Roma - Non c'è stata variante del Covid che sia comparsa in un posto e lì sia rimasta: l’alta contagiosità del virus e il mondo sempre più interconnesso fanno sì che il primo posto in cui una nuova mutazione venga individuata spesso non coincida con quello in cui ha avuto origine o in cui è già dilagata senza che le autorità sanitarie se n’accorgessero, anche per mancanza dei test appositamente “tarati” in grado di riconoscere il ceppo mutato. Il virus non ha mai smesso di mutare, anche quando non si sente parlare di varianti continua a replicarsi: all’attenzione pubblica arrivano solo le varianti che impensieriscono, perché soppiantano le precedenti - come accadrà per l’Omicron nei confronti della Delta - rafforzando la propria capacità di infettare o provocare effetti gravi nei contagiati, o entrambe. In realtà della Omicron si sa ancora poco ed è proprio questo che spaventa: bisogna raccogliere una casistica corposa, prima di capire come funzioni. Non ci vorrà molto, se è davvero più potente.
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Denominata scientificamente B.1.1.529, rispetto alle sorelle maggiori ha decine di mutazioni in più, cioè maggiori possibilità di sviluppare caratteristiche resistenti agli attuali anticorpi: se questi faticano a riconoscere il nuovo ceppo, proteggono meno. Non è certo un caso che sia stata rilevata in Sudafrica e in paesi dove il livello di immunizzazione è più basso e dunque il Coronavirus circola indisturbato, aumentando le proprie chance di moltiplicarsi in appendici che sopravvivano alle nostre armi: un’ulteriore dimostrazione dell’efficacia dei sieri contro il nemico invisibile e dell’urgenza di dotarne l’intera popolazione mondiale, altrimenti ne andranno creati di nuovi a ogni replicazione del virus, in un circuito che rischia di non vedere fine. Senza contare che può volerci anche un anno per aggiornare un vaccino: un’infinità per i ritmi, rapidi, di un’infezione pandemica.
Motivo di più per ripararci subito col booster ed evitare comportamenti sbagliati, perché i vaccini da soli non bastano. L’ha riconosciuto anche l’Ue: “Nella situazione attuale, la sola vaccinazione non consentirà di prevenire l'impatto della variante Omicron, perché non ci sarà tempo per colmare le lacune vaccinali ancora esistenti”, ovvero il saldo negativo tra immunizzati scaduti e rinnovati, tra quelli che ad oggi hanno ultimato il ciclo primario da oltre 5 mesi e quanti stanno tornando all’hub per la terzo richiamo. Dunque mascherine, telelavoro, ingressi contingentati in negozi e su mezzi pubblici anche nel 2022. Le previsioni non sono buone e i tempi del ritorno a una vera normalità si allungano: nella sfortuna di intossicarci un Natale che sarà comunque più sereno del precedente, va detto che almeno l’Omicron capita proprio al momento “giusto”, tra l’avvio delle terze dosi di massa e la stretta del super green pass e i vaccini per i bambini. Nel frattempo mezzo pianeta blocca gli arrivi dall’estero per le feste. Basterà?