix di dose e virus. Intanto va detto che le due risposte anticorpali sono diverse e il rilascio di anticorpi da vaccino avviene dopo circa 15 giorni dalla somministrazione, dunque si farebbe anche in tempo a negativizzarsi nel frattempo o ad aver comunque scongiurato gli effetti gravi della malattia. "Anche se la variante Omicron è molto contagiosa e particolarmente paucisintomatica - spiega Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) - è già capitato in passato che qualcuno si vaccinasse per poi scoprire subito dopo di essere positivo a Covid-19 o aver manifestato i sintomi della malattia".

Non c'è "nessun rischio", sostiene, anzi potrebbe dotare la persona di difese migliori “perché la stimolazione immunitaria del vaccino è più lenta rispetto all'infezione in corso quindi l'organismo viene stimolato ancora di più a difendersi dalla malattia: potremmo dire tutt'al più che si tratta di una vaccinazione inutile, ma non pericolosa". Questo a prescindere che ci si sia vaccinati da positivi asintomatici o con sintomi lievi, dall’età e dalla dose effettuata (prima, seconda o booster). Anche per il prof. Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, “non ci sono ragioni di preoccupazione per chi dovesse ricevere il vaccino non sapendo di essere positivo al virus, in quanto non sono descritte né sono concettualmente immaginabili, particolari controindicazioni a tale condizione”; rimarcando comunque l’importanza delle condizioni di salute individuali riguardanti sistema immunitario, patologie concomitanti o ad esempio le terapie farmacologiche in corso.

Diverso il discorso se i sintomi sono gravi, prima di effettuare la dose: in quel caso difficilmente il malato potrebbe recarsi o essere lasciato entrare in un hub e - sebbene non sia "mai opportuno fare una qualunque vaccinazione se non si è in perfetta forma fisica, si ha la febbre o comunque una condizione di malessere" - sarebbe bene fare un tampone, ma non tanto per il problema del vaccino quanto per non rischiare di contagiare altre persone. Se si sviluppano sintomi gravi a dose fatta, bisogna prima accertare - tramite tampone - che non si tratti di una temporanea reazione al siero (che può verificarsi anche dopo qualche giorno). Se si risulta positivi è probabile che l’intensità della sintomatologia sia dovuto al lasso di tempo intercorso dalla seconda dose, superiore ai 5/6 mesi. 


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