Ragusa - L'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) Sicilia ha denunciato una fase di stallo del superbonus 110%, e degli altri per l'edilizia al 60 e 50%: "A breve l'Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere ai proprietari degli immobili, con i cantieri fermi da mesi, di restituire le somme finora percepite più le sanzioni perché i lavori non sono stati completati nei termini. E occorre salvare da sicuro fallimento le imprese edili coinvolte che attendono da mesi di recuperare gli investimenti anticipati".
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Per i costrutti siciliani non c'è chiarezza su siano le responsabilità di chi acquista il credito dal Fisco, nel caso in cui dovessero verificarsi frodi da parte di chi gode della detrazione; ma anche su chi metterà la differenza se i costi delle materie prime proseguiranno ad aumentare a lavori in corso. L'Ance sostiene che banche e intermediari sono restii all'acquisto dei crediti "perché ancora non sanno bene come e a chi cederli, oppure per coprirsi da eventuali rischi li svalutano eccessivamente: su ogni 110 euro ne pagano 97 e anche meno, contro i 100-103 di poco tempo fa". Un altro nodo è legato ai controlli visto che, per colpa appunto delle frodi, sono già spariti 5 miliardi.
Il Mef ha previsto che su 10 crediti, 6 dovranno essere vagliati dall'erario, pur essendo già partita la ristrutturazione. Se i condomìni hanno ancora tempo fino al 31 dicembre 2023, per villette e case singole l'agevolazione è valida solo sino a fine 2022 ma con lavori in corso al 30 giugno e realizzati per almeno il 30% entro la fine di settembre. Non è detto che basti il recente ok alla cessione dei crediti a chi possiede partite Iva. Ad oggi i cantieri, con coperte ammesse, stanno già costando circa 44 miliardi alle casse dello Stato, cioè le tasche nostre. Di sicuro il bonus 110% sarà una delle prime riforme a cui il nuovo governo, quale sarà, dovrà metter mano con urgenza appena insediatosi a Palazzo Chigi.