Roma - L'Agenzia europea del farmaco mette in guardia sui booster: somministrati a intervalli molto brevi potrebbero avere l'effetto contrario rispetto a quello desiderato e ridurre il livello di anticorpi, anziché aumentarli. Una previsione contraddetta da Israele, primo paese che ha avviato da circa un mese il “super” booster per personale sanitario, fragili e over 60: gli anticorpi ricrescono, anche se di poco, il problema è che non difendono più sufficientemente contro l’attuale variante Omicron. Soprattutto riguardo il contagio, che è il grande tallone d’achille dei sieri: la mancata inibizione della trasmissione.
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“Abbiamo visto molte persone infettate dopo la quarta dose – ammettono i ricercatori dello Sheba Medical Center di Tel Aviv -. Un po’ meno che nel gruppo di controllo, ma sempre tante”. Altroché: i nuovi positivi hanno raggiunto martedì il nuovo record assoluto nazionale di 71.593 nuovi casi quotidiani. Per questo, più che di un ulteriore richiamo con gli attuali vaccini, studiati per Alfa e Delta, si parla dell’opportunità di un nuovo antidoto fatto apposta per Omicron, che è ormai il vero nemico. Anche le terapie monoclonali, al momento, sono disponibili solo per le altre due mutazioni “scadute”.
Il rischio è che, tra autorizzazioni e forniture, il Coronavirus faccia in tempo a cambiare ancora. Anche un nuovo vaccino però, finché sarà iniettato e non interesserà le vie aeree, potrà scongiurare meglio gli effetti gravi della malattia ma terrà in piedi il suo veicolo di diffusione, che è alla base dell’emergenza da cui non riusciamo a uscire: il rubinetto del contagio andrebbe chiuso alla fonte, sul naso e sulla bocca per intenderci. Quello israeliano è solo un primo report e altri ne seguiranno nelle prossime settimane, con la durata del green pass a 6 mesi, è necessario che Europa e governo italiano inizino a pensare adesso al dopo booster, perché già a marzo inizieranno a scadere i primi certificati verdi ottenuti dai cittadini con la terza dose.
A quel punto: o si stabilirà un prolungamento automatico per tot mesi, navigando a vista con la curva epidemiologica; o si darà il via al quarto richiamo, magari all’inizio solo per i soli soggetti ad alto rischi come in Israele. “Nelle persone con sistema immunitario gravemente indebolito e che hanno ricevuto già tre dosi, sarebbe ragionevole che le autorità sanitarie prendessero in considerazione la somministrazione di una quarta – concorda l’Ema – ma, attualmente, non ci sono prove della necessità di una quarta dose nella popolazione generale”.