Si è tenuto in mattinata un nuovo vertice Governo-Regioni per arrivare ad una decisione sulle restrizioni da adottare per il periodo natalizio, possibilmente prima che questo finisca. Buona parte del Dpcm del 3 dicembre scorso appare destinata a finire nel cestino dopo neanche due settimane con tutti i suoi colori, visto che i giorni passati in rosso e arancione non hanno prodotto sul territorio nazionale la picchiata di contagi tanto attesa, pur con nelle differenze locali. “Bisogna inasprire le misure e aumentare i controlli” continuano a ripetere gli esperti del Cts - come previsto dalla normativa in vigore”. Il loro coordinatore Agostino Miozzo invoca il "divieto assoluto di assembramenti e precauzioni massime ovunque”. Toni ancora più perentori dal consigliere di Speranza, Walter Ricciardi: "Non ci si rende conto che siamo in una situazione di guerra, la soluzione ha un nome e cognome: lockdown".
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"Fino al 6-7 gennaio è più utile chiudere per tutti – anticipa il ministro Boccia -. Vogliamo chiudere il più possibile, a maggio eravamo arrivati allo 0.5 di indice contagio Rt”. Le ipotesi di restrizioni sul tavolo restano sostanzialmente due: una rigida, l'altra più soft. La linea dura prevede il passaggio di tutta l'Italia in zona rossa nei festivi e prefestivi - quindi 24/25/26/31 dicembre, e 1/5/6 gennaio - con tutte le limitazioni già previste per quelal fascia di rischio. La linea più morbida è invece quella di dipingere di arancione il Paese, con "red zone" circoscritte a comuni, province o regioni a rischio, in base ai famosi 21 indici di rilevazione implementati dal governo. Alle 12.30 l’aggiornamento tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza per decidere della nuova stretta, che dunque potrebbe essere ufficialmente varata tra stasera e domani.