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I Grimaldi: una galassia siciliana

Di un’eventuale lontana parentela tra i Grimaldi di Modica e gli altri di Montecarlo, onestamente diffido.

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/09-10-2017/grimaldi-galassia-siciliana-500.jpg L'albero genealogico


Modica - Nell’occasione della visita di S.A. Il principe Alberto Grimaldi di Monaco a Modica, ho deciso di ordinare tutte le varie informazioni da me raccolte negli archivi spagnoli e negli archivi maltesi relative alla Famiglia Grimaldi.
Io non sono uno storico specialista di questo importante casato siciliano, per cui le informazioni in mio possesso sono state ottenute in maniera del tutto casuale, come prodotti accidentali di una ricerca ben più importante e impegnativa mirata alla Contea di Modica e alla presenza spagnola in Sicilia nei Secoli XVI, XVII, XVIII.
Per prima cosa affermo di diffidare tranquillamente, per lunga esperienza personale, degli archivi familiari.
In Spagna molte famiglie importanti hanno ceduto i loro archivi all’ “Archivo Histórico Nacional, sección Nobleza” che ha la sua sede a Toledo. In questi archivi si trovano i documenti più disparati ma anche, spesso, i meno attendibili. Era costume fabbricare una “storia” su misura con tanto di alberi genealogici e discendenze incredibili.
Premesso necessariamente tutto questo, qui io analizzerò, dunque, solo documenti credibili. Sono, questi, documenti ufficiali della Corona e degli Archivi di Stato spagnoli la cui attendibilità non può essere, è ovvio, messa in discussione.
Di un’eventuale lontana parentela tra i Grimaldi di Modica e gli altri di Montecarlo, onestamente diffido.
Nel Libro dei Privilegi Reali ho trovato solo un Carlo e un Augustinus, arcivescovo di Oristano, affiancati a un Honoratus Grimaldi, padre di Carlo, concessionario del feudo di Monaco per trent’anni dietro il pagamento di un fitto annuo di cinquecento scudi.
Alla Sicilia nessun riferimento.
Le notizie riguardanti il Capostipite Agostino, poi, indicato da tutti gli alberi genealogici come il fondatore della saga familiare, andrebbero meglio verificate, a parer mio.
Grazie ad alcuni documenti dell’Inquisizione siciliana, per esempio, ho ricostruito tutta una dolorosa vicenda che nel 1585 vide coinvolto in prima persona un Giuseppe Grimaldi, figlio di Agostino Grimaldi, “teniente de oficial” dell’ “Audiencia de fuera” del Santo Officio della città di Modica.
Giuseppe aveva ucciso il figlio di donna Eleonora Mirabella la quale, inconsolabile, aveva fatto appello anche alla coscienza del Re per ottenere giustizia.

La famiglia Mirabella doveva essere una famiglia molto potente per far scomodare il Viceré, il Consiglio Supremo dell’Inquisizione e lo stesso Monarca. Tutti, infatti, chiedevano il castigo del reo, ricorso nel frattempo alla speciale protezione del foro dell’Inquisizione come continuo commensale del padre.
Giuseppe fu condannato a sei anni d’esilio, di cui tre obbligatori e tre volontari.
Questa ricostruzione è assolutamente certa.
Se fosse vera, invece, la storiella di un Agostino maestro razionale della città di Modica, non potremmo considerarlo “nobile” perché quest’ufficio precludeva tale prerogativa.
Nella Contea di Modica l’idea di nobiltà fu molto controversa e aleatoria per diversi secoli.
Alla fine del Cinquecento un Gregorio di Grimaldo, capitano di Siracusa, è citato dall’Inquisitore Giovanni Aranda come esempio di malversazione della Gran Corte.
Il 10 marzo 1650 il Capitano Paolo Grimaldi (di dove?), presente a Palermo durante la soffocata insurrezione del 1649, chiese di passare dal Tercio di Lombardia a una Galera di Sua Maestà con lo stesso stipendio e, per il valore dimostrato durante la sedizione palermitana, la concessione di un “abito” di cavaliere. Il re gli rispose picche.
Nel 1680 a un certo cavaliere Grimaldi (di Modica?) erano stati confiscati i beni non sappiamo perché e il re ordinò la loro restituzione dietro pagamento di una penale.

Fu comunque durante la rivolta di Messina del 1673 che Don Carlo Grimaldi e Rosso, governatore della Contea di Modica e Capitano d’armi a guerra della città di Modica, finalmente riuscì a ottenere il tanto sospirato titolo di Principe dal re di Spagna Carlo II d’Asburgo.
La richiesta fu inoltrata alla segreteria della Corona dal Viceré di Sicilia, il Duca di Uzeda, il 30 agosto del 1691. La motivazione riferiva che il Grimaldi aveva partecipato con uomini propri e personalmente alla soffocazione della rivolta antispagnola di quella città.
Il 17 ottobre del 1692 fu emesso il decreto reale per il quale Don Carlo dovette versare alla Contabilità Generale dello Stato 2.246 Reali d’argento, moneta antica di Castiglia, come importo della “media annata” e altri 504 Reali furono corrisposti per diritti di bollo.
Il 4 novembre dello stesso anno il Decreto diventò esecutivo con l’annotazione nel Libro dei Privilegi della Corona e la consegna della pergamena. Tutta l’operazione ebbe un costo di 3.300 Reali, una somma non indifferente.
Il titolo di Principe per legge doveva essere riconosciuto a un fondo rustico (in questo caso il fondo Grimaldi) nel quale esisteva già un certo numero di fuochi (famiglie) o che si voleva popolare. In effetti, si trattò di un vero e proprio raggiro, una licentia populandi concessa per un territorio inesistente con la facoltà di poterla in seguito applicare ad altro territorio “vero”.
Tuttavia la concessione non fu ritirata subito. Il 10 febbraio del 1693, quasi un mese dopo il terribile terremoto che distrusse Modica e la Sicilia sud orientale, finalmente a qualcuno fu consegnata.
Questo è, dopo la ricostruzione del processo di Giuseppe Grimaldi, il secondo valido documento attestante l’importanza di questa famiglia.

Il terzo riguarda la concessione dell’Abito di Cavaliere dell’Ordine di Santiago a Don Francesco Grimaldi e Rosso.
La Segreteria della Corona in data 5 febbraio 1709 dà notizia di tale provvidenza, disposta dal Re di Spagna Filippo V, al Viceré di Sicilia Carlo Antonio Spinola, Marchese de los Balbases e Duca di Sesto.
Questo fu un abito “di grazia”, un’onorificenza, cioè, concessa dal sovrano per meriti speciali. Ogni anno il re poteva concedere alcuni “abiti”, perché ne aveva discrezionalità, a persone che voleva gratificare, sollevando il cavaliere destinatario dall’onere di sottoporsi alle prove per dimostrare i quattro quarti di nobiltà richiesti.
Esaurite le prove documentali certe, ripropongo qui di seguito il processo d’ammissione a Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta di Michele Grimaldi. È datato 19 dicembre 1753. Fu presentata richiesta d’ammissione all’Ordine sotto il Magistero di S.A. Gran Maestro fra don Emanuele Pinto. I commissari esaminatori, estratti a sorte fra i membri della Lingua d’Italia, furono i Cavalieri Fra Pietro Gaetani e Fra Antonio Resta. I commissari compilatori delle prove furono i Cavalieri Fra Ignazio Scammacca e Fra Corrado Arezzo.
Questo processo è il classico esempio di come non si dovrebbe operare mai così in questi casi.
I documenti citati dai compilatori o non furono trovati e dunque valutati con spericolati ragionamenti o, se trovati, non furono correttamente interpretati.
L’operato dello Scammacca e dell’Arezzo fu apertamente bocciato dai Commissari esaminatori, entrambi diffidati a non più compilare prove di nobiltà per l’avvenire. In loro vece e a loro spese furono nominati due altri commissari compilatori.
Il Grimaldi, in seguito, fece arrivare ai membri della Lingua d’Italia una supplica nella quale lamentava tutto questo rigore, dando per scontata la nobiltà della sua famiglia da almeno due secoli.
Ma a guardare l’albero genealogico da lui prodotto e accluso al suo processino, anche a me, confesso, qualche dubbio sulla sua rigorosa autenticità è venuto.

La Famiglia Grimaldi fu molto degnamente rappresentata anche a Scicli. Ho trascritto le notizie più interessanti che l’Arciprete Carioti qua e là ha seminato nel suo libro di memorie “Notizie storiche della città di Scicli” utilizzando, come sempre è mio costume, l’edizione del testo curata dal Prof. Michele Cataudella.
Il vizio di rifarsi al Carrafa fu più forte di lui ma considero il Nostro zelante Arciprete senz’altro attendibile quando scrive di persone a lui contemporanee.
Ho trovato tracce di una “Famiglia Grimaldi” anche in altri centri dell’Isola.
Per quanto riguarda l’esatta posizione dei testi archivistici da me trascritti e qui riprodotti, sarò ben lieto di fornire le loro corrette coordinate a quanti, interessati, attraverso la Direzione di questo Giornale on line, vorranno richiedermele.

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Appendice Documentale
Doc. N. 1
Privilegi di Sicilia dal 1561 al 1571
- Carlo Grimaldi – Augustinus Grimaldi arcivescovo di Oristano – Honoratus Grimaldus, dominus de Monaco per triginta annos continuos padre di Carolum Grimaldum eius filium ……………………………………..500 scudi annui
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Doc. N. 2
In un riepilogo delle cause a tutto il mese di agosto 1585 compilato al tempo del Duca d’Alba
Lista de los cargos criminales que se huvieron hecho en el S.to Officio en este govierno del Sr. Conde de Alva
figura il processo a Giuseppe Grimaldi di Modica al punto:
9 – Joseph de Grimaldo accusatus per Aleonoram Lamirabella de morte condam don Michaeli Lamirabella. Fuit compilato processu toctus negativus et tandem condemnatus in exilio ab hoc regno per annos sex, tres precisos et tres voluntarios.
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Doc. N. 3
Risposta interlocutoria inviata al Consiglio Supremo dell’Inquisizione di Madrid dagli Inquisitori del Tribunale del Santo Officio di Palermo relativa all’imputazione di Giuseppe Grimaldi e all’esito del processo a suo carico.
f. 209
Recibida en Madrid 21 de Junio 1586
Estos dias havemos recibido una de V.S. de 12 de enero de 1585 con una peticion que en el Consejo dio Doña Leona Miravella, sobre cierto pleyto criminal que en el audiencia de fuera deste tribunal pende entre ella y un Jusepe Grimaldi de Modica, sobre que le ha acusado haverle muerto a un hijo suyo apostadamente y V.S. mandan los informamos de la razon y fundamento que ay para conocer desta causa, y nos manden que siendo el dicho Grimaldo del foro hagamos en ella Justicia como de la dicha letra parece/ y lo que podemos dezir que Jusepe Grimaldo preso en las carceres publicas es hijo familias, y continuo comensal de Augustin de Grimaldo, teniente de oficial, en Modica, y como contra tal, assi por la inmemorial costumbre, como en virtud de la salvaguardia de su Mag/d del año 1580 se conoce, y ha de conocer en esta Inquisicion y sobre esto ninguna difficultad ay entre las partes entre las quales se ha causado el proceso, y esta oy concluso pa’ definitiva y andem informando de su Justitia con brevedad se determinara, y en el caso aremos justitia y daremos aviso a V.S.//
En dias pasados nos dixo el Virrey que tenia letra de su Mag/d en que le mandava se informase de nosotros del estado deesta causa creemos hase ydo a instancia de la dicha doña Leona, al dicho Virrey satisfizimos de palabra de lo que pasava. Todavia estamos con recelo, que como pretende ecetuaçion de casos, lo querra ofrezer con la qualidad desto como ha querido con otros, esta carta ha tardado tanto en venir a nuestras manos, porque la tenia la parte y hasta agora no le pareçio aprovecharse della.
Guarde Dios N.ro Señor las muy Illustres personas de V.S. etc...
En Palermo ultimo de febrero de 1586
Muy Humildes Servidores
Besan las manos a VV.SS.
Sus servidores
El Licenziado Peña
El Licenziado Correonero
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Doc. N. 4
Un “Gregorio de Grimaldo de Çaragoça, capitan” è citato alla fine del Cinquecento da Juan de Aranda in una lettera inviata al Consiglio Generale dell’Inquisizione a Madrid nella quale l’Inquisitore denuncia la Gran Corte di perseguitare, a suo dire, chi avesse in Sicilia un qualsiasi grado: “Baron, capitan, jurado, castellan, gobernador y otros…”
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Doc. N. 5
Proposta del Consejo de Italia di concedere un “abito” di cavaliere a Paolo Grimaldi
10. 03.1650
D. Pablo Grimaldo Capitano supplica en consideracion de sus servicios y la fineza y celo que ha mostrado en la pacificacion de las inquietudes de Palermo, y la oferta que hace de servir a V.M. una campaña en España le hagamos de havito de una de las tres ordenes militares.
Risposta del Re:
Vaya a servir y en lo del havito quedo con cuydado.
Il 10 maggio 1650 il Grimaldi manda un memoriale nel quale supplica “que el sueldo pur serviendo para el Estado de Milan se le diesse para las Galeras de Napoles.
Risposta negativa del Re:
Assi lo he mandado!
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Doc. N. 6
Liberatoria
Libranza que firmo su Mag/d en Madrid a 1 de Noviembre 1680
-otra zedula para que al cavallero grimaldi se le restituyan los vienes que se le confiscaron en Sicilia.
2 oz y 12 #.............................................60 Reales 0,060
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Doc. N. 7
Liberatoria
Libranzas que firmo su Mag/d en Madrid a 13 de Henero 1681
- otra zedula dupplicado para que el cavallero grimaldi se le restituyan los vienes que se le confiscaron
en Sicilia ............................................................100 Reales
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Doc. N. 8
Concessione del titolo di Principe
Mercedes empieza en 2 de Henero de 1691 y acava en 10 de Agosto de 1695
f.41/v
Don Carlo Grimaldi y Roso
El Rey
Al Duque de Uzeda. Por parte del Varon Don Carlo Grimaldi y Roso se me ha representado sus servizios hechos durante la guerra contra Mezina; siendo governador y Capitan de Armas a Guerra del Condado y Ciudad de Modica y que mantubo setenta soldados a su costa y algunos Cavalleros que le seguian asistiendo a diferentes funciones que se ofrezieron de mi servizio con el valor y fuerza que es notorio suplicame que en esta atenzion y por premio correspondiente a su zelo y obligaziones tenga por vien hazerle mrd (merced, ndt) de un titulo de Prinzipe en ese Reyno y de avito de las Ordenes Militares para mas decoro suyo y antes de tomar resoluzion en su instanzia os encargo y mando me informeis de lo que en ella se os ofreziere y pareziere.
De Madrid a 30 de Agosto de 1691
YO el Rey
Secretario Don Alonso Carnero
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Doc. N. 9
Concessione del Titolo di Principe
D. Carlos Grimaldi / Título de Príncipe
f. 100/r
Su Mag/d (que Dios guarde) por Decreto Rubricado de su real mano se ha servido de hacer mrd (merced, ndt) a D. Carlo Grimaldi y Roso del título de Principe en el Reyno de Sicilia que quiere apoyar sobre su feudo rustico de Grimaldi, deve a la media annata por esta gracia dos mill setecientos y cinquenta Reales, de plata castellana moneda antigua de que se vajan quinientos y quatro pertenecientes al sello, con que entregará de contado los dos mill ducientos y quarenta y seis Reales, de plata restantes, tomandose razon en la Contaduria deste derecho que dará aviso a esta secretaria, de haverse executado para que corra el Privilegio de la mrd. Dios guarde a Vs. m/s (muchos, ndt) años.
Madrid a 17 de 8bre de 1692
Don Juan de Moral
Sr. Don Juan Baptista de Rivas
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Doc. N. 10
Trascrizione della pergamena
(4.11.1692)
f. n.1
Don Carlos Grimaldi, y Rosso
Nos Carolus &tc...quoniam ad Reges, optimosque Principes spectat antiquas, et Nobiles Subditorum familias, non solum in orto splendore conservare, verum etiam ex eisdem descendentes honorum, et titulorum incrementis augere, et illustrare inde cum tu Illustris Fidelis, ac dilecte noster D. Carole Grimaldi, et Ruso Nobis humiliter deprecasses, quod attentis tua fide, et servitijs ad fastigium, sive Titulum Principis te evehere dignaremur, facultate tamen ut Princeps de Grimaldi nuncupari possis. Nos vero respicientes probatam familiae tuae nobilitatem, pariterque obsequia tam â te, quam â maioribus tuis Regiae Coronae bene, et laudabiliter per acta, praesertimque in
f. n. 2
novissimis rumoribus bellicis Civitatis Messanae, maximum apud Nos zelum, et fidilitatem ostendisti, non solum per te inserviendo, sed etiam cum pecunijs adiuvando, et militibus proprijs expensis alitis concurrendo. Ad quae merita praeclara attendentes tuis votis duximus annuendum obligationi tali, quod intra decennium per te aut tuos foeudum populandum sit, seu in quodam populatum sit transferendum, habita prius licentia per viam Tribunalis Patrimonij ad populationes incipiendas (ut moris est) Tenore igitur praesentium de certa scientia, regiaque auctoritate nostra deliberate, et consulto, ac ex gratia speciali, maturaque Sacri nostri Supremi Consilij accedente deliberatione, te praefatum D. Carolum
f. n. 3
Grimaldi, et Rosso, tuosque haeredes, et Succesores Principes de Grimaldi facimus, creamus, constituimus, atque in perpetuum reputamus, et foeudum quod habueritis in Principis Titulum, et honorem extollimus, afficimus, et illustramus, teque eumdem, pariterque haeredes, et Succesores tuos, Principes de Grimaldi dicimus, et nominamus, ab aliisque in omnibus, et quibuscumque actis, et scripturis publicis et pribatis per agendis dici, et nominari, et ut tales in perpetuum haberi, censeri, et reputari. Volumus, et iubemus, ut post hac, tu praefatus D. Carolus Grimaldi, et Rosso, tuique haeredes, et Succesores omnibus, et singulis gratiis, Privilegijs praerrogativis, Iuribus, dignitatibus, favoribus, immunitatibus praemi=
f. n. 4
nentijs, libertatibus, exemptionibus uti, frui, et gaudere possis, et possint, valeas, et valeant quibus huiusmodi titulo, et dignitate decorati sunt potiti, seu quomodolibet potiuntur, et gaudent, potirique, et gaudere possint de consuetudine, vel de jure, ita ut in Parlamentis, et agregationibus Titulorum, et Baronum eiusdem Ulterioris Siciliae regnii, et aliorum per Nos, per q/ succesores nostros, et Prorreges in dicto Regno pro tempore existentes, postquam foeudum populationi possideatis, habendi tamquam Principes de Grimaldi, vocari, tractari, et honorari debeas, et debeant, atque â Nobis, et ipsis tua, et eorum dignitas, gradus, et locus observetur, statuentes, et declarantes expraesse per praesentes, quod huius Tituli concessionis Privilegium sit, et esse debeat dicto D. Carlo Grimaldi, suisque haeredibus, et succesoribus omni futuro
f. n. 5
tempore, stabile, reale, validum, atque firmum, nullumque in Judicijs, aut extra sentiat impugnationis obiectum, deffectus, incommodum, aut noxae cuiuslibet alterius detrimentum, sed in suo semper robore, et firmitate persistat, fidelitate tamen, iuribus q/ nostris, et alterius semper salvis, et reservatis. Illustri propterea Consanguineo nostro Duci De Uzeda in dicto Ulterioris Siciliae Regno Prorregi, Locumtenenti, et Capitaneo generali nostro, Spectabilibus, Nobilibus, Magnificis, dilectisque Consiliarijs, et fidelibus nostris, Magistro Justitiario, Praesidibus nostrae Magnae Regiae Curiae, Patrimonij, ac Sacrae Conscientiae, Judicibus dictae Magnae Curiae, Magistris Rationalibus, Thesaurario, ac Conservatori nostri Regij Patrimonij, Advocatis quoque, et Procuratoribus fiscalibus
f. n. 6
caeterisque demum universis, et singulis oficialibus, et subditis nostris maioribus, et minori bus in eodem Regno constitutis, et constituendis, dicimus, praecipimus, et iubemus sub incursu nostrae regiae indignationis, et irae, poenaeque untiarum mille nostris inferendarum aeraris quatenus praesentem nostram gratiam, et concessionem, omniaque, et singula desuper contenta praefato D. Carolo Grimaldi, et Rosso, eiusque haeredibus, et Succesoribus teneant firmiter, et observent, tenerique et inviolabiliter observari faciant per quoscumque iuxta praesentium seriem, et tenorem, pleniores cauti secus agere, fieri ve permitere ratione aliqua, sive causa pro quanto officiales, et subditi nostri praedicti gratiam nostram charam habent, ac poenam praeappositam cupiunt evitare.
f. n. 7
Solvit integrum jus dimidiae annatae ad hanc gratiam spectans, sed volumus, et iubemus expraesse per praesentes quod in posterum unusquisque in dicto Titulo Succesorum ante ingressum posesionis illius solvere teneatur quod secundum regulas debitum fuerit. In cuius rei testimonium praesentes fieri iussimus n/ro communi negotiorum praefati Ulterioris Siciliae Regni sigillo impendenti munitas.
Datt/ Matriti die quarta mensis Novembris anno a Nativitate Domini millesimo sexcentesimo nonagesimo secundo; Regnorum autem n/rorum omnium vigesimo septimo.
Yo el Rey
Dominus Rex mandavit mihi
D/n Joanni de Moral, et Texada
V/t Marchio de Villafranca
v/t Torre R(egens)
v/t Iurado R(egens)
v/t Yñiguez R(egens)
v/t Guerrero R(egens)
v/t Comesnes de Bornos Con/
v/t Andreas R(egens)
S/t Untias viginti, et unam
Carvajal y Tax/re
Titulo de Príncipe para el Reyno de Sicilia en persona de D/n Carlos Grimaldi, y Rosso sobre su feudo de Grimaldi con facultad de poblarle, ô, passarle â otro poblado.
V. Mag/d lo mando.
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Doc. N. 11
Liberatoria e consegna Titolo
Libranza que firmo su Mag/d en 7 de Noviembre 1692
-previlegio de titulo de principe sobre feudo rustico en persona de Don Carlos Grimaldi 3.320 Reales.
(no lo ha sacado. Cargado en el 30 siguiente)
f. 104/r
D. Carlo Grimaldi / Título de Principe
Por una carta de pago que en este dia dio D. Antonio de Barricos que sirve la thesoreria de este derecho de la media annata, que original queda en los libros de la Razon de este derecho que estan a mi cargo, parece haver recivido de D. Carlos Grimaldi dos mill ducientos y quarenta y seis Reales de plata antigua que tocan a la media annata, por la mrd que su Mag/d le hizo de título de Príncipe en el Reyno de Sicilia, y para que conste doy esta certificazion.
En Madrid a 10 de febrero de 1693
D. Juan de Bocos y Yrraca
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Doc. N. 12
Comunicazione della concessione dell’abito di Cavaliere dell’Ordine di Santiago

Comunicazione della Segreteria del Re di Spagna Filippo V (il documento non è firmato ma quasi sempre è la Segreteria di Stato a scrivere, in questi casi) a Carlo Antonio Spinola, Marchese de los Balbases e Duca di Sesto, Viceré di Sicilia dal 1707 al 1713.
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Madrid à 5 de febrero de 1709
Al Marques de los Balbases
Que à venido S. Mag/d en conceder la mrd (merced, ndt) de Avito de Santiago à Don Franzisco Grimaldi

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Ex.mo Señor
Haviendo dado quenta al Rey de la representacion hecha por V.E. en 2 de Noviembre a fin de que se favoreciese à Don Franzisco Grimaldi y Roso con mrd de Avito de Santiago à venido S. Mag/d en concedersela, y queda expedida la orden conveniente al Conssº de Ordenes, de que aviso à V.E. quedando con el mas rendido afecto à su obédiencia.
Dios guarde à V.E. m/s (muchos, ndt) años.
Madrid à 5 de Febrero de 1709

S/r Marques de los Valbases
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Si tratta sicuramente dello stesso Francesco Grimaldi del quale il Carioti così scrive nel suo libro di memorie “Notizie storiche della Città di Scicli”, Vol. I, pag. 191, edizione a cura di Michele Cataudella:
“Il Viceré D. Giovanni Vega incaricò il governatore di Modica di trattare la città di Scicli al pari delle città appartenenti alla Camera Regionale, la quale notizia mi fu comunicata dall’illustre cavaliere D. Francesco Grimaldi, insigne per li grandi servizii da lui prestati al real governo ed a’ Conti di Modica, de’ quali resse il dovizioso patrimonio del Contado, avendomi fatto leggere l’ordine originale del vicere, ch’era legato in un grosso volume.”
E ancora sempre il Carioti a pag. 308:
“Donna Rosalia Grimaldi de’ Principi di Santa Caterina, figlia di don Francesco Grimaldi, figlio del Principe don Giulio…fu impalmata dall’illustre Marchese Don Giuseppe Celestre.”
E continuando il Nostro Arciprete si lancia in una spericolata ricostruzione storica della famiglia a pag. 309:
“Don Giulio Grimaldi nacque in Scicli, descendente da don Francesco Grimaldi, fratello a Nicolò Grimaldi, cavagliere di Malta, i cui meriti d’aver servito Carlo V, zio materno di Rodolfo imperatore: e per esso i suoi fratelli Agostino, Francesco, Vincenzo e Stefano si dichiararono Cavaglieri dello Sprone d’Oro e per i suoi discendenti per privilegio in… di Rodolfo II sotto il primo febbraro, 5 indizione, 1585. Al presente dal suddetto Don Giulio iuniore, procreato don Giovanni, figlio, fu congiunto in matrimonio con donna Maria … Grimaldi, figlia di don Francesco, figlio del principe don Giulio seniore.”
Nel 1765 un Don Emanuele dei Principi Grimaldi fu assistente dell’Accademia dei Redivivi di Scicli, di cui l’Arciprete Carioti era presidente (Cfr. Carioti Antonino, Notizie storiche…., Vol.I pag. 226)
E infine nello steso testo dianzi citato, Vol. II, pag. 431, troviamo un’indicazione importante attestante l’antica dimora della famiglia Grimaldi a Scicli:
“Ella (la chiesa di San Teodoro martire, ndt) è situata nella piazza della fontana. E sta compresa a più tempo nel palazzo un tempo della famiglia Melfi, al presente di Don Guglielmo Grimaldi.”
Doc. N. 13

Il Processo d’ammissione di Michele Grimaldi a Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta

Capua

MICHELE GRIMALDI

Paterni
1- Grimaldi
2- Arizzi

Materni
1-Dardo
2- Gargano

Albero
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Riferiscono li Cavalieri gaetani e Resta che si debba con altre prove più univoche dimostrare che Giacomo Sardo fù figlio di Nicolò Andrea sardo Barone della terra della Motta di Camastra, perchè due delli quattro documenti à quest’effetto in processo prodotti sono fedi estragiudiziali, e nell’altro documento dalli Commissarij Compilatori confrontato coll’originale s’enuncia che Giacomo è fratello di Pietro primogenito senz’aggiungere la qualità di legittimo.
L’insossitenza di questo raziocinio resta à meraviglia comprovata non solo dal vedersi che Giacomo viene in detto instromento stipulato nell’anno 1585 trattato di Spettabile Sig/re proc. fol. 145, titolo che non s’incontra in quelli del quarto Gargano senza la minima contradizione dalli cavalieri Gaetani, e resta accettato per buono e valido, e dal venire lo stesso Giacomo nelli due documenti nominato fratello di pietro proc. Fol. 145, e 153, ma anche dall’essere stato di Antonio figlio di Giacomo, che Giacinto nipote di questi e figlio rispettivamente d’Antonio eletti per Giurati nobili proc. fol. 159, 167 mentre ripugna allo stesso lume naturale, che se Giacomo fosse stato bastardo che Antonio e Giacinto sarebbero stati creati Giurati, che nelli tre documenti li Notari l’avessero voluto dichiarare fratello di Pietro senz’aggiungervi la qualità di bastardo e che finalmente avessero voluto decorare Giacomo col titolo di Spettabile Sig.re solito à darsi in quelli tempi alle sole persone magnatizie, non potendo per altro contrastarsi che li due sù citati documenti per essere in forma autentica e legale amminiculano che Giacomo fù veramente fratello di Pietro con tutto che non sono confrontati coll’originali, e non potendo per altro contrastarmi che quando nell’instrumenti s’asserisce che uno è fratello d’un altro mai s’aggionge la circostanza di legittimo, di modo che deve provare, che non sono fratelli legittimi, quello il quale nega questa qualità la
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quale deve presumersi insin tanto che non si giustifica il contrario.
Pretendono li nominati Cavalieri Gaetani e Resta, che il Nobile Don Michele Grimaldi debba supplire la prova, che Agnese Arizzi di lui Ava sij figlia di Blandano, e che questi sij figlio di Michele Arizzi, perchè credono queste due filiazioni non sufficientemente provate quella cioè di Blandano colla sola fede delli di lui capitoli matrimoniali proc. fol. 127, e quella d’Agnese colla fede del di lei battesimo proc. fol. 131, e colla fede delli capitoli matrimoniali stipolati tra la medesima e tra Francesco Grimaldi proc. fol. 57.
Oltre li capitoli matrimoniali di Blandano Arizzi incontrandosi nel processo delle prove il documento della morte del medesimo, nel quale si nomina figlio di Michele proc. fol. 129, e concorrendovi conseguentemente la prova di questa filiazione non già il solo documento delli capitoli matrimoniali osservato dalli Commissarij Revisori, mà due documenti, è chiaro, che non può dubitarsi che Blandano sia figlio di Michele, e giache la filiazione d’Agnese viene provata con due documenti è incontratabile che deve dirsi concludentemente provata, avendo la Ven/da Lingua d’Italia e l’istessi Commissarij revisori Cavalieri Gaetani e Resta senz’ombra di difficoltà giudicato, che in prova della filiazione non solo sono sufficienti due documenti, ma anche un solo documento conforme questa verità resta giustificata da molti processi esistenti nell’Archivio della medesima Lingua d’Italia e quel che è più dal processo dello stesso Nobile Don Michele Grimaldi, dalla lettura del quale li Cavalieri Gaetani e Resta restano convinti d’aver accettato che Anna sia figlia di Pietro Gargano e che questi sij figlio di Gioseppe con tutto che in prova di queste due filiazioni furono prodotti due soli documenti in
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prova cioè d’ogni filiazione la rispettiva fede di battesimo e li rispettivi capitoli matrimoniali proc. fol. 203,205,171 e211, e d’avere insieme accettato che Michele sij figlio di Vito Arizzi, che Giovanni sij figlio di Giovanni Arizzi Seniore e che questi ebbe per padre Antonio, con tutto, che in prova di queste tre filiazioni non s’incontra prodotto in processo che un solo documento proc. fol. 107,e 113.
Dovendo per confessione delli più volte nominati Cavalieri Gaetani e Resta aversi per provata la filiazione quando questa risulta dalla fede di battesimo e dalli capitoli matrimoniali, siamo costretti ad affermare che in nessun conto potevano li medesimi Cavalieri riferire ed obbligare al Nobile Don Michele Grimaldi di supplire con altri documenti la prova che francesco Grimaldi di lui Avo Paterno ebbe per padre Giovanni, mentre in prova di questa filiazione si vedono incartati nel processo la fede di battesimo del medesimo francesco, e li capitoli matrimoniali contrattati tra lo stesso ed Agnese Arizzi proc. fol. 57, e 59 convincendosi insussistente il raziocinio delli sopradetti Commissarij Gaetani e Resta, che è assertiva di Francesco l’essere esso figlio di Giovanni non solo dalla lettura delli capitoli matrimoniali ma anche dal non avere li medesimi Commissarij giudicata assertiva di Pietro e d’Anna Gargano la qualità di figlio espressa nelli capitoli matrimoniali presentati in prova della loro filiazione, e dall’avere per sufficienti accettati questi capitoli matrimoniali.
Potevano certamente fare à meno li Cavalieri Gaetani e Resta affannarsi à ritrovare molti mezzi termini per abbattere il documento d’aggregazione proc. fol. 61 dal quale anche si ricava che Francesco Grimaldi è figlio di Giovanni si perche questo documento non è necessario, restando provata la filiazione di
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Francesco dalla fede di battesimo e dalli capitoli matrimoniali di sopra insinuati e si perche tutte le contrarie ponderazioni si riconoscono di niun peso.
Non rege che non deve darsi fede alcuna al sù citato documento d’aggregazione, per essere stato ricavato e confrontato colla copia, la quale si ritrova nell’archivio di Modica, e non già coll’originale il quale si conserva nell’archivio di Siracusa. poiche essendo stata la detta copia d’aggregazione registrata nell’archivio di Modica siamo costretti à confessare che si ritrova munita di tutte le formalità necessarie per meritare fede in giudizio, onde la copia prodotta in processo cavata da quella dell’archivio di Modica, e con questa confrontata dalli Commissarij Compilatori Cavalieri Scammacca ed Arezzo deve avere l’istessa prova come se fosse stata ricavata e confrontata coll’originale di Siracusa, perche altrimenti ne seguirebbe che non deve aversi considerazione alcuna della copia delli Brevi estrattata e confrontata colli registri della Cancellaria della Sagra Religione, e col Breve istesso trasmesso da Roma e nella Cancellaria conservato.
Ritrovandosi à lettere rotonde espresso nella sù citata aggregazione che s’aggregava Francesco grimaldi nella cittadinanza di Siracusa non gia come nato in Siracusa, mà à riguardo delli di lui Antenati espressamente nominati in detta aggregazione, e li quali dal Nobile Don Michele Grimaldi sono portati per suoi ascendenti e discendenti parimente à lettere rotonde nella medesima aggregazione che Francesco grimaldi era d’altra Città, non si sa comprendere come poterono li Cavalieri Gaetani e Resta riferire che Francesco Grimaldi nominato nella replicata aggregazione sij diverso da Francesco Grimaldi Mastro razionale di Modica, mentre chiunque sano di mente non incontra la minima difficoltà, e non vi trova ripugnanza alcuna che Francesco Gri
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maldi dopo d’essere nell’anno 1654 nato in Modica si fosse trasferito in Siracusa, e che in questa Città vi stasse per qualche tempo, ed insin all’anno 1690, nel quale fù aggregato tra li Cittadini Siracusani, e che dopo d’aver ottenuta questa aggregazione fosse ritornato in Modica sua Patria, effettuato il matrimonio con Agnese Arizzi, ed ottenuto l’impiego di Mastro razionale, al conseguimento del quale era certamente capace, non avendo perduta la cittadinanza di Modica, per aver abitato per qualche tempo in Siracusa, e per essere stato ammesso tra i Cittadini di questa Città, e per questo motivo con tutta giustizia nell’anno 1693 nelli capitoli matrimoniali viene qualificato Cittadino di Modica proc. fol. 57.
E affatto nuova la pretensione delli Cavalieri Gaetani e Resta che il Nobile Don Michele Grimaldi deve dimostrare la nobiltà in specie di Francesco Grimaldi, suo Avo.
Conciosiache risultando dall’atti del processo che Agostino Grimaldi portato per primo stipite, e per questo Avo del Nobile Don Michele Grimaldi nell’anni 1554 e 1557 fù Capitano e Giurato vecchio di Siracusa proc. fol. 15 e 17, e che si Gioseppe, che Giovanni secondo e terzo Avo del medesimo Nobile don Michele conseguirono gradi nobili proc. fol. 19, 33, e 35, e che Agostino fratello del sudetto Francesco grimaldi fù ricevuto in questa Sagra Religione nel grado di Cavalieri di Giustizia della ven/da Lingua d’Italia proc. fol. 75, 79, e 93, descende per legittima conseguenza che Francesco Grimaldi è nobile e che la nobiltà di questi viene in specie dimostrata colla prova della filiazione, con tutto che non si giustifica che esercitò qualche impiego Nobile, come che potè non averlo esercitato ò per la di lui morte immatura ò per non essersi curato d’averlo, ò finalmente per motivo di non aver avuto amici, che
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lo promovessero à qualche impiego Nobile.
Questa verità incontrastabile, che non è necessaria la prova d’avere l’Avi del Pretendente esercitato qualche impiego Nobile, quando si dimostra essere stato Nobile l’Ascendente portato per primo stipite, è stata conosciuta dall’istessi Cavalieri Gaetani e Resta non avendo ordinato provare la nobiltà in specie di Domenico sardo con tutto che non apparisce d’aver occupato qualche impiego Nobile, e ciò per motivo che dall’atti del processo si ricava la nobiltà di Nicolò Andrea Sardo portato per primo stipite di questo quarto e per ascendente di Domenico.
Per altro essendo stato Francesco Grimaldi eletto Mastro razionale, e Commissario generale proc. fol. 53 e 55, deve dirsi provata anche in specie la nobiltà di questi colli sudetti due impieghi independentemente dalla Nobiltà che gli deriva dalli di lui Antenati, ripugnando al lume naturale, che se non fosse stato veramente Nobile, che il ViceRe l’avrebbe decorato coll’impiego di Commisario generale solito à darsi alli soli e veri Nobili, con tutto che gli fù conferito un’occasione della commissione datagli di comprare li cavalli necessarij al servigio di sua Maestà, avendo certamente potuto il Vicere con altri mezzi facilitargli la detta compra senz’irrogare un si grave pregiudizio alla Nobiltà, conferendogli un impiego à questa sola destinato, e dandosi per vero che l’impiego di Mastro razionale è commune, e che può conseguirsi non solo dalli Nobili ma anche dalli Plebbei, deve dirsi conferito a Francesco Grimaldi come descendente d’una fameglia Nobile, giache dall’atti del processo per tale si riconosce.
Dal non vedersi apposti li titoli soliti darsi alle persone nobili nell’instromenti riguardanti Francesco Grimaldi non si può inferire che sij ignobile non potendo li Notari, Curati, ed altri parti....................................
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Li 19 Xmbre 1753

Con licenza dell’E/mo e R/mo Magr/o fr. Don Emmanuele Pinto degnissimo Gran M/ro della Sagra Religione Geros/na e del S/to Sepolcro di Nostro Sig/re si tenne la Ven/da lingua d’Italia, Capo d’essa il Com/re fr. Amades Baratta in assenza del Com/re fr. D. Fabrizio Franconi Luog/te del Ven/do Ammiraglio fr. Alessandro Vigodarzere nella quale il cav/re frà Pietro Gaetani, ed il Cav/re frà Antonio Resta Commissarij estratti à sorte per esaminare il processo delle prove di nobiltà, ed altri requisiti del Nob/ D. Michele Grimaldi di Modica destinato Paggio di V.E., fecero la relazione seg/te, cioè// Ill/mo Sig/re ed Ill/mi Sig/ri = Abbiamo in esecuzione de’ comandi delle SS loro Ill.me esaminato il processo delle prove di nobiltà, e legittimità di D. Michele Grimaldi, li di cui quattro quarti sono il paterno Grimaldi, della nonna paterna Arizzi, della madre Sardo e della nonna materna Gargano. Sul quarto pat/o abbiamo riconosciuto che Agostino Grimaldi portato per primo stipite fù Giurato Nobile e Capitano di giustizia della Città di Siracusa, cariche che bastevomente provano la nobiltà generosa ricercata dalle Nostre Leggi, e si è creduto essere sufficientemente giustificato che da Agostino nacque Gioseppe, Cav/re dell Relig/ne di Montesa, e Barone di Randello e da questo Gio. Bar/ne di Randello e Scicnemi. Non ci sembra però giustificato che il detto Gio: abbia procreato Francesco Nonno del Pretendente ; mentre oltre la fede del battesimo non costa altro che la fede, ò sia un capitolo dei Capitoli matrimoniali dello stesso Francesco contratti con Agnese Arezzi, dove si chiama figlio di Giovanni ma questo non basta per la desiderata prova per il motivo che quella è enonziativa fatta dalla parte contraente, nella di cui libertà e lo intitolarsi a modo suo. Viene portato ancora un privilegio di ammissione alla Cittadinanza di Siracusa, spedito sotto li 25 8bre 1690 à favore del nominato Francesco, nel quale si legge l’espressione che è figlio di Giovanni, però questo diploma è una copia estratta da un’altra copia esistente nell’Archivio di Modica e non fù confrontata col suo originale conservato nell’Archivio di Siracusa perciò non siamo obbligati à darli veruna fede. Mà quando anche fosse confrontato coll’originale, s’osserva che il diploma inferito suppone che Francesco era da molto tempo prima abitante in Siracusa, e che nel
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nel tempo dell’emanato privilegio risedeva in quella Città; Francesco però Avo del Pretendente nacque in Modica, qui prese moglie tre anni dopo ottenuta la figurata Cittadinanza di Siracusa, nei Capitoli matrimoniali vien chiamato Cittadino di Modica, nel tempo della spedizione del rif/to Diploma era Razionale di Modica, la qual carica non può secondo il cap. 51 del Rè Giovanni di Sicilia conferirsi ad altri, che ai Cittadini di quella Città, dove devesi esercitare. da tutto ciò ne nasce che quel Francesco Grimaldi nominato nel Diploma non è il M/ro Razionale di Modica poichè se era quello, sarebbe stato assolutamente incapace di ottenere quella carica in Modica.
Non solo s’è mancato nella prova di questa filiazione mà anco nella specifica prova della generosa Nobiltà, la quale è necessaria in Francesco, il generale come s’è detto è Avo del Pretendente.
Furono prodotte in processo per provare la detta nobiltà due patenti una del 1708, in cui il Vicere di Sicilia dà l’incombenza al M/ro Razionale del Contado di Modica Francesco Grimaldi di comprare cavalli per S.M. e per facilitare l’esecuzione gli dà il grado di Commissario generale. L’altra patente è d’un altro Vicere segnata nell’anno 1703, in cui vien eletto per M//ro razionale di Modica. le calendate due patenti furono fatte in Palermo ed è verisimile che gli originali siano rimasti nell’Archivio di detta Capitale dove non essendovi stati gli SS/ri Commissarij compilatori non è possibile ch’abbiano confrontate le Copie cogli originali , perciò non siamo obbligati à dare veruna fede alle sud/te scritture. Ma mettiamo l’ipotesi che le dette patenti dovessero avere qualche forza, la passaggiera incombenza di Commissario generale nominato ad effetto di facilitare la compra de cavalli, non ci pare bastante per provare la Nobiltà specifica. La Carica di Razionale non la crediamo nobile perchè dal cit/o capitolo 51 del Rè Giovanni, che fù il fondatore si rileva ch’è promiscua tanto per li nobili, come per gli plebbei, per lo qual motivo non resta dimostrata coll’esercizio di quella carica la nobiltà, che richiedesi.
E maggiormente deve con più chiarezza dimostrarsi la nobiltà di Francesco, perchè in tutti gli stromenti, che si sono prodotti nel processo, mai gli fù dato verun titolo, ne di Magnifico, ne spettabile, ne nobile, ne signore, ma
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ma si sono prodotti nel processo, ma si chiama col nome del Battesimo quandoche agli pretesi suoi ascendenti nei loro contratti si vedono dati tutti gli titoli specificati. per queste ragioni siamo del sentimento che il pretendente debba con documenti più univoci, e concludenti giustificare la figliazione di Francesco rispetto à Giovanni, com’anche la nobiltà dello stesso.
Nel quarto Arezzi si porta per primo Ascendente Antonio, la di cui nobiltà fù altrevolte verificata da questa V/da Lingua in diverse occasioni. dalle scritture prodotte si vede giustificata la legittima discendenza sino à Michele; circa poi la figliazione di Blandano rispetto al sudetto Michele non crediamo sufficiente la fede dei Capitoli matrimoniali del mentovato Blandano, e parimenti che Agnese sia figlio di questo Blandano non lo provano bastantemente gli di lei Capitoli matrimoniali convenuti con Francesco Grimaldi, ne la fede del suo battesimo. Pertanto il nostro sentimento e che si dimostrino con migliori documenti quarte due figliazioni.
Per il quarto Sardo si rappresenta per stipite Nicolò Andrea Sardo, Bar/e della terra della Motta di Camestra, e si figura che il Pretendente tragga la sua origine da Giacomo figlio secondogenito del nominato Barone, però questa prima figliazione non ci pare abbastanza provata perchè due documenti sono due fedi extragiudiziarie le quali, come ogn’un sa nulla provano; Nel terzo si enonzia che Giacomo è fratello di Pietro primogenito, senz’aggiongere la qualità di legittimo per la qual colpa siamo del parere che debbasi con altre prove più univoche dimostrare la supposta figliazione.
L’ultimo quarto Gargano fù tanto riguardo alla legittima discendenza come alla nobiltà sufficientemente provato.
Non possiamo finalmente dispensarci di rappresentare alle SS. loro Ill/me che il presente supplemento nel caso che vi compiaceranno di ordinarlo conterrà molte Scritture delle più essenziali, così sarà loro pensiere dare le providenze necessarie, acciochè le citate scritture siano confrontate cogli originali, prima che saranno presentate à questa Ven/da Lingua. Crediamo altresì che l’anzianità del Pretendente debba avere il principio dal giorno che sarà accettato il ricercato supplemento. Questi sono li nostri sentimenti, che sottopon
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ghiamo alle più mature e varie deliberazioni delle Sig/rie loro Ill/me delle quali restiamo con tutto ossequio. Il che inteso, il Cav/re fr. Galgano Porrini è stato di parere, che siccome li sopracen/ti Commissarij Compilatori Cav/re frà Ignazio Scammacca, ed il Cav/re frà Corrado Arezzo anno fatto due processi consecutivi di nobiltà mancanti in tutto, non come prescrivono gli stabilimenti di questo Sagro Ordine, pertanto si supplichi Sua Em/a perchè col suo V/do Consiglio voglia privargli della facoltà di far più in avvenire prove di nobiltà ed ogni altra commessione e degnarsi altresi di nominare altri Commissarij à spese de medesimi, affine riconoschino quel tanto vien imposto nella Relazione de’ Commissarij Revisori, con portarsi personalmente sul luogo per confrontare cogli originali le scritture verranno prodotte in adempimento del supplemento ingionto, giusta il tenore della Relazione sopr’espressa, e ciò fra il termine di mesi sei dalla presente deliberazione. In seguito di che, tutti, Nessuno D(eficient)e anno aderito, non meno alla Relazione de’ Commissarij Revisori che al parere del Cav/re fra Galgano Porrini=Li Proc/ri della Ven/da Lingua d’Italia = Il Com/re Carignani = Il cav/re Montalto = Frà Biagio Conti Segretario.
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Albero Genealogico

Antonio Arizzi, comphit:1416 nob. p.f.103

Giovanni, dictis: 1575 m/co p.f.107

Giovanni, dictis: 1575 m/co p. f.107

Vito, dictis: 1575 m/co p. f. 107
test.1522 m/co p.f.111

Michele, relaxaz 1567 m/co p.f. 113

Gioseppe
testam. 1593...p.f.115
dictis 1585 m/co p.f. 117

Michele, procura 1621 Don. p.f. 119
Batt. 1594--p.f.121

Blandano, capostipite maternali S/r Don p.f. 127
mors Baro Don p.f. 129

Agnese, capostipite maternale D/a p.f,57
Batt.1676 D.p.f.131

Blandano, taxa 1742 s/pte p.f.63
cap/ti mat/li don p.f. 65
batt. 1599 Don p.f. 67

ecc........ vedi file
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Doc. n. 14
Supplica di Michele Grimaldi ai Membri della Lingua d’Italia

...colari privare della Nobiltà quelli alli quali è derivata dalli loro maggiori e che acquistarono per mezzo delli stabilimenti del Prencipe, del resto è falso, che à Francesco Grimaldi non si danno quelli titoli, colli quali sono decorati li di lui Antenati, mentre in tutti li documenti riguardanti Francesco Grimaldi si legge il titolo di Don = e l’istesso si legge in tutti quasi li documenti riguardanti tutti li di lui Antenati, e quel che è più à Gioseppe Grimaldi Cavaliere di Montesa e Barone di San Giovanni non si dà titolo alcuno nel testamento fatto nell’anno 1593, ed in tutti l’altri instrumenti gli si dà il solo titolo di =don= proc. fol. 19,23,e 30.
restando pertanto dal processo delle prove concludentemente provata la Nobiltà ducentenaria delli quattro quarti, dalli quali descende il Nobile Don Michele Grimaldi, si fa questi lecito di supplicare le Sig/rie Vostre Ill/me perchè si compiacciano liberarlo dal supplemento ingiontogli con riferire al Sagro Consiglio che deve essere ricevuto ed ammesso in questo Sagro Ordine nel rango delli Cavalieri di giustizia della Ven/da Lingua d’Italia, e che deve numerare la di lui anzianità dal giorno che fù alla Ven/da Lingua presentato il di lui processo delle prove, e tanto ne spera ottenere dalla retta giustizia delle Sig/rie Vostre Ill/me.
Doc. n.15
Albero genealogico riprodotto a corredo di questo saggio, AOM, Biblioteca Nazionale, Malta

Fonti Documentali e Bibliografiche
Archivo Histórico Nacional Madrid (AHNM)
AOM (Archivio Ordine di Malta)
Carioti Antonino, Notizie storiche della città di Scicli, Edizione a cura di Michele Cataudella, Comune di Scicli, Vol. I e II, 1990
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