Gela - Avevamo avvertito qualche mese fa che con la scadenza della moratoria, a febbraio, presto sarebbero ripartite le trivelle nel canale di Sicilia e così è stato: il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha firmato i decreti che danno il via libera ambientale a 10 giacimenti di metano e petrolio in Italia, per oltre nuovi 20 pozzi. Di questi, 3 giacimenti e 9 pozzi sono in mezzo al mare, nel Canale di Sicilia, tutti targati Eni: disco verde per perforare il giacimento Lince, a circa 30 km al largo del Golfo di Gela e a 6 nuovi pozzi nei giacimenti Argo e Cassiopea; più altri 2 pozzi esplorativi, sempre di fronte alle coste sudoccidentali dell’Isola. Respinta invece la richiesta di trasformare il pozzo numero 57 di Gela da estrazione a reiniezione nel sottosuolo.
Tra le prossime piattaforme in fila per ottenere “gas” dal governo, come anticipato a inizio anno, c’è anche la Vega davanti Pozzallo. Le multinazionali si ostinano a spendere miliardi di euro, devastando i fondali per estrarre l’ultima goccia di greggio, quando potrebbero e dovrebbero investire nelle fonti verdi, rinnovabili, dando lo stesso lavoro alla manodopera. Secondo le stime più recenti del Gse, il Gestore dei servizi energetici, la Sicilia è la seconda regione italiana per potenza eolica coprendo insieme a Puglia e Campania il 58% della produzione nazionale. Proger e Edp Renewables hanno proposto di recente anche un parco eolico a Fulgatore, nel trapanese. Purtroppo l\'Isola è molto indietro nel fotovoltaico: sull’energia solare, paradossalmente, è in testa il Nord.