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Contagi, ricoveri e morti Covid: dati senza senso, anche per la scienza

I “positivi” muoiono d’altro, delle patologie trascurate da due anni: l’unica finalità della raccolta resta scientifica, per accorgersi in tempo di un nuovo virus

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 Ragusa - La Sicilia, secondo i dati del ministero della Salute relativi alla settimana dal 31 maggio al 7 giugno, è in testa fra le regioni per nuovi casi settimanali: 297 su 100mila abitanti, ben al di sopra dell’ex soglia di “allerta” di 150. Limiti e tetti ormai del tutto insignificanti, aboliti insieme ai colori. Dov’è l’allerta? Omicron 5, 6 ,7. Ormai sono come le Playstation: ogni volta presentate come più avvincenti e sensazionali. Saranno anche più contagiose queste sottovarianti, ma gli effetti sono indubitabilmente sempre meno gravi: Finora chi le ha contratte non ha mai sviluppato effetti diversi o particolari rispetto ai quelli noti e "nessuno è in gravi condizioni, la situazione è sotto controllo" anche tra i 17 contagiati dell'ultimo focolaio registrato a Ustica, rassicura Salvo Militello, sindaco dell'isola dove il 97% dei 600 residenti è coperto da terza dose.

Il report Agenas di ieri vede l'occupazione dei reparti ordinari sull'Isola stabile al 14% e quella delle rianimazioni inchiodata al 3%. Non male per aver cancellato qualsiasi precauzione dalle nostre vite. Pretendere che le percentuali si azzerino, tolta ogni limitazione inclusa la mascherina, è francamente un po' troppo. Con la fine dello stato d’emergenza sono stati eliminati pure i commissari Covid, compreso quello nazionale, il generale Figliuolo. Solo a Palermo c’è ancora: "L’estate scorsa avevamo i reparti praticamente vuoti - sostiene Renato Costa - adesso siamo sui 150 ricoverati, oltre a una grande quantità di pazienti sintomatici che adesso vengono curati a domicilio, mentre l'anno scorso questo non accadeva". In realtà, per la matematica, la situazione non sembra cambiata granché: il bollettino siciliano dell'8 giugno 2021 segnava 410 ricoverati, quello di ieri 550. Ma quelli in più sono malati d’altro: delle analisi rinviate e delle patologie trascurate da oltre due anni.

È vero, invece, che a giugno dell’anno scorso c’erano meno decessi (anche se sappiamo che sull’esatta distribuzione dei morti non ci si può fidare molto dell’assessorato). La Sicilia risulta seconda in Italia per decessi rispetto alla popolazione e, con la Calabria, è la regione che ne registra di più fra aprile e maggio rispetto agli ultimi mesi del 2021. La verità è che "noi utilizziamo metodi ormai non adatti per elaborare i dati - dichiara Bruno Cacopardo, primario di Malattie infettive al Garibaldi Nesima di Catania -, nelle rianimazioni ci sono soltanto pazienti arrivati lì per incidenti o altre patologie ma che risultano positivi, e anche i decessi si registrano fra pazienti che purtroppo sarebbero morti anche senza Covid per le loro condizioni. Io non vedo una polmonite grave da Covid ormai da mesi". Anche questi dati su ricoveri e decessi non hanno più senso, neanche per la scienza.

Pure Cacopardo afferma che "dopo i giusti allentamenti delle misure in estate è probabile che si dovrà fare tutti un'altra dose" ma, finché non proteggeranno dal contagio, inutile aspettarsi che influiscano sull’indice di positività. In ospedale – per il solo Covid - non ci finisce quasi più nessuno e questo è l'importante: era il boom di ricoveri a destare allarme, per il caos creato nei reparti di una sanità pubblica mediocre, non il virus in sé. Se questo continua a infettare, ma a non spedirci in corsia grazie ai vaccini, forse è gran tempo di trattarlo come ogni altra delle numerosissime infezioni con conviviamo dalla nascita senza la minima restrizione. Certo gli scienziati, più che i media, devono continuare a raccogliere i numeri (finché qualcuno si farà ancora un tampone) per studiare e monitorare l’infezione ai fini della progressione del sapere medico sulla patologia da Coronavirus, migliorandone cure e terapie.

Ma anche perché, inutile nascondercelo, c’è sempre la malaugurata ipotesi che, tra mille mutazioni, dai test ne emerga davvero una più potente e pericolosa. A quel punto, sì: proseguire archivio ed elaborazione dati ci permetterà di stopparla subito, prima che dilaghi, con le dure limitazioni che già conosciamo. Continuare nell’attività laboratoriale ci salverebbe, forse, da una seconda edizione dell’incubo appena terminato. Ma per quanto ancora la gente si controllerà alla prima febbre o colpo di tosse, e sarà mantenuto il tampone per gli stessi pazienti che si rivolgono in pronto soccorso? 


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